Sta per chiudersi una delle vicende più chiacchierate degli ultimi mesi, Mauro Icardi lascia definitivamente l’Inter per una cifra vicino ai 60 milioni, bonus compresi. E proprio come il, forse, più noto personaggio pirandelliano, “Maurito” ha assunto in questi anni più identità tutte in una stessa vita calcistica. È stato un talento, uno di quei centravanti che l’Italia non vedeva da tempo, il più classico dei numero 9.
Arrivato alla Samp dalla cantera del Barcellona, il centravanti di Rosario si è messo in mostra con i 10 gol segnati nella stagione del suo esordio nella massima serie italiana con la maglia della Sampdoria.
Nell’estate del 2013 passa all’Inter per una cifra vicina ai 13 milioni di euro più bonus e con la maglia nerazzurra scriverà sei anni di storia realizzando 126 gol in 219 apparizioni, vincendo la classifica cannonieri e classificandosi al nono posto nella classifica all-time davanti a campioni come Vieri, Ronaldo, Recoba, Adriano, Cruz.
Indossa la fascia da capitano per ben 3 stagioni e mezzo fino alla rottura definitiva con il club, che lo vede retrocedere nelle gerarchie di campo e di spogliatoio.
Così come nella vita di Mattia Pascal con Romilda e Oliva, anche in quella di Mauro Icardi un’impronta indelebile viene lasciata da una mano femminile, la moglie-agente che con le sue uscite pubbliche non ha fatto altro che alimentare pettegolezzi e malumori che già serpeggiavano alla Pinetina. Dopo un finale di stagione travagliato, tra l’aver perso la fascia, il posto e la fiducia dei tifosi, Icardi decide che è meglio cambiare aria e approda al PSG. Prima dell’interruzione Covid-19 correlata, Icardi aveva collezionato 20 reti in 31 apparizioni ufficiali (ben 5 reti su 6 partite in UCL) sotto la Tour Eiffel, guadagnando il tanto agognato, per l’Inter e per lui, riscatto.

Finisce una storia, ne inizia un’altra, ma non può non lasciare l’amaro in bocca per come è andata, per come è stata gestita dal calciatore e dal club la “vicenda Icardi”. Da talento a campione, da campione a capitano, da capitano a zavorra, da Maurito a marito.
Non ho dubbi che un centravanti puro come lui possa trovare una dimensione anche tra i campioni del Psg, è un bomber, vive per il gol, i gol li ha fatti e li continuerà a fare. Resta però, da appassionato, il dispiacere di aver visto un ragazzo di 25 anni, che tanto aveva dato alla maglia e ai tifosi qualche attimo prima, esser trattato come il più classico dei giocatori in esubero, che a trenta e più anni diventa per la squadra di appartenenza più un peso che una risorsa. Forse in fin dei conti lo meritava, forse no, è una questione tra Mauro e i tifosi dell’Inter, che però non possono non riconoscergli il merito di averli fatti esultare e urlare il suo nome a squarciagola più e più volte.

Icardi abdica, probabilmente non per scelta personale, e così come Mattia Pascal diventò Adriano Meis, Mauro diventa Maurò, alla francese. Chissà se come il protagonista del romanzo sentirà un giorno di dover tornare dove tanto ha lasciato, chissà se un giorno Mauro tornando a San Siro avrà nostalgia di quel che fu, Maurito Icardi.