Sono passati quasi 13 anni da quel magico 9 luglio del 2006 in cui capitan Cannavaro, alzando al cielo di Berlino la Coppa del Mondo, ci regalava uno dei momenti più belli ed emozionanti della nostra vita.

Il talento, l'esperienza, la fame di quella nazionale erano talmente grandi da rendere difficile costruire una squadra capace di reggere il paragone.

Gli ultimi 13 anni sono stati troppo altalenanti, con prestazioni e risultati di buon livello (per esempio l'europeo perso in finale con la Spagna nel 2012 e quello del 2016 con i famigerati errori dal dischetto di Zaza e Pellè) alternati a figuracce che ci hanno fatto vergognare della nostra nazionale.

Due mondiali in cui non siamo riusciti a superare il girone e uno dove non siamo riusciti nemmeno a qualificarci. Un declino prevedibile per un movimento calcistico che, ingenuamente, non ha avuto una visione di lungo periodo, pensando solo a godersi il successo e gli eroi del 2006.

Questo è stato il problema cruciale: non siamo riusciti a sostituire i vari Pirlo, Totti, Del Piero, Nesta, Cannavaro. Poco talento e quello disponibile non era supportato adeguatamente dalla testa (Cassano e Balotelli ad esempio), mancanza di coraggio nel lanciare i giovani al momento giusto, club italiani che hanno spesso puntato sui ragazzi stranieri, infine le discutibili scelte dei C.T. (dal ritorno di Lippi fino a Ventura, solo Conte e in parte Prandelli sono riusciti a ridare entusiasmo agli italiani).

Scelte sbagliate su tutti i livelli che hanno portato alla triste sera di novembre dello scorso anno a San Siro in quello 0-0 con la Svezia che ha decretato la crisi del calcio italiano già parso in difficoltà sia a livello di club che di nazionale negli anni precedenti.

A Roberto Mancini è stato affidato il compito di risorgere dalle ceneri. Idee chiare fin dai primi giorni per il nostro nuovo Commissario Tecnico, addio alle vecchie glorie (De Rossi e Buffon) e graduale inserimento di giovani talenti. Finalmente a Coverciano si lavora per il futuro, per prepararci non solo all'Europeo del 2020 ma già al Mondiale in Qatar del dicembre 2022. Programmazione, lungimiranza, e talento; sembra esserci davvero tutto per tornare a sognare.

Donnarumma, Cragno, Mancini, Romagnoli, Barella, Pellegrini, Kean, Bernardeschi, Chiesa, Spinazzola, Zaniolo. Insieme a coloro che parteciperanno all'europeo Under 21 che si terrà a giugno ma che sono già o saranno nel giro della nazionale maggiore:  Meret, Calabria, Locatelli, Luca Pellegrini, Cutrone, Orsolini. 

Giovani di talento già capaci di mettersi in mostra non solo nel nostro campionato ma anche in Europa. Tutto il mondo è tornato ad invidiare i nostri talenti, diversi di loro sono già sul taccuino delle Big Europee segno che non siamo accecati dal recente passato ma ci troviamo davvero davanti ad alcuni tra le più grandi promesse del calcio mondiale.

Per tutto ciò che ho scritto in precedenza, vado controcorrente. L'eliminazione con la Svezia è stata una "manna dal cielo" per il Nostro calcio. Se non avessimo toccato il fondo probabilmente avremmo continuato con le stesse strategie sbagliate degli ultimi 10 anni, ottenendo solamente risultati mediocri.

Adesso la strada imboccata sembrerebbe quella giusta. A Mancini il compito di sfruttare il talento a disposizione, ai più esperti del gruppo quello di creare e gestire uno spogliatoio unito e maturo; infine ai giovani il compito di sfruttare al massimo le possibilità che gli saranno,sicuramente, concesse dal C.T.

In questo momento difficile per il nostro paese, abbiamo bisogno di sentirci più italiani, di essere orgogliosi almeno della nostra nazionale di calcio.

Il futuro è adesso. L'Italia s'è desta!