Il tanto atteso grande giorno è arrivato: i combattenti sono chiamati a rientrare alle basi, così anche gli ultimi ad aver resistito sul campo di battaglia; alla fine l'hanno spuntata loro, i francesi, quelli che sono arrivati in Russia con l'arsenale calcistico più ampio rispetto a tutti, capaci di coprire ogni ruolo del rettangolo di gioco con fuoriclasse di oggi e del domani.

Inutile nascondersi, a molti italiani questa situazione non ha particolarmente entusiasmato, anche per via della conseguente sconfitta della Croazia, formazione ormai amata dai più per la propria impresa quasi sfiorata, con un sogno rimasto tale, infrantosi solo all'atto finale, anche se credo che difficilmente in terra croata qualcuno sarà in grado di dimenticare questi ragazzi straordinari.

Con l'avanzare della competizione questa nazionale ha dato la chiara impressione di diventare sempre più forte, partita dopo partita, con il commissario tecnico Dalic a fare come da collante tra i diversi calciatori, che generalmente hanno spesso manifestato limiti dettati soprattutto da una forte discontinuità nelle prestazioni, come gli interisti Perisic e Brozovic, autori stavolta di una spettacolare dimostrazione di maturità professionale e sportiva.

Nonostante le fatiche dei supplementari raggiunti in tutte e tre i match della fase ad eliminazione diretta, con 90 minuti in più sulle gambe e un giorno in meno di riposo rispetto agli avversari transalpini, questi ragazzi hanno preso il controllo dell'incontro per tutto l'arco della prima frazione, nella storica giornata di ieri, subendo solo due episodi sfavorevoli, quali l'autorete di Mario Mandzukic al 18' e il penalty fischiato al 38', su fallo di mano dello stesso autore del momentaneo 1-1, Ivan Perisic

Insomma nel destino della Croazia non c'era la superlativa nomina di campione del mondo, forse più legittima per una nazionale scarna di idee, basata sui singoli, sulle ripartenze e sulle palle inattive come la compagnia di Deschamps, che adesso con ogni probabilità starà fregandosene delle mie e delle vostre critiche, poiché la gloria che avvolge i campioni non lascia spazio per nessuna intromissione.

Dal canto mio, preferisco vederla un pò come Ultimo, quella nuova stella della musica italiana, dallo stile emozionante, come avvolto nella lacrima di un ragazzo che vuole staccarsi da un mondo che non lo comprende, che nel suo pezzo "Sogni appesi" esprime così tutta la sua appartenenza a quello che viene denominato come il celebre "gruppo dei perdenti":

"Ma posso essere fiero di portare avanti quello che credo. Da quando ero bambino, solo un obiettivo. Dalla parte degli ultimi per sentirmi primo."

E come lui, anch'io oggi mi schiero dalla parte di chi è uscito sconfitto dall'ennesima battaglia:

Dite eccesso di buonismo?

No, assolutamente.

Un segno di appartenenza a se stessi.