Chi avrebbe mai pensato che il movimento del Sarrismo invadesse anche lo stile Juventus? Probabilmente nessuno, anche perchè in casa bianconera la vittoria risulta essere l'unica arma necessaria per conquistare la gloria. Eppure, in quel di Napoli iniziava a circolare un'aria diversa, dettata dal fascino del gioco che si innalzava sul calore dei tifosi, sempre attaccati ai propri beniamini; lo stile nuovo, o meglio, il nuovo approccio alla partita trovava valore nella figura di Maurizio Sarri, avvolto da quell'atteggiamento un po' provinciale che però veniva a mancare nel campionato di Serie A. Il resto della storia è ormai conosciuto da tutti, ma ancora oggi molti sostenitori napoletani piangono di rabbia se pensano all'approdo del loro ex condottiero alla Juventus, sperando a più riprese che questo nuovo progetto di bel gioco venga spazzato via dai risultati, anche se in tutta onestà Sarri merita almeno una chance in una panchina prestigiosa, soprattutto dopo la vittoria dell'Europa League ottenuta alla guida del Chelsea.

Nonostante le ottime premesse, diversi sostenitori bianconeri si sentono leggermente preoccupati per questa stagione. Colpa non si sa bene di che cosa, ma forse l'addio di Allegri e l'impossibilità di sostituire il livornese con un allenatore del calibro di Guardiola hanno oscurato un po' le idee di gioco del maestro Sarri, ritenute non sufficienti a garantire tutte quelle vittorie richieste dagli Agnelli. Ecco che allora inizia a circolare un po' di paura, sospesa tra l'Inter di Conte che vuole provare a vincere lo scudetto e il Napoli di Ancelotti, pronto a fare lo sgambetto in qualunque momento; peccato però che con i pregiudizi non si vada da nessuna parte, ed ecco che i problemi sono altri. 

Vorrei chiedere a tutti i tifosi bianconeri: secondo voi, Maurizio Sarri sa gestire un gruppo di campioni? Osservando il curriculum calcistico del tecnico bianconero spiccano le ottime parentesi nella piccola realtà di Empoli e nella città di Napoli, alla corte di De Laurentis; esperienze diverse, segnate però da un lavoro continuo incentrato su un blocco di circa 15 giocatori. Allargando la prospettiva, la parentesi inglese nello scintillante prato di Stamford Bridge dimostra che i grattacapi in un top club sono molti, e lo stesso Sarri più volte è stato attaccato dalla stampa britannica con l'hastag "Sarriout"; semplici coincidenze che però disturbano il lavoro giornaliero, soprattutto quando un allenatore si ritrova impegnato su tre competizioni con una rosa composta da grandi campioni.

La stessa situazione che adesso si manifesta alla Juventus. Una squadra, quella bianconera, composta da grandissimi top player che ogni anno si uniscono ad altri futuri campioni capaci di far fare un salto di qualità notevole. Un vero e proprio tuffo nel vuoto per Sarri, ma si sa, non è tutto oro ciò che luccica, e il primo mini caso sembra essere già nella sua fase embrionale. Matthijs De Ligt, seduto in panchina durante la prima gara stagionale, è sembrato sorpreso dalla scelta della società, anche perchè, pur essendo consapevole dell'efficace tandem difensivo composto da Bonucci e Chiellini, l'ex Ajax si aspettava di scendere in campo, visto anche l'investimento importante che è stato fatto per strapparlo dai lancieri. Mi sento in primis di dire che Martuscello, ma soprattutto Sarri, abbiano fatto la scelta giusta, alla luce dell'importanza della sfida e dell'obbligo di partire con il piede sull'acceleratore; eppure qualcuno pensa già che nello spogliatoio bianconero i veterani stiano cominciando a dettare le regole senza guardare in faccia nessuno. 

Nell'anticipo di sabato sera la scelta della formazione titolare riuscirà a dare a tutti i tifosi altri spunti su cui ragionare, visto e considerato che il livello dell'avversario si alza, e anche Sarri sa bene che un'eventuale non vittoria potrebbe far scricchiolare qualche porta di sicurezza; presto per fare pronostici, ma il dilemma del sarrismo potrebbe allargarsi ancora di più, perchè un conto è gestire i campioni riuscendo a far entrare tutti nel progetto, un altro è quello di non essere in grado di coinvolgere tutti i componenti della squadra. Sotto il primo aspetto, l'ex tecnico bianconero Allegri si è dimostrato uno stratega perfetto, ma adesso a Torino è arrivato il maestro del bel gioco. Riuscirà il buon Maurizio a gestire una realtà più grande di tutte le altre messe insieme?