Van Dijk, 74 milioni di euro. Coutinho, 160 milioni. Queste sono soltanto le ultime due follie targate rispettivamente Liverpool e Barcellona, ma prima di queste in Europa abbiamo assistito a spese folli per i vari Neymar, Dembele, Lukaku, David Luiz, Stones, Mangala e chi più ne ha più ne metta. Aspettando giugno per il riscatto di Mbappè.

E in Italia? Nel nostro campionato il mercato (e le relative cifre) sembrano ferme a 5/6 anni fa (per fortuna o per sfortuna?). Anche società ricche e vincenti come la Juve ogni anno si vedono costrette a vendere i pezzi pregiati in giro per l'Europa per poter fare mercato (penso a Tevez, Pogba, Vidal, Bonucci). Onore alla Vecchia Signora, che pur vendendo continua a mantenersi al top, ma cosa sarebbe successo se a Cardiff avesse avuto Pogba e Vidal in mezzo? 

Quello che non riusciamo a comprendere nel mercato di oggi è l'ampiezza della forbice tra Italia e resto d'Europa: Inter e Roma sono costantemente sotto la lente d'ingrandimento della UEFA e devono sottostare ai rigidi paletti del Fair Play Finanziario, mentre il PSG può spendere 400 milioni in due anni per due giocatori. Come mai questa disparità? Ok i differenti introiti TV, ma davvero siamo arrivati al punto di pagare 74 milioni Virgil Van Dijk? Ottimo difensore, per carità, ma non stiamo parlando di Nesta o Cannavaro. Se poi si pensa che vincere la Champions porta introiti per 100 milioni circa, e un difensore non scalda i tifosi come una punta (per cui non vende troppe magliette), come si può giustificare la folle spesa del Liverpool? O i 400 milioni del PSG? O i 300 del Barca?

Come ha recentemente riportato in un'intervista a Sky Sport 24 il giornalista Fabio Caressa, anche io penso che ci sarebbe bisogno di indagini dettagliate su tutti questi enormi movimenti monetari in fase di mercato, fino a qualche anno fa nemmeno immaginabili e ora all'ordine del giorno (CR7 fu pagato 94 milioni euro, e lui si che ha permesso di vincere 2 Champions e vendere magliette, quello fu un investimento).

Da un certo punto di vista sono contento che il calcio italiano non sia ancora invischiato in questo turbinio di milioni, perchè era, resta e sarà sempre uno sport e una passione per i tifosi, prima che un becero investimento economico soggetto a speculazioni finanziarie. Bisogna però che le società italiane si tutelino e restino all'erta, perchè se il Real di turno dovesse prendere ad esempio Icardi con 110 milioni, l'Inter si ritroverebbe sì con tanti soldi, ma un quantitativo che ormai in Europa nel giro di 2 anni servirà per un difensore di alto livello e non più per una punta.