Le ansie della vigilia (comprensibili in virtù delle vittorie di Juventus, Napoli e Roma, in ordine cronologico) sono state fugate dopo soli 2 minuti.
Tanto è bastato a Patrick Cutrone per trovarsi di fronte a Cordaz (complice difesa non certo invalicabile) ed essere atterrato in area: rigore! 
Qualche minuto in più è servito invece a Mariani - e all'ormai inevitabile VAR (dovremo farci l'abitudine) - per decretare il colore del cartellino. Rosso!
Di colpo la partita è diventata più facile del previsto. Al gol di Kessié (al Milan un giocatore così manca dagli anni '90, intelligenti pauca), rispondono prima lo stesso Cutrone su assist di Suso (che bello vedere attaccare il primo palo, come un tale che adesso allena qualche chilometro più a Est) e infine proprio Suso su assist di Patrick.

Pratica chiusa in meno di trenta minuti, con modi spicci e arroganti che non si vedevano da un po'. Crotone che si fa pedagogo, dandoci tempo e spazio per imparare a gestire una situazione possibile di superiorità numerica, con linee schierate e in continuo divenire e un vantaggio da difendere attaccando. Contando che giovedì vi è comunque un ritorno da giocare, giocare con il pallone comodamente tra i piedi e senza stancarsi è stato fondamentale (sforato l'80% di possesso, record dal 2004-2005).

In definitiva, una "scampagnata" nella bella e afosa calabria di fine agosto, da squadra seria che non ha tempo da perdere. Bene la coppia centrale retta da Bonucci (aspettando Romagnoli). Bene Conti (un "cavallo" di razza). Da rivedere sia Locatelli (apparso in ansia) che Calhanoglu, il quale nonostante i molti palloni recuperati sembra un po' sacrificato "lì nel mezzo", citando il cuginastro Ligabue. Borini sputa sangue e suda, Patrick prima e Silva poi dimostrano di sapersi muovere bene, e dialogare altrettanto. Migliore in campo Franco Uragano Kessié, sempre in surplace. Mai domo.

Capitolo VAR: applicazione del regolamento quasi surreale, virtuale, con severità e inflessibilità da videogioco. Paga senz'altro lo spettacolo, ma non dovrebbero esserci più grossi problemi (condizionale è d'obbligo, è sempre l'uomo-arbitro a valutare, nonché deciderne limiti e modalità di applicazione). Parere/speranza personale: è il primo e ultimo anno del VAR.

Tre le note positive che esulano un minimo dalla partita in specie: Montella si volta verso una panchina e finalmente la vede lunga e all'altezza, in grado di regalare soluzioni tattiche e moduli diversi, anche in corso di partita. 
Il morale, di conseguenza, sembra meno depresso: tutti puntano all'unico obiettivo ricordato dal neo capitano Bonucci giovedì sera (in quest'ottica, il repulisti quasi totale della rosa sembra fondamentale), con la consapevolezza che ci sarà spazio per tutti. E si lotta fino al minuto '94
Punto 2: la percezione concreta e quanto mai reale è (con tutte le cautele del caso) quella di poter disporre a nostro piacimento - con educata arroganza - di quelle 12-13 partite in cui, sulla carta, non dovrebbe esserci storia. La variabilità tattica di cui sopra si riflette (punto 3) anche in una quasi "scelta impossibile" su chi debba battere i calci da fermo, sui quali finalmente torniamo ad essere pericolosi (niente più calci d'angolo che colpiscono il primo uomo in barriera di Hondiana memoria, né tantomeno diretti in porta, ma tristemente morti sull'esterno della rete alla Deulofeu). Che sia Cahla, o Suso, o Jack, o Rodriguez, o Biglia a battere, quest'anno sulla carta saremo pericolosi. Idem dal dischetto, si spera: Kessié, Biglia, RR, Cahla, Silva, lo stesso Bonucci non sono Niang.

Se l'anno scorso il nostro problema è stato (specie nella prima metà) il vincere partite quasi senza sapere come, quest'anno sembra essere quello di scegliere il modo migliore.
Che parlino pure, noi (in silenzio) continuiamo a lavorare... ancora una volta: intelligenti pauca.