Basta dare una sbirciatina alle classifiche dei principali cinque campionati europei, e si può ben notare come le solite note, sono sempre lì. Dominano, incontrastate, o quasi. L'unica eccezione continua ad essere la Premier, ma lì si racconta un mondo diverso, un mondo dove 7 su 10 squadre europee che hanno speso di più nel calciomercato sono inglesi, un mondo fatto di un business inarrivabile per i più. Il superamento dei campionati nazionali pare essere inevitabile, se si continuerà a percorrere questa strada. 

Più spendi e più devi incassare e i campionati nazionali non bastano più. Ed è per questo che si inizia a sperimentare qualche partita di campionato oltre i confini nazionali. Ma non solo. Si corre verso una società sempre più globale, plurale, sovranismi e nazionalismi fanno parte di un mondo che oggi non esiste più anche se cerca di lanciare le ultime urla di disperazione. 

La SuperLega è il futuro, un futuro deciso dal capitalismo, dal calcio business. Che formula avrà, non è dato sapere. Si sperimenta. Potrebbe essere una sorta di Champions prolungata, che già oggi è accessibile solo a poche società. Una SuperLega dove potranno partecipare quattro o cinque squadre per Paese, quelle che potranno permetterselo, che avranno certi bilanci, certe entrate e certe risorse. 

Piaccia o non piaccia questo è il futuro. Lo si può fermare solo se si porrà un tetto alle spese folli che caratterizzano il calcio. Ma non pare essere questa la volontà di chi amministra il calcio a certi livelli. 

Sarà un campionato per ricchi, spettacolare, una super lega europea, come una sorta di NBA ma adattata al calcio.