Si sa, Inter - Juventus è la sfida per antonomasia del pallone italiano, per titoli vinti e numero di tifosi. Ma lo è anche per quanto riguarda l'interminabile sequela di sospetti, chiacchiere, leggende metropolitane, illazioni e accuse reciproche tra due mondi paralleli.
Gli storici del calcio fanno risalire l'inizio della rivalità dal loro primo incontro, nel 1909, ma soprattutto dagli anni '30, quando le due compagini (tra l'altro rappresentanti di Milano e Torino, Lombardia e Piemonte, da sempre concorrenti industriali) si contendevano gli scudetti in gare già all'epoca vigorose (campionati vinti soprattutto dalla Juventus del Quinquennio), copione che prosegue anche negli anni a seguire.

Ma la vera guerra fredda comincia il 16 aprile 1961, il giorno in cui la Federcalcio, presieduta da Umberto Agnelli ( Presidente anche della Juventus ) decise che l'invasione di campo durante la sfida scudetto in un gremitissimo Comunale di Torino, ad opera dei tifosi di casa, non andava punita con lo 0 - 2 a tavolino a favore degli ospiti, come deciso inizialmente dalla Caf, ma soltanto con la ripetizione della partita. L'Inter, per protestare contro quello che ritenne un abuso di potere per conflitto di interessi, mandò in campo la Primavera, che il 10 giugno venne sepolta 9 - 1 e vide così sfumare le possibilità di rimonta. Il Presidente nerazzurro era Angelo Moratti, papà di Massimo.
Da quell'episodio gli Agnelli e i Moratti vivranno nell'odio reciproco.
Così, archiviata la prima enorme controversia di quello che già per tutti era il derby d'Italia, il tempo passa tra sfide e scontri non sempre corretti, tra scudetti vinti e persi all'ultimo secondo, come nel 1967, quello della papera del nerazzurro Sarti a Mantova. Clamoroso al Martelli. L'1 maggio 1983, fuori dal Comunale, il pullman interista venne accolto da una sassaiola, con un mattone che sfondò il finestrino ferendo Giampiero Marini e decretando l'annullamento del successivo 3 - 3 in campo in luogo di uno 0 -2 a tavolino. In pratica quello che i milanesi chiesero anche in quel famigerato episodio del 1961 senza venire accontentati.

A sparigliare la mappa della rivalità ci pensò Berlusconi, quando a fine anni '80 riportò il Milan a vincere tutto mettendo in secondo piano le due rivali. Anzi, in quel periodo gli scontri più belli erano proprio i derby di Milano, con il Milan egli olandesi e l'Inter dei tedeschi, che battagliarono anche al Mondiale del '90, ovviamente a San Siro.

Ma la storia non si dimentica delle due predilette, e ritorna prepotentemente a farsi sentire.
Nel febbraio 1995, Massimo Moratti, figlio di Angelo, compra l'Inter che ritorna così proprietà familiare, riaccendendo vecchie ruggini mai messe veramente da parte.
Di contro c'è la nuova Juventus della Triade, Moggi, Giraudo e Bettega, che sigla con il Milan Berluscogalliano (mi si passi l'orrendo termine) un patto di non belligeranza sul mercato e nelle trattative per i diritti televisivi. Moratti no, non può sedersi al tavolo con "quelli là", e non perde occasione per rintuzzare la polemica con l'eterna nemica, che ovviamente risponde a tono.
Tutto fila (abbastanza) nella norma fino a un'altra data storica: 26 aprile 1998, il giorno dell'infausto Iuliano - Ronaldo, quasi entrato nei libri di scuola. Rigore non dato al brasiliano e nel capovoIgimento di fronte Ceccarini lo assegna a Del Piero, caduto anch'egli in area. In campo succede la baraonda, sugli spalti anche, il dopo partita è ancora peggio, si sfiora anche la crisi istituzionale ai vertici della Figc e la diatriba finisce in Parlamento.
Da quel dì, per protesta, Moratti diserterà per sempre le trasferte torinesi contro la sua nemesi.
Seguiranno roventissime polemiche per mesi e mesi, e le gare in campo risentiranno di tanta tensione, finendo spesso in risse, calcioni ed espulsioni. In fondo com'era sempre successo, ma da lì in poi ancora peggio. Poi c'è Lippi che va proprio all'Inter nel 1999 ( e sappiamo come finirà ), il 5 maggio 2002 ( altro regalo nerazzurro alla Signora ), Calciopoli e lo scudetto a tavolino del 2006 (un furto interista per gli juventini, un risarcimento per il '98 secondo gli interisti) con conseguente retrocessione dei torinesi, accuse e controaccuse, Buffon che a momenti picchia Thiago Motta nel 2009, legnate, cartellini rossi, ricorsi su ricorsi e una guerra giudiziaria sul 2006 tutt'altro che finita.

E ora Conte all'Inter, come Lippi vent'anni fa, e come Lippi anch'egli insultatissimo dai suoi ex sostenitori storici.
Ogni episodio di questa partita assume una gran cassa mediatica spropositata: farebbe quasi più scandalo una rimessa laterale invertita nel derby dei veleni che un omicidio in campo in un'altra qualsiasi partita. Nell'ultimo biennio il clima sembra essersi rasserenato, con Massimo Moratti e Andrea Agnelli atti a scambiarsi reciproci complimenti e con lo stesso Presidente bianconero molto vicino alla Suning, proprietaria dell'Inter. Relazioni commerciali che hanno, per ora, reso meno nemici Caino e Abele, per la prima volta nella storia. Per ora, appunto. Questa non è un una stracittadina nel senso proprio del termine, e forse è un bene, dato che il non doversi dividere la stessa città tra centinaia di migliaia di tifosi ha impedito il dilagare di scontri violenti e diffusi tra le due fazioni, dato l'altissimo livello d'odio.
Scontri che ci sono sì sempre stati, cosa grave, ma relegati alle periferie di San Siro o del Delle Alpi, a differenza, per esempio, di quanto invece avviene proprio tra juventini e torinisti che coabitano in massa nello stesso luogo, o Genova o Roma.
Questo tranne forse l'ultima estate, quando a Nanchino, in amichevole, si fronteggiarono a suon di insulti e botte orde di cinesi, gli uni in maglia nerazzurra e gli altri in bianconero.
Di certo non sapevano degli anni Trenta, di Sarti, del 1961, di Iuliano - Ronaldo, del 5 maggio e di Calciopoli. Sapevano solo di essere tifosi (diciamo simpatizzanti) delle due nemiche per antonomasia. E quindi, d'istinto, dovevano detestarsi anche loro. Per forza.

Buon Inter-Juventus a tutti, e che il veleno sia con voi. Non ce ne vogliano i quasi amici Agnelli e Zhang.