Era il 13 luglio quando una notizia apparsa sui social, quasi come un fulmine a ciel sereno, conteneva ciò che mai nessuno avrebbe voluto leggere. Il Bologna dichiara che il proprio allenatore Sinisa Mihajlovic dovrà assentarsi momentaneamente dall'incarico per seri problemi di salute. Sono notizie che suscitano angoscia e tristezza e che mettono d'accordo colori e bandiere, pronte ad unirsi per dare sostegno e forza ad un guerriero come Sinisa.

Pochi giorni dopo, durante l'attesissima conferenza stampa del mister in cui avrebbe parlato per la prima volta di questa situazione, dichiara di essere affetto da leucemia. Negli anni abbiamo conosciuto molto bene Sinisa per via del suo carattere molto forte e della sua personalità mai banale, ed è proprio per questo che vederlo parlare in quel modo con gli occhi lucidi che descrivono tutta l'amarezza di chi sa di essere in una situazione non facile, ma il dispiacere in volto lascia anche spazio a piccole sfumature di determinazione, quella che ha sempre avuto Sinisa, quella che gli ha permesso di essere l'uomo che è oggi. "Ho la leucemia, ho passato la notte a piangere e ancora adesso ho lacrime ma non sono di paura: io martedì andrò in ospedale e non vedo l'ora di iniziare a lottare per guarire", dichiarerà in quella conferenza stampa, parole di un guerriero che ha sempre preso a muso duro la vita e che, coerentemente, continuerà a farlo.

Si, perchè la vita di Sinisa Mihajlovic è sempre stata difficile da affrontare e in alcune situazioni o sprofondi nel baratro e ti lasci sconfiggere oppure lotti, combatti e ne esci con un carattere forte, maturo e consapevole di essere pronto a combattere qualsiasi cosa. Sinisa, è uno di questi. Le guerre tra i serbi e i croati, una brutta malattia, la più brutta, che si è portato via suo padre e l'adolescenza in povertà hanno fatto crescere Sinisa prima del tempo, si è trovato a maturare prima del tempo e con la convinzione di voler cambiare condizione di vita e uscire dal macabrio scenario della guerra. E allora saranno le tante città cambiate per un amore unico, incondizionato verso il calcio, che riportano serenità in Sinisa. Diventa calciatore professionista nel 1988 quando il Vojvodina, una squadra calcistica serba, gli offre il primo e vero contratto, simbolo di un cambiamento di vita. Pochi anni dopo approdò alla Stella Rossa di Belgrado, squadra con cui vinse la Coppa dei Campioni nel 1990-91, prima dell'arrivo in Italia, nella tanto ambita Serie A e un ulteriore cambiamento: la possibilità di farsi conoscere come uomo e calciatore in un contesto, quello italiano, che ha accolto grandi campioni e ha dominato palcoscenici mondiali. Roma, Sampdoria, Lazio e Inter sono i club in cui Sinisa ha giocato mentre Catania, Fiorentina, Sampdoria, Milan, Torino, Sporting Lisbona e Bologna le squadre che ha guidato da commissario tecnico.

"Ho spiegato ai miei calciatori che lotterò per vincere così come ho sempre insegnato a loro sul campo. Rispetto la malattia, ma so che questa battaglia la vincerò io", disse Sinisa in quella conferenza. Parole forti, toccanti che pronunciate da un guerriero come lui assumono ancora più significato. Tutto il mondo del calcio e non si stringe attorno al mister e alla sua famiglia, pronti a combattere la malattia insieme con la speranza di rivederlo il prima possibile sul campo. Sei un guerriero mister, calcia anche questa punizione come solo tu sai fare e supera anche questa barriera e sono sicuro che una volta superata la palla andrà a finire in rete.

In bocca al lupo, Sinisa.