“L'Italia non ha un attaccante”.
Inizia così, dopo ogni partita della nazionale, il valzer delle critiche che da qualche anno a questa parte riguardano sempre e solo, a detta di molti, la mancanza di un vero numero 9 nell’undici azzurro.
Sebbene l’Italia non sia una delle ultime arrivate, calcisticamente parlando, dobbiamo dire che da tempo non si registrava una sterilità offensiva così evidente, frutto non solo del gioco ma dovuto anche, se non soprattutto, alla mancanza di giocatori. Tuttavia in quella che somiglia sempre di più ad una “sconfitta” del calcio italiano, vuoi perchè stretta tra una mancata qualificazione ai mondiali e con la prossima a rischio, vuoi per l’incapacità del calcio italiano, come movimento, di rinnovarsi generando nuovi campioni, si erge un fattore che stravolge il quadro catastrofico che viene sempre delineato, il suo nome è Ciro Immobile.

Finita l’era dei grandi campioni che vinsero il mondiale del 2006, rendendo il cielo blu sopra Berlino, dobbiamo ammettere che non si è più trovato il “9” azzurro, in grado di segnare con regolarità. Dopo vari tentativi e speranze infrante contro la realtà, più o meno cinque anni fa, Immobile torna in Italia, prima al Torino e poi alla Lazio. Dopo due anni in giro per l’Europa l’attaccante di Torre Annunziata torna in Patria, da ex capocannoniere (titolo vinto nel Torino di Ventura). Da quando Immobile arriva sotto l’ombra del Colosseo si trasformerà, da subito, in una sentenza. Sarebbe troppo lungo mettersi ad elencare tutti i numeri, basterà ricordare che nella sua stagione meno proficua immobile segnerà quindici gol in Serie A, tre in Coppa Italia e uno in Europa League per un totale di diciannove reti. Numeri che hanno fatto sognare, non solo i laziali, ma tutti i tifosi italiani convinti di aver trovato il numero “9” in grado di portare la nazionale a competere su ogni fronte. Ma questo desiderio viene ben presto disatteso a causa dell’atipico rapporto del CT Roberto Mancini col bomber campano.
Dobbiamo dire che il tecnico della nazionale ha avuto la grande sfortuna/incapacità(?) di trovarsi tra le mani l’attaccante italiano forse più prolifico degli ultimi anni e di non riuscire a sfruttarlo. Inizialmente la cosa passò in secondo piano, come giustamente doveva accadere, si pensava che adattandosi al modulo, col tempo, Immobile avrebbe siglato lo stesso numero impressionante di reti siglate nel club. Ma il tempo passava e il gol non arrivavano. La situazione si è fatta preoccupante soprattutto al principio degli europei. La situazione sembrava irremovibile, Immobile non riusciva a segnare con continuità, ma il CT era irremovibile sul modulo. A peggiorare le cose, ci si è messo pure il mondo sportivo in generale facendo passare Immobile come l’unico responsabile e mai dubitando una volta del CT. 

Credo che questa vicenda debba essere analizzata rispetto a due momenti in particolare, tra i quali troviamo, a fare da divisorio, l’Europeo.
Credo che, in alcuni casi, tra i quali rientra questo, bisogna fare di necessità virtù. Ho sempre creduto che se allenatori del calibro di Guardiola, Allegri o Ancelotti col presentarsi di determinate situazioni ricorrevano alla c.d. “mentalità da provinciale”, perchè non dovrebbe ricorrevi anche la nazionale?
Ci troviamo in un particolare momento in cui non ci sono alternative. Bonucci in un’ intervista, parlando di questo problema ha individuato nella mancanza di esperienza a livello europeo (Champions League) il principale problema di Immobile. Il non aver mai giocato competizioni importanti con regolarità, a detta del difensore juventino, sarebbe il maggior problema dell’attaccante. Condivido pienamente questa affermazione, ma capite che questa non può essere vera solo per il giocatore laziale, andando ad inficiare anche gli altri potenziali bomber a partire da Belotti e ricomprendendo anche Joao Pedro (l’ipotesi Balotelli non voglio nemmeno considerarla, ma visto che sicuramente lo starete pensando vi dico che, attualmente, è a quota sette gol, al pari di Bertolacci, e due gol sotto Okaka a quota nove).
Problema del “9” che ha portato all’evento più assurdo per me ovvero una partita Italia contro Polonia, in cui a Immobile, fresco vincitore della scarpa d’oro, fu preferito Lasagna nel finale. Sono sicuro che dall’altra parte del campo Lewandowski, al quale Immobile aveva rubato il titolo, abbia condiviso il mio stesso stupore. 
Il problema, allora, poteva essere rintracciato nel mister della Lazio Inzaghi, che avrebbe cucito su misura un ruolo a Immobile in grado di farlo esprimere su quei livelli, e per questo, uscito dalla comfort zone della Lazio, immobile non era in grado di ripetere le sue prestazioni.

Finché non si arriva all’evento spartiacque, l’europeo. Ormai è assodato che Immobile non possa giocare in un attacco a tre, va bene per uno a due punte, ma non in uno a tre. A questa convinzione seguirà un’ affermazione lapidaria: “Sarri avrà un bel problema alla Lazio con Immobile”
E’ con questa frase che si apre l’avventura del Mister Sarri sulla panchina laziale. A quasi sette mesi dall’arrivo di Sarri è evidente che, nel mare di incertezze della Lazio: una difesa ancora incerta nei movimenti, un centrocampo che manca ancora del giusto equilibrio e con il grande interrogativo Luis Alberto, ecco in tutto questo c’è un’ unica grande certezza Ciro Immobile. Immobile nonostante lo scetticismo iniziale dimostra di poter giocare a nell'attacco a  tre continuando a macinare gol, già a quota 15 in campionato e 3 in Europa League. Sarri ha distrutto quella che era divenuta la grande convinzione di tutti, dimostrando che Immobile può giocare a tre e pure bene.
Il dubbio a questo punto che mi sento di sollevare, nonostante l’europeo vinto e nonostante tutto: Perché nessuno critica Mancini? E’ veramente giusto addossare le colpe ad un giocatore che da 5 anni segna almeno 15 gol? (Cosa riuscita solo a Salah e Lewandowski).

Quello che mi chiedo è: non è forse giunto il momento di chiederci se non sia più dannoso continuare ad insistere con un modulo, invece di crearne uno che metta Immobile in condizione di giocare come alla Lazio?
Domande che sarebbe meglio porci ora, perchè la strada che ci separa dal mondiale è lunga ed impervia, presentando ostacoli come Portogallo e Polonia. 
Consideriamo l'eccezionalità della situazione, vogliamo proseguire su di una strada incerta oppure vogliamo provare a puntare su di un giocatore che ha vinto diverse volte la classifica marcatori, una scarpa d’oro, ed ha eguagliato il record di gol in Serie A di Higuain?
Domande che è meglio porsi ora, con lo spettro di una mancata qualificazione al mondiale per due volte di fila che aleggia sopra di noi…