Il calcio sta mutando, il suo futuro è alle porte e la pandemia mondiale, in grado di mettere in ginocchio intere nazioni, non ha fatto altro che mettere in moto questo processo di profondo rinnovamento a causa di una notevole crisi economica e finanziaria in grado di colpire, anche i club, potenzialmente, più ricchi al mondo. Le campagne acquisti eseguite dalle squadre europee, in quest’ultimo anno, hanno avuto un drastico cambiamento di tendenza rispetto alle "spese folli" degli ultimi anni, pochi sono stati i club a fare degli investimenti ingenti in questo drammatico periodo cercando di attingere, soprattutto in caso di necessità, ai propri vivai (basta vedere i movimenti di questa sessione) invece di ricorrere al mercato. Come si dice spesso non sempre da un periodo di crisi derivano solo degli aspetti puramente negativi, ma possono, anche, nascere e prospettarsi delle nuove opportunità. Ed è proprio queste opportunità che il calcio mondiale deve essere in grado di cogliere se vuole proiettarsi nel futuro e per fare ciò non sono più sufficienti soltanto le enormi risorse economiche sborsate per comprare il "grande campione" ma occorrono lungimiranza e progettazione, elementi senza i quali un club non può avere futuro. Oggi investire nei giovani e soprattutto “costruirli in casa” deve essere il passo successivo non solo per combattere la crisi planetaria dovuta al covid19 ma sopratutto per entrare a far parte di quel futuro dalle grandi prospettive in modo tale da raggiungere degli importanti traguardi. Per questo diventa fondamentale oggi guardare a ciò che si può fare domani e in particolare riuscire a comporre “una generazione Z” di calciatori in grado di affrontare le prossime sfide del cambiamento messo in atto.

COSA SI INTENDE PER GENERAZIONE Z
Il futuro è alle porte e bisogna coglierlo se non si vuole rischiare di essere tagliati fuori
dagli importanti traguardi che si potranno raggiungere; dal mio punto di vista è interessante il passaggio di un’intervista rilasciata, alla rivista Linkiesta, da parte del Presidente Andrea Agnelli sul futuro del calcio nei prossimi dieci – quindici anni:
"Nel frattempo, si affaccia la nuova generazione Z, che ha valori, oltre che interessi, molto diversi da chi l’ha preceduta. Lo spettacolo calcistico ha tutto per continuare a prosperare, dai protagonisti agli investitori e agli appassionati. Queste tre componenti sono le fondamenta sulle quali ricostruire”.
Un'intervista sicuramente molto interessante dal punto di vista del presidente bianconero sulla direzione ben specifica che dovrà prendere il calcio se vorrà migliorare, tuttavia questo passaggio mi sembra molto interessante e mi ha incuriosito parecchio, soprattutto quando parla di “Nuova Generazione Z”; ma cosa si intende esattamente con questo termine? Con Generazione Z, si indica la generazione di ragazzi nati a cavallo tra la seconda metà degli anni novanta (1996) e il primo decennio del nuovo millennio (2010) e che rappresentano, calcisticamente parlando, il futuro dei prossimi dieci - quindici anni. Quindi poter contare sui talenti di questa generazione significa stare al passo con i tempi e andare nella direzione giusta per raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi all'interno del panorama europeo. Diversi club hanno già da tempo iniziato questo importante processo di ringiovanimento del loro comparto tecnico attraverso la crescita e lo sviluppo dei propri talenti non soltanto da un punto di vista prettamente calcistico ma soprattutto nel raggiungimento di determinate tappe di crescita, fondamentali per arrivare in pianta stabile in prima squadra. Ci sono diversi modelli da poter seguire, in tutto il mondo, tuttavia per concepire il concetto di futuro con il quale il calcio globale, ma soprattutto il nostro, dovranno essere in grado di approcciarsi, tre sono in particolare quelli che reputo di maggior successo in questa direzione: Borussia Dortmund, Lipsia e Ajax.

I MODELLI DA SEGUIRE
Il Borussia Dortmund
Una squadra vicina al fallimento nel 2005
, da quel momento in poi ha cambiato la sua politica di fare calcio per evitare dei tracolli finanziari futuri attraverso l’investimento in strutture sportive all’avanguardia e la crescita dei propri talenti, coltivati, all’interno del settore giovanile. Oggi il Borussia Dortmund rappresenta un fiore all’occhiello della Bundesliga e soprattutto una squadra modello, fiocina di grandi talenti a livello europeo, oltre ad essere l’unica squadra, nell’ultimo decennio, ad aver tenuto testa al Bayern Monaco nella lotta per il titolo nazionale. Nonostante il budget di mercato a disposizione della squadra giallonera sia abbastanza importante, grazie alle illustri cessioni avvenute negli ultimi anni, investire in nuovi talenti rimane il “core business” sul quale poter raggiungere i traguardi futuri. Lo scouting sul territorio tedesco per il Dortmund è alla base della sua ricerca principale ma sugli “homegrown players” (giocatori fatti in casa) però, la concorrenza è molto agguerrita, a causa della vicinanza con diverse squadre concentrate nella Rhur(la zona tedesca in cui si trova Dortmund) e nelle regioni circostanti come ad esempio: Schalke 04, Paderborn, Colonia e soprattutto Bayer Leverkusen e Borussia Monchengladbach. Per questo motivo lo sguardo dei capiscout e dei direttori sportivi del Dortmund si è rivolto, negli ultimi anni, in particolar modo ad altri paesi. Infatti la squadra tedesca ha uomini radicati in Inghilterra, Polonia, Danimarca, Svizzera, Austria solo per citarne alcuni, che si dedicano, esclusivamente, all’attività di ricerca e di scouting nei campionati Under 23, nelle serie inferiori e in tutti i settori giovanili delle squadre seguite. Un processo quello del Dortmund improntato sullo sviluppo dei propri giovani attraverso le “Accademies” in grado di formare il calciatore a 360 gradi, ma inoltre la dirigenza giallonera ha dimostrato la sua lungimiranza anche su talenti provenienti da importanti squadre europee anticipando tutti sui tempi e puntando sul fatto che giocassero pochissimo all’interno dei club di appartenenza, eclatanti i casi di Hakimi e Jadon Sancho. Il Dortmund sta mostrando al mondo come è possibile far coincidere risultati sul campo, sviluppo dei talenti e crescita economica formando un undici titolare con una media età tra le più basse d’Europa. Può contare su talenti di grande spessore come Erling Haland, Jadon Sancho, Pulisic, Giovanni Reyna ecc. Inoltre, recentemente, ha avuto anche la soddisfazione di far esordire in prima squadra, il giocatore più giovane nella storia della Bundesliga,Yousouffa Moukoko, 16 anni e prodotto del settore giovanile. Non sarà certamente l’ultimo ci possiamo scommettere.

Lipsia
Un altro modello di grandissimo successo è rappresentato dal Lipsia. La squadra tedesca è riuscita, a crescere in maniera esponenziale ottenendo cinque promozioni dirette in sette anni, dalla quinta serie tedesca alla Bundesliga, fino a raggiungere l’apice del successo con la semifinale di Champions League disputata con i francesi del Paris Saint Germain la stagione scorsa. Strutture all’avanguardia, competenza e il grande lavoro organizzativo a livello manageriale hanno permesso alla squadra gestita dal colosso Red Bull di ottenere, fin qui, dei grandissimi successi fino a diventare un modello da seguire per lo sviluppo dei club a livello europeo. È un club, florido, che fa della programmazione e della fiducia nei giovani il proprio marchio di fabbrica, ma dietro a questa importante crescita esponenziale c’è stato un ottimo direttore d’orchestra che, nel 2012, ha iniziato a costruire una macchina quasi perfetta e corrisponde al nome di Ralph Rangnick a lungo cercato dal Milan prima dei grandi risultati raggiunti da Pioli. Grazie al suo encomiabile lavoro sia di campo che di “scrivania” è riuscito a raggiungere degli importanti obbiettivi prefissati dalla proprietà austriaca, non è infatti un caso se l’età media dei calciatori della squadra tedesca sia intorno ai 24 anni, rappresentando una delle compagini più giovani a livello europeo. Il modello Red Bull” fonda le proprie radici sulla ricerca di giocatori giovani e di talento attraverso il collegamento tra i diversi club che compongono il gruppo della Red Bull. Il settore calcistico della multinazionale austriaca, infatti, comprende un grande numero di diverse squadre presenti in altri paesi come ad esempio: i New York Red Bulls, Salisburgo, Fussballclub Liefering ecc. Un sistema fortemente integrato con il Lipsia, in cui le varie società vengono utilizzate come trampolino di lancio per i giovani talenti che oggi fanno parte della squadra tedesca in bundesliga. Anche qui lo scouting diventa una pedina fondamentale per accrescere l’importanza del club sia a livello nazionale che soprattutto europeo. Sono tantissimi i talenti scovati dal gruppo “Red Bull” e molti di loro oggi rappresentano dei giocatori molto ambiti a livello internazionale basta fare gli esempi di Haland (esploso al Salisburgo oggi al Dortmund), Naby Keyta (talento passato ancora una volta dal Salisburgo e dal Lipsia prima del Liverpool), Timo Werner (attaccante oggi del Chelsea), Kimmich (Bayern Monaco), Rebic (Milan), Upamecano ecc. Una fucina di talenti incredibile che continueranno ancora per molto tempo a fare le fortune di questa squadra.

Ajax
Un altro importante modello da seguire come esempio per la crescita e lo sviluppo dei giovani è sicuramente quello degli olandesi dell’Ajax.
Per tantissimi anni il club olandese è stata una delle squadre più vincenti in Europa grazie ai grandi talenti prodotti, soprattutto dal proprio vivaio. Ma è a causa della globalizzazione e dello scarso interesse per il campionato olandese che oggi l’Ajax si ritrova ad essere meno competitivo rispetto agli altri grandi club europei. Ma in termini di strutture e produzione di talenti a livello giovanile, l'Ajax è ancora un punto di riferimento mondiale. Il settore giovanile è conosciuto come "De Toekomst" (Il Futuro), si compone di 7 campi regolamentari, di cui due sintetici, 4 con erba naturale ed uno coperto con spazi dedicati all’allenamento dei portieri, una struttura all’avanguardia che poche squadre al mondo possiedono. In questo contesto, ogni anno, più di 200 ragazzi iniziano il loro percorso a partire dall’età di 6-7 anni e vengono distribuiti, cominciando ad approcciarsi al calcio, in 12 squadre diverse dopo essere stati osservati e selezionati in base a dei criteri specifici sintetizzati in un acronimo che prende il nome di TIPS: tecnica, intuito, personalità e velocità. Lo scopo dell’Ajax è quello di riuscire a portare, ogni anno, almeno due giocatori provenienti dall’under 19 in prima squadra. Un sistema che funziona da anni e dove i giocatori si identificano fin da piccoli all’interno di un contesto ambientale e infrastrutturale di grande livello atto a favorirne sia la maturazione calcistica che soprattutto quella caratteriale. Dunque un apprendimento mirato in grado di favorire i giovani talenti per approdare nel calcio professionistico con un limitato impatto emotivo. Non è un caso che l’Ajax infatti negli ultimi cinque anni sia stato vicino alla conquista dell’Europa League (finale persa contro lo United di Mourinho) e ad un passo nel 2019 dalla conquista della finale di Champions League sfornando un gran numero di talenti quali: Delight, Gravenberch, Vandebeek, Tagliafico, De Jong alcuni dei quali oggi fanno parte di grandi club europei, strappandoli agli olandesi con cifre da capogiro.

E IN ITALIA?
Eppure qualcosa, incredibilmente, si muove anche nel nostro campionato. Si sa la nostra serie A non vive più i grandi "fasti" del passato, vissuti soprattutto negli anni novanta, le nostre squadre è come se fossero rimaste imprigionate in quell'epoca d'oro dove ad esempio club come Lazio e Parma erano in grado di lottare per grandi traguardi non solo in Italia ma anche in Europa rendendosi protagonisti assoluti in tutte le competizioni affrontate (riuscendo a vincere anche dei trofei),sfornando tantissimi talenti che hanno fatto, poi, le fortune di diversi grandi club della nostra serie A e del calcio europeo. Purtroppo le squadre italiane da tanto tempo non riescono a trionfare in Europa League, circa vent'anni, e ben più di dieci in Champions League e questa mancanza di trionfi europei deve far certamente riflettere sugli errori compiuti dalle nostre società in termini di investimenti sui giovani. Però qualcosa negli ultimi anni sta cambiando grazie al grande lavoro di scouting, programmazione e investimenti strutturali fatti da società come Atalanta e Sassuolo che si rispecchiano un po’ nelle filosofie citate precedentemente. I risultati parlano per loro e non rappresentano più delle sorprese ma delle importanti realtà in grado di fare calcio come si deve attraverso un grande lavoro di coordinazione tra i dirigenti, gli osservatori e in campo dagli allenatori e dal loro staff tecnico. Sono sempre più convinto che il futuro del nostro calcio deve andare verso questa direzione poiché il tempo delle “spese folli” sta per scadere e le squadre di calcio devono essere sempre più gestite in maniera oculata come delle vere e proprie aziende. E’, dunque, importante riuscire a prendere questo treno in un momento così difficile in cui le risorse vengono a mancare e dove è sempre più importante il lavoro di scouting. Anche la Juventus, quest’anno, e il Milan già da due anni sembrano aver intrapreso questa direzione con annessi rischi che ne possono conseguire, almeno nell’immediato, costruendo una “generazione Z” in grado di dare gioie per il raggiungimento dei futuri obiettivi.

Ciccio