Nel pomeriggio di ieri al Mapei Stadium, oltre che alla ventitreesima giornata di serie A, è andata in onda la prima delle due prove generali juventine in vista della gara di andata degli ottavi di finale di Champions League, in programma mercoledì 20 febbraio prossimo a Madrid.

La Juventus, alla luce del pareggio ottenuto sabato pomeriggio dal Napoli all’Artemio Franchi contro una gagliarda Fiorentina, non aveva la necessità impellente di portare a casa il bottino pieno. Anche un risultato di parità avrebbe infatti consentito ai bianconeri di mantenere inalterata la distanza dai partenopei, vale a dire quegli otto punti che rappresentano un divario più che ragguardevole per la squadra piemontese nella strada di avvicinamento all’ottavo scudetto consecutivo.

Massimiliano Allegri non ha mai fatto mistero di temere particolarmente la banda di Simeone. Anzi, probabilmente, tra tutte le squadre possibili, era proprio l’Atletico Madrid quella che avrebbe voluto evitare nel sorteggio. E ne ha ben donde dal pensarla in questo modo, considerato che la squadra madrilista nelle ultime stagioni ha sempre ottenuto grandi risultati nella maggior competizione continentale, eliminando ripetutamente squadre dal grande blasone e arrivando per ben due volte (2014 e 2016) in finale.

Ecco perché non è un caso che contro il Sassuolo il tecnico bianconero abbia proposto due importanti novità di formazione: De Sciglio al posto di Cancelo e Bernardeschi al posto di Paulo Dybala. De Sciglio non avrà né i piedi né tanto meno l’inventiva di Cancelo, ma come terzino difensivo si è dimostrato decisamente più affidabile del talentuoso portoghese. Quest’ultimo, pur dando sfoggio in più occasioni della propria classe, ha palesato in più occasioni sbavature difensive preoccupanti, fattispecie che non gli consentono ancora di essere considerato un terzino completamente affidabile in una linea difensiva a quattro. L’ex milanista da parte sua garantisce sicuramente meno spinta e meno qualità in fase di costruzione della manovra rispetto al lusitano, ma molta più “diligenza” e copertura. E questo sia sull’out che nel cuore dell’area di rigore attraverso le diagonali difensive, evitando di esporre Rugani e Caceres a degli uno contro uno che i due difensori bianconeri hanno dimostrato di patire non poco nel corso delle ultime uscite. Allo stesso tempo Federico Bernardeschi non disporrà della magia di Dybala, ma a differenza del talento argentino è in grado di garantire oltre che a corsa e fisicità in mezzo al campo anche una maggiore propensione tattica, quel lavoro “sporco”, di cui Allegri ha tanto bisogno in questo momento per ritornare a dare solidità difensiva alla propria squadra.

L’impostazione tattica a cui aveva pensato Allegri per la gara di ieri prevedeva un classico 4-4-2, con un centrocampo formato da Pjanic e Khedira a presidiare la zona centrale del campo e Matuidi e Bernardeschi larghi per evitare le sovrapposizioni dei due terzini del Sassuolo, Lirola e Rogerio, molto bravi in fase di spinta. Quindici minuti sono però stati sufficienti allo stratega Allegri (vero maestro di tattica e di lettura delle partite) per capire che nel centrocampo del Sassuolo, Locatelli e Sensi avevano troppa libertà di manovra. Locatelli, riportato con una felice intuizione da De Zerbi in quel ruolo di mezzala che svolgeva nella primavera del Milan ma soprattutto Sensi, il ventitreenne di Urbino, riuscivano a far girare la palla troppo comodamente, e questo rischiava di far girare a vuoto il pressing bianconero. Ecco allora la mossa del tecnico toscano: accentrare Bernardeschi e piazzarlo “a uomo” su Sensi, in modo da impedire al centrocampista del Sassuolo il primo passaggio, al fine di togliere qualità alla manovra degli Emiliani. E questa mossa si rivelerà vincente dal momento che togliendo ossigeno a Sensi, tutta la manovra del Sassuolo inizia a risentirne e nel giro di qualche minuto la Juventus diventa padrona del campo e della partita. Inoltre, Bernardeschi, in quella posizione, una volta riconquistata la palla grazie alla sua qualità, si è rivelato in grado di vestire i panni del trequartista vero e proprio e di illuminare il gioco, garantendo inoltre l’inserimento in area di rigore avversaria delle mezzali, proprio come avvenuto in occasione del primo goal bianconero, quello di Sami Khedira. Da quel momento in poi non c’è più stata partita. La Juventus, pur senza entusiasmare, mantenendo un baricentro di squadra medio, ha amministrato saggiamente il risultato con un buon possesso di palla (chiuderà con il 51% di possesso) mandando in goal prima Cristiano Ronaldo, autore di uno splendido colpo di testa, e per finire Emre Can, appena entrato in campo, servito con un bel assist dallo stesso CR7. Con questo schieramento, al di là di due clamorose leggerezze individuali che potevano costare non poco ai bianconeri (Rugani in un maldestro tentativo di alleggerimento all’indietro e Szczesny con un’uscita avventata e completamente fiori tempo), la squadra campione d’Italia non ha più concesso nulla al Sassuolo. Neppure una palla goal, né su azione manovrata, né sui calci da fermo.

E sarà proprio la solidità difensiva della squadra l’aspetto tecnico - tattico su cui più si soffermerà mister Allegri nelle interviste post partita, dichiarando che “le partite si vincono difendendo bene”. E come dargli torto nella domenica in cui in Inghilterra il Chelsea di Sarri, con il suo gioco spettacolare fatto di ritmo, palleggio, triangolazioni, pressione continua, ma spesso con poca organizzazione e solidità difensiva, ne prende sei dal City di Guardiola.

Ecco perché non ci stupiremmo se mercoledì 20 febbraio, al Wanda Metropolitan di Madrid, sarà proprio lo schieramento ammirato contro il Sassuolo nella gara di ieri (con l’unica variante dell’annunciato rientro della copia centrale Bonucci – Chiellini) l’undici a scendere in campo. Una formazione solida, di corsa e di sostanza oltre che di grande qualità garantita dai vari Bonucci, Pjanic, Khedira, Alex Sandro e Cristiano Ronaldo. L’undici più concreto e affidabile oggi a disposizione di Allegri, esattamente quello che servirà nella battaglia che si prospetta contro i Colchoneros. Senza dimenticare che avere a disposizione due giocatori come Cancelo e Dybala in grado con il loro ingresso in campo di poter cambiare la partita qualora ce ne fosse bisogno, non è cosa di poco conto. Allegri ha più volte ribadito che le partite durano novantacinque minuti, e che dal sessantesimo minuto inizia un’altra partita, in cui le tre possibili sostituzioni a disposizione dei tecnici spesso determinano il risultato finale delle gare stesse. E non è un caso che lo stesso tecnico livornese al termine della gara di ieri, abbia sottolineato come Dybala, nei pochi minuti giocati nella partita contro il Sassuolo, sia stato decisivo grazie alla sua freschezza nel dare il via all’azione del terzo goal della squadra Juventina.