Tratto dal vangelo del Ras della Fossa: <Era la prima domenica del girone di ritorno dell'anno di grazia 1962, quando sullo stadio di San Siro il cielo di colpo si oscurò. Grossi nuvoloni neri cominciarono a scontrarsi e guizzarono le saette ed i lampi! Un caos pazzesco, un bordello tremendo. Improvvisamente, dalle nubi squarciate da due potenti mani, spuntò il crapino di Ibrahimovic: un bell'uomo (ehm, forse non proprio) sui quarant'anni (ok, 38 per essere precisi e non scatenarne le ire), con i capelli lunghi ed i baffetti da sparviero. Ibra puntò il suo indice tremendo sul terreno di gioco di San Siro e disse: Gianni Rivera, c**** guardi? “Ciappa” questo pallone e vai in giro per gli stadi italiani ad insegnare il calcio, intanto che io mi allaccio gli scarpini per venire a mostrarti come si fa>. 

In realtà, ce ne mise di tempo ad allacciarsi quegli scarpini il nostro Dio (no, non ho scritto male, è Ibra stesso a considerarsi e raffigurarsi come tale. L'avete certamente visto il suo ultimo post instagram). Furono necessari ben 42 anni perché venisse a insegnare calcio anche in Italia, 44 perché lo facesse principalmente a San Siro e quasi 48 perché vestisse per la prima volta la maglia del Milan. Il matrimonio coi rossoneri fu breve, ma intenso, e portò in dote al diavolo il diciottesimo scudetto, l'ultimo della sua gloriosa storia. Poi i due si separarono: Zlatan prese la via di Parigi, mentre per Lucifero si aprì una lunga e inarrestabile discesa negli inferi. 

Quest'inverno però, sprofondato nei bassifondi fin a raggiungere livelli quasi mai toccati ed esplorati prima d'ora, stanco, debole e nostalgico del passato, il diavolo ha cominciato nei confronti di Dio Zlatan un lungo corteggiamento, nell'estremo disperato tentativo di risollevarsi. Per un certo periodo è sembrato che gli sforzi non dovessero essere ripagati: Zlatan, infatti, un giorno masticava chewing-gums a scopo promozionale, mentre quello successivo, sdraiato su un materassino, lanciava palline colorate contro lo schermo di un Samsung. Insomma, faceva di tutto tranne che ricambiare l'interesse del suo ammiratore e gli appassionati rossoneri iniziavano a scoraggiarsi. Tra di loro, cominciavano a diffondersi sentimenti contrastanti: rabbia, frustrazione, disamoramento. Erano tanto stufi di ammirare la loro amata, l'oggetto dei loro umidi bagnati sogni, mentre seduta comodamente sul divano guardava 6Underground su Netflix, quanto Mogol e Battisti erano esausti di vedere la loro cara sorseggiare un'aranciata amara con l'espressione estasiata di chi ha raggiunto ogni traguardo nella vita (“Ma è un canto brasileiro”). 

Tuttavia, Satana, si sa, è un abile tentatore e così, trasformatosi per l'ennesima volta nel serpente del giardino dell'Eden, da abile Casanova, durante le festività natalizie ha riconquistato la sua pulzella con un colpo di coda. I due, infatti, salvo improbabili imprevisti, convoleranno nuovamente a nozze il 2 gennaio, soddisfando in buona parte gli appetiti dei seguaci luciferini e sancendo definitivamente la conclusione della telenovela calcistica invernale 2019-2020.

Quello che non è dato ancora sapere, però, è se questo matrimonio, il terzo connubio calcistico tra Dio e diavolo (contando anche quello tra Zlatan ed il Manchester United) andrà a buon fine. In questa vicenda di unione tra il bene ed il male, comunque, l'amore c'entra poco, certamente molto meno degli interessi. Le aspettative dei due amanti sono tante e diverse. Ibra, martellato dai ticchettii dell'orologio biologico nella testa e nelle gambe, ha ceduto alle lusinghe consapevole di non avere all'orizzonte altre possibilità di sistemarsi, se escludiamo il presidente del Monza, quel vecchietto perennemente arrapato con cui ebbe una storia una decina d'anni fa. Ha accettato l'offerta affascinato dall'ipotesi di essere sfoggiato, ancora una volta nella vita, come un trofeo, motivo di vanto ed orgoglio, dal marito diavolo. Del resto, ama troppo sentirsi desiderato e stare al centro dell'attenzione. Si nutre del desiderio degli altri nei suoi confronti.

Lucifero, invece, mostrandosi nelle uscite pubbliche al fianco della meravigliosa moglie, dal canto suo spera di riguadagnare il consenso dei suoi sostenitori, ormai sempre più flebile. Se questo accadrà, però, dipenderà totalmente da Zlatan, da come sbrigherà le faccende di casa e da come si atterrà agli obblighi coniugali.

Riportare entusiasmo tra i tifosi, ad ogni modo, non è l'unico obiettivo del Milan. Il diavolo ha deciso di unire le sue sorti a quelle della divinità svedese anche per altri scopi.
In primo luogo, la rosa composta da tanti giovani difetta di un leader carismatico dentro e fuori dal campo.
In secondo luogo, Ibra è stato preso anche per insegnare calcio, perché con la propria esperienza può fungere da esempio per i compagni, ed è proprio guardando il matrimonio da questo punto di vista, la prospettiva dalla quale osservano anche i seguaci del signore degli inferi, che sfido chiunque ad affermare che Zlatan non sia la persona giusta per assolvere a questi compiti.

Tutto è bene quel che finisce bene?
Dunque, felici e contenti finché morte (o per meglio dire, fine carriera) non li separi? Neanche per sogno, poiché tra gli obiettivi del diavolo, in teoria, figura anche quello di riguadagnare l'accesso alle competizioni europee.
Ecco, non è dato sapere con certezza se la dirigenza milanista abbia deciso di prendere Zlatan proprio per riagguantare la perduta dimensione europea, ma se così fosse: Houston abbiamo un problema! Vorrebbe dire che, agli occhi del diavolo, lo svedese appare ancora quello di dieci anni fa. Invece, il tempo passa per tutti e a 38 anni il meglio che si aveva da offrire atleticamente lo si è già mostrato. Zlatan, potenzialmente, è ancora capace di segnare gol con movenze tipiche delle arti marziali, o in rovesciata dalla trequarti campo, ma realisticamente parlando, ammesso e non concesso che non si infortuni, questo non avverrà con grande frequenza. Anche se la qualità del campionato italiano si è notevolmente abbassata nell'ultimo decennio, Ibra ha perso in mobilità e dinamismo e non si può pensare che replichi in termini realizzativi l'esperienza di Los Angeles, o che da solo possa risolvere i problemi della fase offensiva del Milan.
Tra l'altro, poi, di che Europa si tratta? Se si punta a riqualificarsi in Europa League già da questa stagione (target difficilissimo da centrare), aver rinunciato a parteciparvi in luogo dello scadente mercato estivo a cui tutti hanno assistito sarebbe un evidente controsenso. La Champions League invece, irraggiungibile quest'anno, senza pesanti investimenti guidati da brillanti idee, lo rimarrebbe anche l'anno prossimo, con o senza moltiplicazione dei gol e delle reti per miracolo divino di Zlatan (e con o senza trasformazione di Kessié nel nuovo Nocerino). 

A questo punto una riflessione sorge spontanea. Diavolo, dopo averlo sedotto e conquistato appena un anno fa, è veramente il caso di divorziare dal polacco Piątek alla prima crisi tra voi? Ѐ il caso di distaccarsene per tornare alla minestrina riscaldata? Ibrahimovic riuscirà davvero a riportarti serenità, oppure finirà anch'esso per perdersi nell'assenza di gioco della squadra, impotente e trascurato come il pistolero?


A mio avviso, il signore degli inferi pare essere tanto frustrato e confuso dalla pochezza di risultati ottenuti negli ultimi anni, da preferire di ritornare al passato, rinunciando, purtroppo, a combattere per un futuro più roseo. Perde così l'opportunità di rischiare il giusto, allontanandosi dai cattivi consiglieri come Boban e Maldini in favore di uomini più competenti, con una comprovata visione d'insieme, come per esempio il tedesco Rangnick. Un peccato, perché questo era il momento migliore per rischiare moderatamente, alzando notevolmente, però, la posta in palio.

In conclusione, questo matrimonio tra il bene ed il male s'avrà anche da fare, ma a me sembra che il diavolo stia sparando le sue ultime cartucce in tema di seduzione, quando era Ibra, in realtà, ad essere all'ultima spiaggia.