Saranno 11 anni, salvo imprevisti che nessuno si augura possano esserci, quelli che legheranno il mago tedesco, che ha stregato la città del Beatles, sponda Reds. Klopp. E non è escluso che si possa andare anche oltre, rispolverando un po' la vecchia scuola inglese.
Il suo sorriso, il suo carisma, il suo gioco, il suo modo di fare, ha fatto letteralmente impazzire Liverpool e chi ama il calcio, vedendo in lui uno di quei simboli alla vecchia maniera, comandanti rispettati e che rispettano i propri giocatori, trascinatori, dentro e fuori dal campo.
Certo, vero è che Klopp in passato sembrava aver lasciato intendere che il rapporto con il Liverpool dopo l'anno di platino ma segnato dal Covid, quello che ha portato alla Champions, a vincere la prima volta la Premier League ed il campionato inglese dopo trent'anni di digiuno, si potesse fermare. Perchè voleva prendersi una pausa. Invece, poi, è arrivata la notizia che tutti volevano, almeno quelli che in lui non hanno visto l'eterno secondo, ma un mister che sa fare crescere i giovani talenti, Arnold e Robertson e Williams ne sono la prova lampante, ma non gli unici, che sa rendere immortali giocatori operai tutto fare come Milner.
Un Liverpool che può rinunciare a giocatori come Manè, che comunque ultimamente non sembrava aver rapporti fantastici con lo spogliatoio, il litigio in passato con Salah, il segno l'aveva lasciato, e permettersi di spendere un bel pacchetto di milioni di euro per Nunez senza mai tradire la filosofia di Klopp che è quella di puntare sul rinnovamento e in questa direzione va l'acquisto di Ramsay mentre Carvalho dovrà garantire il consolidamento della qualità del centro campo in vista di una stagione impegnativa che vedrà nuovamente il Liverpool concorrere su tutti e quattro i fronti, ergo Premier, coppe nazionali e Champions.
Una squadra dove nessuno è indispensabile, ma tutti sono fondamentali nell'insieme. Senza squadra, non si va da nessuna parte. Avrebbe l'anno scorso potuto fare quaterna, ma il City si è rilevato con un passo superiore e la Champions mentre il Real che era dato per sfavorito per tanti, alla fine con Ancelotti è riuscito nell'impresa di vincere forse la Champions per Carletto più emozionante di sempre.
Klopp con il Liverpool ha superato il record delle sue partite con il Dortumund, lì ne aveva affrontate dalla panchina ben 318 con un punteggio medio di 1,90.
Con i Reds si sta andando diritti verso quota 400 partite sulla panchina e miglior allenatore dell'anno.

L'empatia che ha raggiunto con i tifosi è straordinaria, a partire da quel pugno ripetuto tre volte verso la curva a cui i tifosi rispondono in modo corale. Immedesimazioni così forti ed emotivamente importanti nel calcio se ne vedono poche e se ne sono viste poche. Viene in mente un po' per alcuni aspetti il mitico Mazzone. E questo è quello che rende unico Anfield ed una società che sa bene il fatto suo ed ha riportato il Liverpool dove merita e dove vi resterà per i prossimi anni, perchè anno dopo anno il livello aumenta, non si guarda solo all'oggi ma al domani cosa che poche società si possono permettere prendendosi il lusso di vendere giocatori fenomenali e scommettendo su talenti crescenti.
Questa è la scuola Liverpool che fa calcio dentro e fuori dal campo.
Questo è il giocattolo di Klopp che sta scrivendo la storia del calcio moderno.