Ciò cui abbiamo assistito questa sera ad Anfield Road è stato un godimento puro, è stato qualcosa di magico. A partire dallo stadio, l'atmosfera, i tifosi, si sentiva che nell'aria aleggiava l'impresa. E gli uomini di Kloop l'hanno compiuta.
Kloop, come Leonida, in 300 ha guidato l'amata Red Devil in una battaglia di novantacinque minuti di una intensità incredibile, stasera nessuno li avrebbe fermarti. Complimenti a loro.

Per quanto riguarda il Barcellona è andato incontro alla seconda clamorosa rimonta consecutiva, l'anno per mano della Roma e ora dal Liverpool. Un Barcellona maestro di gioco e di tecnica ma mentalmente troppo fragile. Al Barcellona pieno di campioni manca un vero leader carismatico in campo e in panchina.
E qui inizio il mio discorso su Leo Messi.
Sia chiaro che da innamorato del calcio e simpatizzante Messi da sempre, non ho la minima idea di criticare questo fenomeno, ma c'è da fare un distinguo. Leo da sempre dimostra che di essere un Dio del calcio, baciato in fronte dalla classe, ma dal punto di vista del carattere, della leadership, non c'è. Non c'è mai stato e non ci sarà mai. Lui quando tutto va bene è un fenomeno, quando la serata è quella giusta fa innamorare tutti, ma quando c'è da prendersi la squadra sulle spalle e tirare fuori gli attribuiti, manca. Non riesce posare il fioretto e a giocare di spada. Ne in nazionale ne col Barcellona. Questo è il suo unico e vero limite che lo porta, e lo porterà a rimanere sempre un passo dietro a Maradona. Maradona inarrivabile per questo Messi su questo aspetto.
Diego si prendeva la squadra, qualunque, e la portava dove voleva, su un tappeto di rose, o fuori dal fango. Anche Ronaldo ha dimostrato che anche con classe minore, è in grado di essere leader ovunque, Manchester, Madrid, Juventus e nazionale portoghese. In questo Messi resterà sempre un passo indietro.
Più grande di tutti, ma non così grande.