Ieri sera, il Milan è sceso in campo sapendo di contare su un vantaggio obiettivo, quello di rimanere 1° in classifica anche in caso di pareggio. Sapeva anche, tuttavia, che tale vantaggio era un jolly che poteva essere giocato una sola volta e che poteva annullarsi in caso di sconfitta. Il gol dell'ex-interista Faraoni, pertanto, nell'ultima fase del 1° tempo, ha rischiato concretamente di bruciare la carta matta nelle mani dei rossoneri, consegnando all'Inter l'abbrivio della corsa scudetto. Per questo motivo, in svantaggio a pochi secondi dalla fine della prima fase, qualunque milanista avrebbe giocato quel jolly e sottoscritto il pareggio, se gliene fosse stata offerta l'occasione. Quando Leao, però, ha letteralmente aggirato lo schieramento veronese con azione personale dalla mancina, Tonali ha messo dentro la sfera, per cui ogni tifoso rossonero ha ricominciato a pensare alla vittoria.
Tudor aveva provato a innervosire il Milan facendo un po' di aja toro.
E' evidente, infatti, che se parli di una squadra prima in classifica come team da 3° posto, stai agitando la muleta come un matador fa in una plaza de toros. Il tecnico scaligero, ancora in corsa per un posto in Conference League, contava di irritare gli avversari per far sì che l'emozione oscurasse il raziocinio. Ci stava.
L'ambiente era ostile al Milan, come da tradizione e come testimoniavano le minacce sui social per i tifosi rossoneri che avessero ostentato simboli di fede calcistica al di fuori del settore riservato agli ultrà.

Non contribuiva a rasserenare l'ambiente la designazione di Doveri che, statistiche alla mano, non dovrebbe essere considerato ostile al Milan, ma che, nei momenti che contano, ha dato l'impressione di essere una designazione più favorevole ad altre squadre. Un arbitro può sfavorirti anche non fischiandoti contro, se la sua fama è sinistra e la sua sola presenza ti fa innervosire. Nel 1990, Lobello era un arbitro considerato poco gradito, per usare un eufemismo, dalla società A.C. Milan. Di fatto, i rossoneri lo avevano ricusato. Designarlo fu di per sé una decisione che alterò l'equilibrio del match.
Questa volta, le cose sono andate bene perché, a differenza che nel 1973 e nel 1990, quando Verona fu fatale davvero, i rossoneri non erano reduci dalle battaglie di coppa (a Salonicco, contro il Leeds in finale di Coppa Coppe, e a Monaco, contro il Bayern nella semifinale di  Coppa dei Campioni). Ieri i rossoneri avevano preparato bene la partita e sono riusciti a controllare il nervosismo.

Sullo 0-0 Doveri ha annullato un gol di Tonali per fuorigioco millimetrico, ma effettivo, dello stesso Tonali. I rossoneri, mentalmente freschi, non hanno reagito in maniera isterica e questo ha consentito loro di continuare ad avere un rapporto collaborativo col direttore di gara. Hanno però sentito la delusione e, dopo aver mancato un gol fatto con Calabria, si sono eclissati. Per una decina di minuti, hanno consentito al Verona di far circolare la palla indisturbato con inserimenti in verticale, molto efficaci per l'ottimo gioco senza palla degli avversari.
A pochi minuti dalla fine, in seguito a una percussione sulla fascia, andava in gol l'ex-nerazzurro Faraoni. Sul gol anche Maignan era poco reattivo, visto che rimaneva a metà strada su un cross non elementare da prendere, ma comunque prevedibile nella traiettoria.
La preoccupazione rossonera durava quella manciata di minuti che portava al descritto pareggio di Tonali.

Nella ripresa, era il Verona ad attaccare a fondo, visto che era obbligato a vincere per restare in corsa per la Conference League, data la vittoria a La Spezia dell'Atalanta. Era una mossa rischiosa da parte del tecnico gialloblu. Tudor, in effetti, non riusciva a sorprendere i rossoneri, ma... sorprendeva sé stesso mandando al raddoppio Tonali, sempre su azione di Leao.
Il Milan controllava consumando un po' di sudore
, soprattutto con Calabria, che nel primo tempo aveva visto le streghe e continuava comunque a soffrire parecchio anche nel secondo. Era, però, una fatica onorevole, in quanto il Verona, pur giocando molto bene, non costruiva palle gol clamorose.
Pioli, molto molto molto sul pezzo, toglieva gli stanchi Giroud e Saelemaekers poco dopo il quarto d'ora per immettere i vogliosissimi Rebic e Messias
(che avrebbe spedito sulla traversa un'ottima occasione in contropiede). Riequilibrava il centrocampo qualche minuto dopo con Bennacer, che rilevava un valido Krunic. E nel finale, intuiva che si poteva ricavare molto dall'esperienza di Florenzi, seppure l'esterno non fosse al 100%. Entravano, infatti, Ibra e proprio Florenzi, che siglava il gol dell'1-3 con un diagonale basso da destra verso sinistra.

Al fischio finale, tirando le somme, il Milan scopriva non solo di avere ancora il jolly a disposizione, ma che quella carta aveva acquistato un altro po' di peso, visto che le giornate da disputare ora sono solo due. Il jolly resta comunque una carta da giocare una volta sola e che può essere sempre annichilita da una sconfitta. Florenzi, che la sa lunga, lo ha fatto capire nel corso delle interviste finali.

Il prossimo impegno del Milan resta più difficile di quello dell'Inter. Sia il Cagliari (lotta salvezza) che l'Atalanta (qualificazione alle coppe europee) hanno motivazioni da spendere. Il Cagliari conta sul fattore campo, ma l'Atalanta conta proprio sul fattore trasferta, avendo reso in questa stagione più fra le mura ostili che fra quelle amiche. E il Milan, finora, ha fatto più fatica a San Siro, dove riceverà i bergamaschi. Tuttavia, l'Atalanta dal punto di vista tecnico è un'altra cosa rispetto ai sardi. Poi si sa che le variabili in campo sono troppe, perché i pronostici possano avere un valore che vada oltre la probabilità.
Di certo, possiamo dire che Verona non è stata fatale e non è stato al Bentegodi che si è deciso il titolo.
Ciò è ormai acquisito agli atti.
Semmai, il Diavolo ha alzato ulteriormente il prezzo della propria pellaccia, come aveva fatto già domenica scorsa contro la Fiorentina. E se, forse, quella pellaccia finirà nella teca di un cacciatore, quel cacciatore se la dovrà sudare. Come del resto se la sta sudando. 
E' già un risultato per una squadra, quella rossonera, data per spacciata certa contro un avversario, l'Inter, già considerato certo vincente.

E, per concludere, torno un attimo solo sulla storia del passaggio di proprietà a Investocorp o a Red Bird oppure... au diable vauvert: spero solo che non distragga la squadra dalle cose serie, ovvero dal campo.