Mercoledì sera, al New White Hart Lane, il Milan si è regalato i quarti di finale della Champions League 2022-23, approdo che in epoche passate sarebbe stato un risultato minimo, ma che dopo 12 anni di assenza si può festeggiare come un gran bel traguardo. I tempi cambiano.

E' evidente che il passaggio del turno ha causato problemi gastrici a qualche tifoso avverso, plebeo o patrizio che sia. Da sempre, infatti, un buon sintomo del travaso di bile è l'intervento censorio in casa altrui. E mi spiego.

Nel mondo rossonero esistono due fazioni, Pioli is on fire e Pioli out, ma è una dialettica puramente interna al mondo milanista. Per carità, il pensiero è libero per sua natura e quindi, nulla vieta che un tifoso avversario, interista per esempio, si faccia un'opinione sull'argomento e magari intervenga. Tuttavia, se la virile e indignata filippica sul Pioli precocemente scaricato segue di pochissimo un bel successo rossonero, possiamo dedurne che il tifoso avversario autore dell'orazione in Verrem non abbia digerito il risultato del Milan o non abbia argomenti per aprire bocca e sminuirlo. Che si tratti di un avversario plebeo oppure di un patrizio, sì di una firma conosciuta del giornalismo, alla fine siamo sempre al sano e tradizionale travaso di bile.

Pioli è rossonero, nel bene e nel male, per cui lo critichiamo o difendiamo noi rossoneri. Gli altri sono liberi di intervenire, nessuno può impedirlo, ma il rosicamento è evidente. Speriamo che passi loro il malessere, visto che sono brave persone e nessuno gode nell'immaginarli mentre si contorcono fra le coperte per il blocco allo stomaco.

Lo sappiamo... lo sappiamo... era già pronto il pistolotto fustigatorio pieno di dolorose considerazioni sul mancato rafforzamento della squadra. E' stato solo messo da parte e, al primo scivolone, verrà tirato nuovamente fuori. Nessuno pensa che in estate sia arrivato Mbappé, ok? Per qualche giorno, tuttavia, i censori in casa d'altri dovranno mettere da parte l'argomento.

Accà nisciuno è fesso, almeno non è così fesso da credere che il Milan sia diventato di colpo il nuovo dream team del XXI° secolo né da credere che la società rossonera sia tornata a essere un modello di efficienza per tutto il mondo. Alla fin fine, se facciamo un bilancio parziale al 12 marzo, vediamo che il criticatissimo Simone Inzaghi ha portato a casa il suo titulo, la Supercoppa, mentre il Milan no. Il Milan, del resto, non è neppure in corsa in Coppa Italia, perché paga la gestione priva di criterio di Milan-Torino, tanto quanto a preparazione del match quanto a collocazione iniziale dei giocatori quanto ancora a cambi in corso. Una serata spiegabile solo nel contesto perverso del Black January 2023.

Il quarto di finale, in realtà, valeva molto in quanto rappresentava un introito complessivo di soldi pari, su per giù, ai premi per la vittoria della Supercoppa d'Italia e della Coppa Italia. E poiché senza soldi non si fa nulla, è stato di per sé un gran risultato. Non solo, ma un quarto di Champions è spendibile con gli sponsor e sul piano del marketing. E poi non dimentichiamo i punti per il ranking UEFA. Il Milan non ne ha tenuto conto per troppo tempo.

Maldini aveva dichiarato che l'obiettivo della società erano i quarti, ma dopo la recente qualificazione, ha buttato lì che le occasioni bisogna coglierle quando ci sono. Una frase sibillina, pronunciata a proposito dello Scudetto dello scorso anno, ma che aveva tutta l'aria di riferirsi alla Champions in corso. Ok, sembrava dire il dirigente, avevamo pensato che i quarti fossero un gran traguardo e, per giunta, non scontato, ma questo punto giochiamoci il tutto per tutto nell'attuale edizione.

Qui, tuttavia, dobbiamo fermarci a ragionare per intendere ques'affermazione cum grano salis. E spieghiamoci anche su questo punto. 

Dopo il match di Londra, Pioli ha affermato che gli piace pensare a uno sport in cui non ci siano traguardi impossibili. Il che ci riporta alla sconfitta contro la Fiorentina e al secondo tempo sbagliato dei rossoneri.

Il Milan giocava su un campo non agevole alla vigilia di un importante match di Champions, in cui ci si sarebbe battuti in trasferta sul filo del dentro-fuori. La classifica per la qualificazione alla prossima Champions era cortissima. Perché disprezzare la possibilità di assicurarsi un punto al Franchi? Semplice, perché il Napoli aveva perso contro la Lazio e, vincendo, il Milan avrebbe mangiato 3 punti ai partenopei. Il problema è che, per pensare in grandissima scala, il Milan ha lasciato anche il banale punto che avrebbe avuto senso su scala ridotta, quella del più ristretto orizzonte del 4° posto. E così facendo, si è anche precluso la possibilità di moltiplicare per 3 quel punticino.

In linea teorica, è certo vero che nello sport nulla è impossibile. Ma la fretta e l'orgasmo non devono mai offuscare la lucidità del ragionamento. Il Napoli ha ripreso a vincere con autorevolezza, mentre sarebbe stata necessaria almeno un'altra sconfitta seguita da un pareggio per rimettere in discussione la lotta per il titolo. A parte quello, nessun'auto di Formula 1 ha mai vinto un Gran Premio finendo contro il guard-rail e il Milan a Firenze ha pensato di fare 3 punti proprio finendo contro il guard-rail. Nel primo tempo, Italiano stava schiacciando il Milan, ma così facendo stava anche riducendo gli spazi per gli inserimenti dei suoi e, nel finale del primo tempo, erano stati i rossoneri ad avere due occasioni importanti. Sarebbe stato sufficiente avere la freddezza e, perché no, anche il coraggio di attendere il successivo calo viola. Prima o poi la squadra di Italiano avrebbe avuto bisogno di rifiatare, cribbio!

Spesso ci vuole più coraggio per attendere che per partire alla carica.

Maldini ha pienamente ragione nel far notare che, arrivati a questo punto, bisogna fare di tutto per prendere al volo il treno in transito. Ha l'esperienza di campo per sapere che certi treni potrebbero non ripassare per molto tempo. Fra un mese, non ci sarà nulla di male nel privilegiare l'incrocio dei quarti con l'avversario di turno, anzi sarà doveroso. Che sia il Real Madrid o il sorprendente Benfica oppure una delle italiane, i rossoneri dovranno giocarsi tutte le carte che la stagione gli ha servito. Nel farlo, dovranno considerare di non avere più in campo Baresi e Van Basten come ai bei tempi, ma dovranno fare quello che sanno e possono fare, non quello che vorrebbero essere capaci di fare.

E soprattutto, dovranno arrivare a disputare i quarti con una classifica che gli permetta di perdere qualche punto negli impegni di campionato contestuali a quelli di coppa. 

Sarà anche molto importante non lasciarsi sedurre dai mistici profeti dell'armiamoci e partite. Perché quando Arrigo Sacchi dice che il Milan a Londra ha attaccato, forse era sintonizzato su un altro canale. Gli vogliamo bene e ce ne dispiace, ma non ha detto una cosa corretta.

Pioli è stato bravissimo a bloccare il più possibile l'avversario a centrocampo, arretrando in difesa solo quando la pressione londinese si è fatta disperata. Ma le numerose occasioni sono venute perché il Tottenham si era sbilanciato. Sono arrivate in contropiede, magari in ripartenza se volete chiamare così il contropiede, ma comunque approfittando degli spazi lasciati dall'avversario. E lo ha fatto con efficienza, creando occasioni che, mercoledì sì, non sono state concretizzate per errori individuali. Pioli il suo lavoro lo aveva fatto e bene. Di fronte alla porta non c'è andato lui.

Insomma, nello sport è possibile alzare la soglia dell'impossibilità, a patto di non credere che basti volerlo perché ciò avvenga. Non basta pigiare sull'acceleratore, insomma, visto che potrebbe essere il modo migliore per uscire di pista.

In realtà il nostro vecchio amato Diavolo si trova nella situazione del saltatore in alto che, superata una bella misura, deve saltarne una superiore per rimanere in gara. Non sa se è migliorato al punto da poter superare i limiti ai quali si è arrestato in passato.

Nessuno può saperlo. Tutti vogliamo sapere se ce la farà, anche chi dovesse avere il mal di stomaco se il Milan avesse successo.