Una volta esisteva il classico "diario degli errori", quello in cui ciascuno di noi scriveva eventi e circostanze oscure, macchiate dalla presunzione e dalla frenesia più acuta. Potevi citare situazioni banali, errori grossolani o più semplicemente desideri che non erano andati a buon fine; il tutto, se accettavi le regole del gioco, si concludeva con un nulla di fatto, ma almeno, chiuso nella tua stanza, potevi trovare il giusto antidoto per ripartire al meglio e reagire allo schiaffo subito nel passato.

In un mondo radicalizzato sull'economia e sulla voglia di affari, lo strumento diario ha perso la propria identità, ma a distanza di qualche anno fa bene ogni tanto racchiudere le ingenuità in un insieme perfetto, ricco di delusioni e mancati progressi. All'interno di questo cerchio si trova proprio l'Inter di Spalletti, animata da quel senso di incompiuto che percuote la fredda aria della realtà industriale milanese. Una squadra, quella dei nerazzurri che presenta elementi dotati di buona tecnica, ma carenti nell'aspetto mentale, arma in grado di trasformare le paure dell'attesa in vittorie gloriose, uniche e portatrici di felicità.

Si è visto questa sera a Verona in una sfida importantissima in chiave Champions League, per allungare il passo sulle inseguitrici, ma soprattutto per sfruttare il crollo casalingo del Milan ad opera della Fiorentina. Insomma, una partita da rispettare e da gestire nei minimi dettagli per portare a casa 3 punti e prepararsi al meglio alla battaglia di mercoledì prossimo contro il Napoli. Invece, come ormai siamo abituati, al momento di spingere l'acceleratore l'Inter preme contemporaneamente freno e frizione.

IL RACCONTO DEL MATCH 

Pronti via e il Chievo di Di Carlo comincia a pressare la difesa di Spalletti che con De Vrij e Skriniar riesce a tenere botta anche grazie al ripiegamento difensivo di Marcelo Brozovic, pilastro in mezzo al campo. Il primo tiro verso lo specchio della porta è proprio ad opera clivense grazie a Meggiorini, che prova a sorprendere un attento Handanovic dopo neanche un minuto di gioco. Passate le prime titubanze, l'Inter riesce a gestire la palla in modo più sicuro e si presenta dalle parti di Sorrentino con trame di gioco complete e difficili da arginare; proprio il portiere salernitano si esibisce in un prodigioso intervento su Mauro Icardi, abile a sfruttare un assit prefetto di Danilo D'ambrosio.
Nella fase calda del primo tempo, con un Chievo inabissato nella propria metà campo, i nerazzurri riescono a passare in vantaggio al minuto 39 grazie ad un taglio preciso di Ivan Perisic, che brucia un incolpevole Sorrentino.
Il primo tempo si conclude sul punteggio di 0-1 e con un'occasione sprecata da Joao Mario a porta vuota.

Nel frattempo sul Bentegodi cala il classico gelo natalizio e imperversa un'atmosfera surreale soprattutto per i padroni di casa, vogliosi di poter tornare in partita. E il tempo premia i clivensi, anche perché l'Inter continua a sciupare numerosi contropiedi e fallisce il raddoppio nel nome del suo capitano, bloccato sul più bello dall'ennesimo intervento mostruoso di Stefano Sorrentino, protagonista indiscusso del match. I minuti passano, il sudore sulla pelle si trasforma in paura e gli incubi dei tifosi tornano a navigare sul mare di Verona, se vogliamo regalare un po' di umorismo. E si arriva al 92esimo minuto con una spizzata perfetta di Stepinski e un pallonetto da favola di Pellissier, abile ad inserirsi tra Skriniar e D'ambrosio e a battere nell'uno contro uno Samir Handanovic.
Fine dei giochi, l'Inter si arresta a Verona e accorcia il vantaggio dalla Lazio, vittoriosa nel lunch match contro il Cagliari di Maran.

DA ADESSO VIETATO SOGNARE.

Una delle caratteristiche del popolo nerazzurro è la capacità di saper sognare, per distaccarsi dalla realtà, ma soprattutto per la voglia di stupire portata avanti dal blasone e dalla forza del club. Ma con questa squadra, ogni meccanismo che si discosta dalla realtà è proibito, anche perché l'Inter di questa stagione si è dimostrata una squadra in grado di regalare gioie davanti alla folla del Meazza e di cadere nel baratro illogico dello sport nelle trasferte. Molti iniziano a puntare il dito contro la prima persona che capita, ma il problema principale è che i nerazzurri non hanno un briciolo di mentalità vincente; una squadra affermata e vogliosa avrebbe sicuramente chiuso la partita cercando la conclusione in porta, al posto dell'inutile fraseggio di centrocampo.
E poi, in ultimo, il senso di incompiuto si nota anche nella figura di Zhang che, durante la classica cena aziendale, afferma senza mezzi termini: "schiacceremo tutti, in campo e fuori. Siamo in netta crescita e tanta gente vuole venire da noi". Parole dirette che rischiano di essere portate via dal vento anche perchè la realtà dei fatti vede un'Inter fuori dalla Champions e lontana centinaia di chilometri dalla Juventus non tanto per nomi, ma per concentrazione e mentalità. Forse è il caso di tacere e iniziare a programmare il futuro con investimenti importanti perché il popolo nerazzurro mette in campo la passione, ma vuole essere ricompensato a dovere. E questi regali tanto attesi e discussi alla fine non sono mai arrivati.