Mentre sfogliavo la tabella di tutti gli acquisti fatti dalle società nella sessione invernale di calciomercato, mi sono chiesto: e se instaurassimo un modello sulla falsariga del “draft” americano?

Draft che?

Per chi non lo sapesse, il cosiddetto “draft” è un sistema che permette (a inizio stagione) alle squadre dell’NBA e della NFL, di acquisire giovani promesse provenienti dalle varie università americane o dalle squadre europee (come per il caso di Luka Doncic). Detto così sembrerebbe anche facile, ma crederlo sarebbe un errore enorme: il sistema è infatti circondato da alcune complesse regole mirare ad avvantaggiare le squadre più deboli: una squadra che infatti chiude la stagione in fondo alla classifica, potrà infatti “scegliere” prima della squadra che magari ha appena alzato il trofeo stagionale. Un po’ come se il Frosinone della nostra Serie A, potesse prendere a zero, un certo Zaniolo.

Questione di scelte

Ok, tutto molto bello, ma un esempio pratico? Chi mastica qualcosa di basket, saprà già di cosa stiamo per parlare: dei Golden State Warriors, una squadra da fondo classifica nella stagione 2007-2008, e che ora da quattro anni a questa parte è diventata la “Juventus dell’NBA”. L’unica differenza? Mentre la società bianconera ha dovuto spendere qualcosa come cento milioni di euro per accaparrarsi CR7, gli Warriors hanno costruito la loro fortuna a parametro zero, scegliendo semplicemente i giocatori migliori al cosiddetto “draft”. Già, perché Stephen Curry, uno dei migliori cinque giocatori della lega, fu scelto al draft della stagione 2008-2009 come 7° scelta, dopo gente che ha avuto molto meno successo.

Come cambierebbe la Serie A

Ipotizzare un sistema simile nel nostro calcio non è per nulla facile, soprattutto se consideriamo il famoso “tetto ingaggi”, che da noi non è di certo basso. In pratica, ogni squadra in America, non può superare un determinato limite salariale, in modo da provare a equilibrare il campionato garantendo almeno uno o due top player per ogni squadra. In questo modo, chi ha più soldi non necessariamente è considerato il più forte, mentre le squadre più piccole avrebbero molte più possibilità di crescita: immaginiamo una Juventus che dopo aver firmato Cristiano Ronaldo al massimo salariale, non abbia poi spazio per Chiellini, Dybala e compagnia bella, che quindi andrebbero ad accasarsi in squadre con ampio margine contrattuale: Frosinone, Chievo, Bologna e cosi via. Giocatori saliti dalla Serie B come Florenzi (ex Crotone), Insigne (ex Pescara) e via dicendo, sarebbero stati sogni proibiti delle squadre di bassa classifica.

Una migliore gestione dei giovani

Instaurare questo sistema nel nostro calcio vorrebbe dire anche avviare una migliore gestione dei giovani: addio infatti alle leghe minori come “Serie D” e via dicendo, concentrando la crescita dei giovani su campionati giovanili proprio come fanno in America: a fine anno poi, i migliori prospetti di questi campionati potranno (a loro scelta) rendersi “eleggibili” per la chiamata in Serie A. In questo modo le squadre sarebbero obbligate a comporre le rose di soli ragazzi, migliorando il numero di giovani nel massimo campionato. Perchè è facile nascondersi dietro alla scusa che alla nostra nazionale manchi il ricambio generazionale, per poi puntare tutto su talenti stranieri.