Estate 2018, tempo di calciomercato, un'indiscrezione clamorosa inizia a circolare su tutti i mezzi d'informazione: la Juve sta trattando Cristiano Ronaldo! Con il passare dei giorni, quella che a prima vista pareva la solita fake news prende corpo e il giocatore più forte del pianeta si presenta a Torino per le visite di rito.

Una sola ragione può aver indotto una squadra reduce da sette scudetti di fila, due finali di Champions con il contorno di coppe Italia e super coppe italiane a svenarsi per avvalersi delle prestazioni sportive di CR7: portare alla Continassa l'agognata coppa dalle grandi orecchie, magari completando l'opera con quel triplete del quale solo gli odiati rivali dell'Inter possono fregiarsi in Italia.

Sappiamo tutti com'è andata, il campo ha purtroppo deluso le aspettative della vecchia signora e dei suoi milioni di tifosi.
La Juventus esce dalla Champions League, eliminata dai ragazzotti dell'Ajax, con poche recriminazioni, dopo essere stata presa a sberle anche dall'Atalanta di Gasperini con annessa eliminazione dalla coppa nazionale.
Lungi da me vilipendere l'importanza dell'ottavo scudetto che già a metà marzo aveva virtualmente preso la strada per Torino, quello che è certo però è che, al di là delle dichiarazioni di rito della dirigenza bianconera, la stagione appena andata in archivio sia stata per la Juve un fallimento dal punto di vista sportivo. Se prendi, investendo qualcosa come 400 milioni di €, il giocatore più forte del mondo, anche considerando che il suddetto, pur essendo bionico, ha sulle spalle 34 primavere, lo prendi per vincere subito l'unico trofeo che manca per chiudere trionfalmente un ciclo fantastico, iniziato con Conte e proseguito con Allegri, se non lo fai, se non vinci, hai fallito. Punto!

Le ragioni di questo fallimento sono, a mio avviso, evidenti ed emergono analizzando il cammino stagionale della Juventus. Potrebbe sembrare eresia pura criticare una squadra che ha già totalizzato 90 punti, pur avendo alzato da settimane il piede dal gas, ma se guardiamo le singole gare, salta subito all'occhio un cliché abbastanza consolidato sul gioco espresso dalla squadra e sulla gestione delle partite: pronti via e vinci in modo a dir poco rocambolesco contro il piccolo Chievo, due settimane dopo a Parma vinci sudando le proverbiali sette camice, poi è la volta della trasferta di Frosinone dove la sblocchi a una manciata di minuti dalla fine e poi, scorrendo il calendario, ti tocca rimontare due reti all'Atalanta, ribaltare con un mezzo rigore la partita ad Empoli, soffrire con il Toro e con la Roma nel girone d'andata, tutto questo a dimostrare che la Juve, non da ora, tende a interpretare le partite di campionato con un canovaccio tremendamente speculativo ed altrettanto efficace, badando al sodo, i tre punti, con zero fronzoli, una sorta di gatto con il topo, nella certezza che prima o poi uno dei campioni in campo tirerà fuori il classico coniglio dal cilindro.

Nel campionato italiano, in considerazione dell'oceanico divario qualitativo che passa tra la rosa bianconera e quella di tutte le altre, è una strategia assolutamente vincente il cui limite però viene fuori quando ti misuri a livello europeo con squadre che, oltre ad avere rose importanti, hanno impianti di gioco collaudati otre che molto efficaci e spettacolari, quattro sconfitte ed un pari su dieci partite giocate sono un ruolino di marcia assolutamente insufficiente per una candidata alla vittoria finale.
Il quarto di finale contro l'Ajax ha messo a nudo in modo impietoso la cronica incapacità della squadra di Allegri di affrontare squadre organizzate e feroci da un punto di vista atletico, un pareggio e una sconfitta e assalto alla Champions rimandato al 2020, a comprova di questo assunto basti pensare che, se facciamo un paragone con le partite giocate contro l'Atalanta, altra squadra giovane, organizzata e in grado di correre per 90 minuti, scopriamo che su tre gare la Juve ha totalizzato due pareggi e una sconfitta subendo la bellezza di 6 reti. In questo tipo di partite e con questo tipo di avversari, la tattica speculativa si è rivelata fallimentare, un autentico harakiri, lo stesso CR7, con la sua tendenza a trotterellare nella trequarti avversaria in attesa di palloni da trasformare in oro dall'alto della sua classe infinita, in questo tipo di partite e con questo tipo di avversari diventa un lusso eccessivo, perchè costringe la squadra a difendersi con un uomo in meno.

Questo tipo di partite e questo tipo di avversari sono la normalità a livello europeo e quindi lo stile Juve con il mantra "conta solo vincere" si rivela assolutamente inefficace. Mi viene in mente che qualche settimana fa Zlatan Ibrahimovic esaltava proprio l'importanza del risultato a qualsiasi costo, riflessione normale per uno che a livello Europeo ha vinto praticamente nulla. Allegri, nei suoi cinque anni sulla panchina bianconera si è dimostrato un eccellente gestore di campioni, ha saputo, e non era facile, raccogliere l'eredità di Conte e proseguire un ciclo vincente che resterà probabilmente ineguagliato in Italia, Allegri è l'allenatore che ha saputo incarnare al meglio l'obbiettivo della dirigenza Juventina: "Vincere e basta", credo che Agnelli & co. dovranno cercare per il futuro della panchina bianconera un mister che sia in grado di costruire un impianto di gioco efficace e organizzato che consenta di confrontarsi alla pari con le corazzate del calcio Europeo, per far questo dovranno gioco forza rinunciare all'ossessione del risultato ad ogni costo, accettando il rischio di perdere qualche partita e magari anche qualche campionato.
Solo così la Juventus avrà la possibilità di liberarsi dall'ossessione Champions.