È tornato il derby di Sheffield

Secondo una leggenda, Sheffield, “la città dell’acciaio”, fu costruita su sette colli esattamente come Roma. E se Roma ha dato origine ad uno dei più grandi imperi mai esistiti, Sheffield ha dato origine al calcio, il nostro calcio. Sì, perché proprio lì, il 24 ottobre 1857, venne fondato il club di calcio più antico al mondo, lo Sheffield Football Club. Ma la “più brutta città del mondo antico” (secondo George Orwell) ha partorito altri due club: lo Sheffield United e lo Sheffield Wednesday.

Il derby tra Sheffield United e Sheffield Wednesday non è paragonabile per prestigio al derby londinese tra Arsenal e Tottenham o a quello di Manchester, eppure questa rivalità, iniziata in tarda epoca vittoriana, è universalmente riconosciuta come una delle più accese d’Oltremanica. Bene, quest’anno abbiamo il privilegio di rivivere questa grande classica del calcio inglese, grazie alla promozione dello United in Championship e al fallito ritorno del Wednesday in Premier League.

Entrambe le tifoserie sono rimaste fedelissime nonostante la prolungata assenza dal campionato dai piani alti del football: nell’ultima stagione, Hillsborough (stadio del Wednesday) ha registrato una media di oltre 27.000 spettatori, mentre a Bramall Lane (stadio dello United) si è arrivati quasi a 22.000, nonostante i due club mettano assieme appena cinque titoli nazionali, l’ultimo dei quali nel lontano 1930. Il derby di Sheffield non ha implicazioni politiche o religiose e non si basa su alcuna lotta di classe tra borghesia e proletariato: il tifo per l’una anziché l’altra si tramanda di padre in figlio, di quartiere in quartiere. La rivalità cittadina coinvolge tutte le fasce sociali, inclusa la working class, in passato massicciamente impiegata nell’industria dell’acciaio. Il legame con l’industria siderurgica è sempre stato indissolubile: basti pensare che il primo nomignolo affibbiato al Wednesday fu “Blades”, poi passato a indicare lo United, e che i tifosi della squadra più antica apostrofarono gli ultimi arrivati con l’appellativo di “Pigs”, in riferimento al pig iron, la ghisa, meno pregiata rispetto all’acciaio puro.

Anche se divise da un reciproco odio, le due rivali hanno un capostipite comune. Tutto ha avuto inizio all’Adelphi Hotel (oggi demolito): qui sono stati fondati lo Sheffield United Cricket Club (1854) e la costola calcistica del Wednesday (1867), così chiamato perché i suoi giocatori avevano il mercoledì come unico giorno libero. Sul finire del secolo, l’avvento del calcio professionistico in Inghilterra cambiò per sempre il corso della storia: il Wednesday, che aveva aderito per scongiurare la diaspora dei suoi calciatori migliori, cercò un nuovo campo da gioco. Il comitato di gestione di Bramall Lane, lo stadio dello United che nel frattempo aveva aperto i battenti al calcio, pretendeva una percentuale esorbitante sugli incassi delle partite e rimase a mani vuote. I consiglieri intuirono che il solo cricket non sarebbe bastato a garantire introiti sufficienti e decisero di creare una squadra di calcio tutta nuova, e uno dei più appassionati sostenitori dell’iniziativa fu Charles Clegg, divenuto noto come il “Napoleone del football”, presidente dello United e in precedenza numero uno del Wednesday. Dopo l’inatteso successo di pubblico per una semifinale di FA Cup, nel 1889 vide definitivamente la luce lo Sheffield United Football Club: una delle prime mosse fu lo scippo agli antagonisti della stella Bill Mosforth e di Jack Hudson, nominato subito capitano.

Lo Steel City Derby ha visto sfide memorabili, passate alla storia, come il Boxing Day Massacre. Il giorno di Santo Stefano del 1979 una folla oceanica si riversò a Hillsborough nonostante l’insolito orario d’inizio (le undici di mattina): 49.300 spettatori, record ancora imbattuto per una partita di Third Division. Sotto la guida di Jack Charlton il Wednesday, fin lì attardato in classifica rispetto allo United, travolse a sorpresa  4-0 gli avversari, superandoli in classifica e raggiungendo la promozione. A Wembley, per il derby nella semifinale di FA Cup dell’aprile 1993 furono addirittura più di 75.000.

Di quei gloriosi primi anni Novanta sono rimasti giusto i ricordi piacevoli, le strisce biancorosse e biancoblu delle maglie, la sconfinata passione dei tifosi. Il resto è stato stravolto. È cambiata Sheffield, che, una volta uscita dalla depressione postindustriale, ha abbandonato l’acciaio e si è aperta al mondo (vanta il più alto numero di alberi per abitante di tutta l’Inghilterra). È cambiata la nazionalità dei proprietari dei club: il Wednesday è stato acquistato dall’uomo d’affari thailandese Dejphon Chansiri, che controlla il principale produttore mondiale di tonno in scatola, mentre lo United è condiviso tra l’immobiliarista Kevin McCabe e il principe saudita Abdullah bin Musa’ed. È cambiata, inevitabilmente, la politica societaria: niente più ingaggi faraonici (come lo stipendio di 40mila sterline a settimana percepito da James Beattie allo United), niente più scellerate operazioni di mercato (la cessione di Paolo Di Canio al West Ham per un terzo di quanto era costato al Wednesday), niente più improbabili iniziative commerciali all’estero (i 19 milioni di sterline buttati da McCabe nel club cinese Chengdu).

L’ultimo incrocio tra le due squadre di Sheffield, prima di questa stagione, risale a cinque anni fa, ancora in terza divisione: ancora una volta il Wednesday guadagnò la promozione diretta sul filo di lana e lo United, che nella volata finale dovette rinunciare al centravanti Chad Evans, condannato per violenza sessuale, si arrese solo ai rigori nella finale playoff contro l’Huddersfield Town (lo stesso club che nel maggio scorso ha eliminato l’altra squadra di Sheffield dal dischetto in semifinale di Championship prima di fare rotta verso la Premier League).

Quest’anno il Wednesday punta dichiaratamente alla promozione in Premier, dopo due sfortunate qualificazioni ai playoff. Sulla panchina siede il tecnico portoghese Carlos Carvalhal, mentre a guidare la squadra in campo è il capitano olandese Glenn Lovens. I punti di riferimento offensivi sono una vecchia conoscenza del calcio Italiano, l’italoargentino ed eterna promessa Fernando Forestieri, e lo scozzese Steven Fletcher. Lo United mantiene invece una forte identità britannica: l’allenatore è Chris Wilder, mentre tra i tantissimi inglesi in rosa svetta il capitano Billy Sharp, nato proprio a Sheffield. E nella lista figurano pure due calciatori con trascorsi nel Wednesday, gli attaccanti Leon Clarke e Caolan Lavery.

Il 24 settembre 2017, a Hillsborough, si è finalmente giocato lo Steel City Derby. È stato un match bellissimo, vinto 4-2 dallo United grazie alle reti di John Fleck, Mark Duffy e Leon Clarke (doppietta) che hanno reso inutili i gol di Gary Hooper e Lucas Joao del Wednesday.

Appuntamento al 13 gennaio dell’anno nuovo, per il derby ritorno. Un match che è già storia.