Seconda puntata  
(qui la prima 
puntata)
"El Paron "allenatore" Mi te digo cossa far, ma dopo in campo te che va ti...!!" In questa frase è racchiusa l'essenza, il concetto di gioco del calcio voluto ed espresso dal mitico Nereo Rocco denominato per tutta la sua carriera "El Paron" un po' per la sua pacata bonomia e un po' dovuta a quell'immancabile Borsalino la cui tesa veniva costantemente pizzicata nel corso delle gare e gli donava quell'aria scaltra, tipica dell'arguto intenditore e nello stesso tempo rassicurante ed affettuosa al pari di un comprensivo padre di famiglia seduto a tavola di fronte ad un buon fiasco di vino. Il suo esordio in panchina avvenne all'età di 35 anni nel campionato 1947-48 con la sua Triestina, reduce dal ripescaggio in serie B dovuto a ragioni politiche, nella massima serie e si classificò al secondo posto, in compagnia di Juventus e Milan, alle spalle di quello storico "Grande Torino", la squadra degli Invincibili capitanata da Valentino Mazzola. Quel piazzamento rappresentò per la città di Trieste un orgoglio nazionale, mai nella loro storia calcistica gli Alabardati erano arrivati così in alto. Fu dunque per il neonato trainer triestino un ottimo viatico presagio della sua lunga e luminosa carriera che lo vedrà dopo 7 stagioni sulla panchina del Padova, fortemente voluto dal presidente dei Biancoscudati Bruno Pollazzi, giustamente ricompensato da quel settennale indimenticabile che diede vita alla "leggenda del Paron" concretizzata da 102 gare casalinghe che videro il Padova cedere l'intera posta solo 14 volte ed in gran parte per merito dell'ideazione del suo "catenaccio" difensivo ( anche grazie alla valenza del portiere Pin ed al muro del trio Blason, Azzini e Scagnellato ) schema che vanterà in seguito numerosi tentativi d'imitazione ed in attacco coronò i suoi successi con due perle di finalizzatori quali Kurt Hamrin e Sergio Brighenti. Ma nell'estate del 1961 partirà una chiamata da parte del Presidente del Milan Andrea Rizzoli per portare il "finto burbero" Rocco dalla Piazza del Santo a quella del Duomo meneghino ... ed il Paron accettò nonostante lasciasse nel capoluogo veneto otto anni della sua vita dicendo in dialetto..."...scampo via per non pianser!"...una frase che la dice lunga su quanto "el Paron" fosse legato alla città di Padova. ù

Ma allenare il Milan è ben diverso dal governare una provinciale ed arrivare in una piazza così importante e per giunta reduce di due scudetti sfuggiti di mano per opera del mitico trio bianconero  Boniperti, Charles e Sivori, non è assolutamente cosa semplice ed il tenace Paron, dopo un acceso testa a testa con il D.S. Gipo Viani che ingaggiò l'inglese  Jimmy Greaves che lo volle rispedito al mittente dopo sole 10 gare con 9 goal fatti a beneficio di José Altafini, punta inamovibile, che assieme a Gianni Rivera, Dino Sani, Cesare Maldini, Giovanni Trapattoni, Paolo Barison, Giancarlo Danova, Giovanni Lodetti, Gigi Radice ed il portiere Giorgio Ghezzi andò subito a conquistare l'ottavo scudetto e due anni dopo la prima Coppa Campioni della sua storia vinta a Wembley battendo il Benfica per 2 reti ad 1, al gol di Eusebio al 19' rispose la doppietta di Altafini nella ripresa. In conseguenza di alcuni dissapori con la dirigenza Rossonera Rocco accetterà l'offerta del Presidente del Torino Orfeo Pianelli dove allenerà i Granata per quattro stagioni fino al Luglio 1967 quando nella Presidenza del Milan subentrò Franco Carraro in luogo del padre Luigi morto d'infarto. Assieme a Roberto Rosato, difensore che il Paron volle con sé dal Toro e così riformerà in difesa quel muro difensivo Biancoscudato di pochi anni prima che tanta gloria riscosse ed assieme ad altri cardini quali Anquilletti, Schennillinger ,Trapattoni e con un attacco attacco formato da Pierino Prati, Sormani, Mora, Hamrin ed Angelillo andò a conquistare il nono scudetto e la Coppa delle Coppe battendo l'Amburgo a Rotterdam con una doppietta dell'attaccante svedese Kurt Hamrin (due vere perle da cineteca...da vedere per credere!). Seguirà l'anno d'oro del Milan quel 1969 che lo vedrà vincitore della Coppa Intercontinentale guadagnata (ed insanguinata!) battendo l'Estudiantes e la seconda Coppa Campioni vinta battendo l'Ajax di Johan Cruiff con un perentorio 4 a 1 dove la tripletta di Pierino Prati lasciò il marchio indelebile di quello che fu il primo grande Milan della storia del nostro calcio. Un merito che va interamente girato al Gran Paron, che per ironia della sorte dopo aver sfiorato lo scudetto della Stella perdendo l'ultima partita nel 1973, quando ricopriva il ruolo di  direttore tecnico, non poté gustarne il sapore sei anni dopo quando il suo pupillo e Golden Boy Gianni Rivera alzò al cielo sul prato di San Siro lo scudetto della Stella, era il 20 Maggio del 1979. Il "Paron" ci aveva lasciato esattamente due mesi prima all'età di soli 67 anni per i postumi di una broncopolmonite contratta in una gelida notte dicembrina a Manchester dove era corso per seguire il suo Milan impegnato negli ottavi di Coppa. Quando si dice ....amore!! Questo un piccolo ritratto del "Paron", l'allenatore più vincente della storia del Milan!  
Un ricordo.
Massimo 48