La vittoria ottenuta in settimana contro i Campioni d’Europa del Chelsea rilancia le ambizioni della Juventus, chiamata, nell’ultimo turno di campionato prima della sosta per le nazionali, a prendersi anche il derby per dimostrare al resto delle contendenti che il brutto avvio di stagione è definitivamente alle spalle. Per il momento, la fiducia crescente nei tifosi non sembra particolarmente condivisa dagli opinionisti di stampa e televisioni, secondo i quali la vittoria europea dello scorso mercoledì, è arrivata grazie ad un modo di giocare superato, improntato su catenaccio e contropiede, che probabilmente non potrà essere replicato nelle altre partite, a cominciare da questa contro il Torino. Il pensiero dei tifosi, o almeno di una buona parte di essi, è che la Juventus abbia saputo ben indirizzare la partita contro la formazione guidata da Tuchel, impostandola su un piano a lei più congeniale nel confronto con l’avversario, mostrando in campo una grande solidità difensiva senza per questo rinunciare a proporre anche notevoli spunti in fase di possesso palla. La sensazione che si coglie dall’immediato post Chelsea, è che da qui in avanti la squadra di Allegri saprà interpretare le partite che verranno a seconda delle necessità, mantenendo come punto fermo quella che sembra essere una ritrovata capacità di gestire la fase difensiva e sfruttando al meglio le caratteristiche della rosa per trovare, di volta in volta, le soluzioni più adatte. Come sempre, l’unica risposta spetta al campo. A cominciare da quello del vecchio stadio Comunale, ormai pronto per accogliere Torino e Juventus.

Rispetto alla formazione proposta in coppa, per la sfida al Torino Allegri sceglie di fare ricorso ad alcune rotazioni. In difesa, il tecnico concede un turno di riposo a Bonucci. Saranno De Ligt e Chiellini al centro con Danilo e Alex Sandro sulle due fasce a comporre il pacchetto arretrato a protezione della porta difesa da Szczesny. A centrocampo, tocca a McKennie prendere il posto solitamente di Bentancur e formare con Locatelli la coppia centrale. Bernardeschi torna ad agire lungo la corsia di destra, mentre dalla parte opposta, Allegri conferma ancora la sua fiducia in Rabiot. In attacco, Kean dovrà proporsi nelle vesti di riferimento centrale accompagnato da Chiesa, con quest’ultimo libero di cercare le zone di campo più adatte per sprigionare la sua azione dirompente. Dall’infermeria tornano disponibili Arthur e Kaio Jorge che prendono posto inizialmente in panchina.
Il Torino di Juric, reduce da un convincente avvio di stagione, ancora privo di Belotti e senza nemmeno Marko Pjaca, fino a questo momento uomo in più per la squadra granata, si presenta sul prato di casa schierando Milinkovic Savic tra i pali protetto dalla classica linea a tre proposta dal tecnico croato e formata in questa occasione da Zima, Bremer e Rodriguez. Singo e Aina gli elementi chiamati a muoversi lungo le fasce, mentre la zona centrale del campo è affidata a Pobega e Mandragora. Sulla trequarti, spazio a Brekalo e Lukic che avranno il compito di supportare Sanabria, unica punta dello schieramento granata.

Dazn offre un'immagine fluida e di buona qualità che non presenterà mai alcun tipo di problema per tutta la durata dell'incontro, consentendo al sempre apprensivo tifoso davanti alla tv di rivolgere la sua attenzione soltanto su quanto accade in campo. Pardo accoglie i telespettatori con un’introduzione in cui, tra “scontro di classe”, “tremendismo” e “cuore granata”, sfodera tutto il campionario retorico che da sempre accompagna questa partita. Nel momento in cui le due squadre, vestite nei loro tradizionali colori, fanno il loro ingresso in campo, il vecchio Stadio Comunale, oggi intitolato al Grande Torino, presenta una buona cornice di pubblico, tra cui spicca anche un’importante rappresentanza di tifosi bianconeri sistemati all’interno del settore ospiti.

Fin dal fischio d’inizio comandato dall'arbitro Valeri, la partita scorre su ritmi importanti. È la Juventus a cercare per prima di prendere per mano il derby e di condurlo attraverso binari a lei più favorevoli. Arrivano presto le prime occasioni per sbloccare il risultato. De Ligt, altissimo in marcatura su Sanabria, sradica con un intervento perfetto il pallone dai piedi dell’attaccante granata e innesca la progressione di Moise Kean. Lanciata in velocità, la punta salta secco Bremer e, dall’interno dell’area di rigore, lascia partire un diagonale di destro che termina la sua corsa a lato del palo. Ancora la Juventus, nel giro di pochi minuti, costruisce una nuova occasione da gol. Questa volta è Chiesa, da una zona centrale, ad avviare l’azione con un lancio di prima intenzione che taglia il campo e trova sulla sinistra Rabiot. Il francese in progressione ha la meglio su Pobega, entra in area e, nonostante la posizione favorevole anche per la conclusione diretta, sceglie di mettere un pallone forte e radente al centro dell’area. Rodriguez anticipa Kean ma non riesce a spegnere il pericolo. La palla, sporcata dal tocco del difensore svizzero, rimane nella piena disponibilità di McKennie che irrompe in area. L’americano ha il tempo e lo spazio per coordinarsi per la battuta a rete ma, incredibilmente, non riesce a centrare la porta da una decina di metri.
Il Toro soffre il forte avvio della Juventus, trovandosi costretto a rinunciare ad impostare l’azione da dietro e affidandosi al rilancio profondo del portiere. L’indicazione viene dallo stesso Juric per allentare la pressione bianconera e concedere alla sua squadra il tempo necessario per entrare in partita. Un tiro alto di McKennie, da buona posizione, attorno al decimo minuto, segna la conclusione dell’iniziale predominio bianconero. Da quel momento in avanti nella partita c’è anche il Torino, che inizia a proporsi in avanti con maggiore insistenza. La squadra di Juric riesce a superare il momento di difficoltà trovando nella pressione continua dei tre centrali difensivi su Chiesa e Kean la chiave per interrompere la manovra bianconera e spostare la partita nella metà avversaria. I padroni di casa si affacciano per la prima volta dalle parti di Szczesny con un colpo di testa di Lukic che scivola sul fondo procurando un piccolo spavento nei tifosi juventini. La regia regala un’inquadratura del palco che ospita la dirigenza bianconera. Nedved segue con molta attenzione lo svolgimento della gara. Il suo volto tradisce una certa tensione.
Il buon Pardo riversa un incessante fiume di parole nella testa del tifoso. Cronaca della partita, commenti, aneddoti, curiosità e statistiche. Il telecronista spara a raffica molte più nozioni di quante una persona sia in grado di assimilarne. Intorno alla mezz’ora, nella testa del tifoso compare l’immagine di un vaso colmo d’acqua che una generosa fontana continua a riempire senza sosta. Inevitabile dunque prendersi una pausa da quella inesauribile sorgente di parole disattivando l’audio almeno per qualche minuto.
Nella parte centrale del primo tempo è la Juventus a mostrare alcune difficoltà. Risalta l’assenza di un punto di riferimento verticale, in grado di venire incontro al portatore di palla, ricevere il passaggio e giocare il pallone in fase offensiva. Il compito, solitamente affidato a Morata e svolto con successo da Bernardeschi contro il Chelsea, questa volta spetta a Kean. L’attaccante italiano ha però caratteristiche differenti. Nonostante una struttura fisica importante, fa ancora fatica a gestire il pallone spalle alla porta con l’avversario in pressione. Con due punte più portate, per naturale inclinazione, a cercare lo scatto profondo e puntare la porta, le linee di passaggio della manovra juventina divengono facilmente controllabili dalla difesa granata. Bernardeschi, schierato di nuovo sulla destra, evidenzia le solite difficoltà che da sempre esibisce in quella zona del campo, nella quale inspiegabilmente continua ad essere impiegato. Trasmette una generale sensazione di “scomodità” nel controllo del corpo e nella gestione della palla che lo induce a prodursi sempre in un tocco di troppo e a impiegare almeno un attimo in più del necessario per completare la giocata, facilitando di conseguenza l'intervento in chiusura della squadra granata. A centrocampo, McKennie, nonostante le occasioni avute in avvio, si rende protagonista di una partita abbastanza anonima e confusionaria, nella quale offre poco in termini di contrasti e di palloni recuperati, senza nemmeno compensare offrendo qualità in fase di impostazione. Per gran parte del primo tempo, Locatelli si ritrova quindi da solo a gestire la parte centrale del campo. L’impressione che lascia l’americano è quella di essere un giocatore più offensivo, più da inserimento piuttosto che un centrocampista classico. Sorprende la scelta di vederlo impiegato in una mediana a due nella quale non sembra trovare i necessari punti di riferimento.
Nell’ultimo quarto d’ora del primo tempo il Torino vive il suo momento migliore. Occupa stabilmente la metà campo avversaria, trovandosi però di fronte un muro impenetrabile di maglie bianconere che tengono la manovra granata al limite dell’area senza concedere nessuna occasione per impensierire Szczesny. Guidata da Chiellini, la linea difensiva juventina offre una sensazione di grande solidità. Il Torino prova dalla distanza, con un sinistro di Mandragora che impegna Szczesny nella respinta, e con alcuni cross che però si infrangono inesorabilmente contro il muro juventino. Un contropiede iniziato da Chiesa, condotto da Kean e concluso da Locatelli con un tiro deviato in angolo da Bremer, rappresenta l’ultima azione di un primo tempo equilibrato, in cui ad un ottimo inizio della Juventus, ha fatto seguito un buon momento del Torino, che ha trovato nell’intensità e nella pressione costante sui due attaccanti avversari le chiavi per tenere in bilico l’incontro.
La prima frazione di gara si conclude quindi senza recupero e senza reti. Le solite chat che accompagnano l’intervallo esprimono dubbi sulle scelte iniziali operate da Allegri. A convincere poco è la posizione di Bernardeschi, tornato a recitare, dopo la bella prestazione di coppa, un copione nel quale non riesce a ritrovarsi, e l’impiego di due punte in grado di andare in profondità senza però fornirle del supporto di Cuadrado e di Bonucci, le due catapulte capaci con i loro lanci di creare tracce pericolose nelle linee difensive avversarie.

Al rientro in campo, la Juventus presenta la prima novità tattica. Cuadrado rileva Kean, che pure, nonostante la partita difficile, non era dispiaciuto al tifoso davanti alla tv. Il colombiano si sistema sulla fascia destra, mentre Bernardeschi torna ad occupare la zona centrale dell’attacco bianconero. L’avvio di ripresa offre, fin dai minuti, l’impressione che il Torino abbia lasciato molto sul campo, nella prima parte di gara, in termini di agonismo e dispendio fisico. La Juventus prende in mano il controllo della partita. Bernardeschi nella nuova posizione, pur senza regalare giocate straordinarie, sale di rendimento. Viene incontro al portatore di palla, riceve il passaggio, protegge e smista per i compagni. Rappresenta l’anello di raccordo che era mancato fino a quel momento alla manovra. La mossa di Allegri disinnesca il pressing dei granata. La Juventus mostra ora sul campo una trama di gioco pulita e fluida, capace di aggirare senza troppe difficoltà la pressione avversaria. La partita si sposta nella metà campo del Torino e lì rimarrà fino al novantesimo.
Sale di livello la prestazione di Alex Sandro che, con il passare dei minuti, si impadronisce della fascia sinistra, proponendosi sempre più spesso in appoggio alle azioni d’attacco. Sulla testa del terzino, capita la prima grande occasione da gol del secondo tempo. Sul solito cross perfetto di Cuadrado, il brasiliano irrompe nell’area granata sfuggendo al controllo di Bremer e Pobega. Il colpo di testa è però centrale. Nonostante la distanza ravvicinata, Milinkovic Savic riesce a deviare in calcio d’angolo con un grande riflesso. Anche Chiellini offre con crescente continuità supporto all’azione offensiva. Nasce proprio dal capitano bianconero un’iniziativa conclusa da Cuadrado con un tiro che costringe il portiere avversario ad esibirsi in una bella presa in tuffo.
Juric cerca di restituire vigore ad una squadra in difficoltà operando le prime sostituzioni. Lasciano il campo Aina e Lukic, rimpiazzati da Ansaldi e Linetty. Il copione della partita però non cambia. E’ la Juventus a giocare costantemente in avanti pur non riuscendo a capitalizzare la supremazia evidente anche a causa di alcune scelte di difficile comprensione. McKennie smarcato in area da un cross di Alex Sandro, da buona posizione e con tutto il tempo a disposizione per prendere la mira e calciare, sceglie invece un incomprensibile cross verso il centro che vanifica un’importante occasione da rete per la disperazione di Allegri, confortato da Bonucci in panchina.
La Juventus disegna belle azioni coinvolgendo quasi tutti gli uomini in campo. Particolarmente attiva la parte sinistra dello schieramento di Allegri, dove Alex Sandro e Rabiot propongono diverse iniziative. Da uno scambio tra i due, nasce una potenziale opportunità per Locatelli, il cui destro dal limite dell’area finisce alto sopra la traversa.
Juric interviene ancora sulla sua formazione richiamando Sanabria, cancellato dal campo da De Ligt. Al posto dell’attaccante, l’allenatore croato inserisce Baselli con il chiaro scopo di rinforzare gli argini. Sembra il cambio di un tecnico consapevole di non poter più chiedere alla sua squadra alcuno sforzo offensivo e che si rende conto che le possibilità migliori risiedano nella difesa di un punto che sarebbe comunque importante.

Arriva anche per Allegri il momento di intervenire. A dieci minuti dal termine, il tecnico richiama in panchina Bernardeschi e inserisce Kulusevski. Lo svedese mostra fin dai primissimi tocchi grande confidenza con il tema della partita, regalando alla squadra il salto di qualità forse decisivo. Offre il suo fisico e la sua tecnica nella rifinitura della manovra. Spalle alla porta riceve palla, la protegge dall’assalto di Bremer e con un tocco di sinistro lancia Rabiot in campo aperto contro Zima. Il francese supera il difensore con una progressione irresistibile, entra in area ma invece di calciare verso la porta, sceglie ancora una volta l’assist al centro dell’area. Chiesa arriva con un attimo di ritardo all’appuntamento con il pallone.
Quando mancano meno di cinque minuti al novantesimo, il derby trova finalmente la strada di casa e si colora di bianconero. E’ Alex Sandro ad avviare l’azione che risolve l’incontro. Dalla fascia sinistra, il terzino brasiliano serve Chiesa. L'attaccante controlla il pallone, si gira verso la porta e trova una traccia che smarca Locatelli al limite dell'area. Il centrocampista ha l'occasione per cambiare la storia della partita. Non la spreca. Dal limite dell’area, con un tiro di interno destro, manda il pallone nell'angolo lontano, fuori dalla possibilità di intervento di Milinkovic Savic proteso in un tuffo disperato. La palla bacia il palo e termina la sua corsa in fondo alla rete. È il gol che decide la partita. Locatelli corre ad esultare sotto l'angolo di stadio che ospita i tifosi bianconeri. Arrivano di corsa anche Bonucci e Pinsoglio, che guidano in quella zona di campo anche il resto della panchina, regalando ai tifosi una bella immagine di gioia collettiva. Una nuova inquadratura del palco che ospita la dirigenza juventina, mostra un Nedved appena più rilassato che addirittura si concede un piccolo sorriso. Rapida ripresa anche del palco granata, sul volto di Cairo è calata la notte.
Ormai a ridosso del recupero, Allegri concede a Kaio Jorge i primi minuti nel calcio europeo. L’attaccante prende il posto di Chiesa. Il giovane brasiliano esibisce subito una grande confidenza con il pallone, servendo con un tocco di prima intenzione, direttamente da un rilancio della difesa, la corsa di Kulusevski. Lo svedese all’altezza del vertice destro dell’area di rigore, rientra su Zima e calcia con il sinistro verso la porta. Il palo gli nega il gol del raddoppio.
La Juventus chiude la gara nella metà campo avversaria, raccogliendo angoli e calci di punizione e riuscendo a conservare il possesso della palla senza correre nessun tipo di rischio. Per tutta la ripresa il Torino non è stato mai in grado di portare pericoli alla porta di Szczesny, limitando il suo gioco d’attacco ad alcuni lanci facilmente catturati dai difensori bianconeri.
Allo scadere dei quattro minuti di recupero concessi, il triplice fischio di Valeri dichiara concluso il derby torinese. Dopo quella ottenuta contro il Chelsea, la Juventus trova un'altra vittoria per 1-0. Un risultato che interrompe la lunghissima striscia di partite consecutive in cui la squadra ha subito gol in campionato. Come nella partita contro gli inglesi, la squadra di Allegri ha esibito una ritrovata solidità difensiva, esaltata dall’ottima interpretazione offerta da parte del pacchetto arretrato.

La Juventus conclude dunque nel migliore dei modi un mese ricco di impegni, riuscendo ad arrivare alla sosta per le nazionali offrendo la sensazione di essere riuscita a correggere la rotta dopo il difficile avvio di stagione. Quanto andato in scena sul campo del vecchio Stadio Comunale, sul quale la Juventus si è presa una vittoria meritata, per quanto risicata nel punteggio, lascia nei tifosi la sensazione che la fiducia nella squadra, cresciuta dopo la partita contro il Chelsea, abbia di nuovo alla sua base solide fondamenta.