Per anni siamo stati abituati a considerare il mondo del calcio come un posto popolato per lo più di buzzurri arricchiti e seguito da buzzurri e basta. Io amo questo sport e pur riconoscendone gli eccessi, trovo che sia al contrario uno dei settori efficienti, in Italia e nel mondo. Magari fosse così il governo. Dopo un'estate a autocelebrare se stessi e le supposte procedure di sicurezza per scongiurare nuove chiusure, eccolo rimangiarsi la parola, scaricando sui cittadini l'onere di ridurre i contagi a spese ancora una volta della libertà individuale. Al contrario il mondo del calcio, pur decimato negli spettatori e negli incassi ha ri-iniziato ad alzare la testa, facendo l'unica cosa possibile fino all'arrivo del vaccino ovvero: tracciare i contagi, isolare i positivi e quindi andare avanti.

I casi in serie A ci sono stati e altri ce ne saranno, ma senza drammi (De Laurentis a parte) si gioca. Un messaggio importantissimo non (solo) per i tifosi ma per tutti. La maggior parte di chi gioca in Serie A e buona parte della B, potrebbe starsene in panciolle davanti alla TV per mesi o anni, senza nussun bisogno di lavorare. Ma siccome con la paura non si vive, ma al massimo si sopravvive, si gioca accettando la percentuale (bassa) di contrarre il virus con tutto quello che ne consegue. Il terrorismo politico e mediatico insomma, qui non ha attecchito, in questa semi-bolla che però adesso vorrebbero chiudere, ancora una volta. Colpa di politici inadatti, riserve delle riserve, che pensano allo sport come un passatempo piuttosto che ad un attività fondamentale. Lo sanno i milioni di praticanti degli sport dilettantistici che si ritrovano a fissare il muro, nonostante il rispetto della profilassi e l'assenza di qualsiasi evidenza scientifica. A meno di essermeli persi ma non ci sono stati dati certi sull'indice di contagio o la presenza di focolai all'interno delle migliaia di società amatoriali sportive nel paese. Però sarebbe utile a noi per capire e nel caso accettare. Così invece si ha il sospetto che si stia chiudendo tutto, non per il pericolo del contagio, ma per quello di dimostrare nei fatti che nulla è stato fatto in termini di prevenzione seria.
Ibrahomovic, la squadra del Parma o lo stesso Genoa possono in questo senso darci molte indicazioni in più su come affrontare un'emergenza di questo tipo, che ore di divagazioni vuote da parte di esperti.