Ormai è chiaro, i tempi sono cambiati nel calcio giocato ma anche in quello della gestione delle società, diventate negli anni vere e proprie aziende con bilanci da seguire, borsa, azioni ecc... Ben lontani i tempi dei presidenti liberi di mettere i soldi che volevano per acquistare a piacere i giocatori senza dover badare al bilancio o al fair play finanziario.

Da Agnelli a Berlusconi passando per Moratti, giusto per citarne un po' degli ultimi tempi, facevano un po' ciò che volevano in base alle loro possibilità, e così si mandavano i propri d.s. in giro per l'Italia e l'Europa a prendere questo o quel campione che piaceva tanto. Ora è tutto diverso e più difficile per i vari direttori sportivi delle squadre di calcio. Ci sono un sacco di paletti di regole UEFA da rispettare se non si vuole incorre in qualche multa o addirittura in blocchi di mercato, non si possono più spendere soldi a caso per acquisti e ingaggi: i conti devono tornare, le società devono autogestirsi e presentare i conti in ordine il più possibile. In parole povere, puoi spendere in base a ciò che guadagni, punto.

E allora è qui che entra in gioco l'abilità dei direttori sportivi, che devono dar sfogo a tutta la loro fantasia e bravura per strappare i migliori affari al migliore prezzo possibile. Accordi con calciatori a parametro zero in tempi utili, cioè prima che arrivino altri, prestiti con diritto o obbligo di riscatto, o altre modalità. Il programma, lo scout, la lungimiranza, il sapere adocchiare i talenti ma soprattutto la professionalità e lo spessore umano di ragazzi: tutto questo farà la differenza. Certo, ci sono società con più possibilità di altre, come sempre, chi ha uno stadio di proprietà, chi ha saputo nel tempo brandizzare il proprio marchio, chi partecipa con continuità alle coppe europee (sopratutto la Champions League), ma sono tutte cose che comunque si legano alla bravura manageriale dei nuovi direttori sportivi. Meno soldi, più bravura