La modestia è, sicuramente, una virtù benemerita e apprezzata da tutti, ma, se usata in eccesso e troppo spesso, copre qualche magagna a livello di mentalità o di visione prospettica.
Per andare al sodo: la modestia eccessiva, talvolta, maschera una mentalità perdente o un’angusta visione del mondo.
Ora, con serena incoscienza, mi accingo a dire delle cose che potrebbero urtare il sentimento di una parte del popolo rossonero, quella più legata al sentimentalismo, a quella cultura della bandiera rossonera, o al mantra di questi ultimi anni: “Il Milan ai milanisti”. Che disastro! Non era meglio il Milan ai competenti?
Perché dico questo.
Quando, sabato, il sig. Pairetto di Torino, arbitro (?) di Milan-Udinese ha fischiato la fine delle ostilità, il mio primo pensiero è stato: l’anno scorso o soltanto quattro mesi fa questa partita l’avremmo persa. Poi, a conferma di questa riflessione, mi capita di guardare in TV un’intervista di Gattuso. Aria da penitente, testa bassa e giaculatorie sulla pochezza della squadra che allena. Le stesse cose che l’anno scorso biascicava sul Milan.
Poi ho anche pensato al mitico Giampaolo e alle sue idee intorno al calcio. Non potrò mai dimenticare i 6 nuovi acquisti in panchina perché non avevano assimilato i suoi schemi. Mentre invece Suso – di cui si era innamorato e qui entra in gioco la psicanalisi, ma non è il mio ramo – cincischiava calcio con i suoi passettini deliziosi nel fazzolettino di campo dove lo spagnolo usava zompettare.
Ora, con questo non voglio dire che Pioli è Klopp o Conte (a proposito due modelli di mentalità vincente) ma qualche rischio, Dio sia lodato, mostra di volerlo correre.
Certo, l’arrivo di Ibra (un altro modello di mentalità vincente) lo ha aiutato parecchio, questo va detto con chiarezza e onestà. Gattuso e Giampaolo sono due allenatori conservatori, rigidi nelle scelte dei giocatori da mandare in campo e, soprattutto, rigidi negli schemi di gioco. Leao, secondo Giampaolo, era indisciplinato tatticamente, Paquetà era troppo brasiliano e via discorrendo.
Di Gattuso, invece, ricordo la mossa di Calabria a mezzala per non far giocare l’indisciplinato Montolivo, che, magari, solo per orgoglio, avrebbe potuto rivelarsi la mossa vincente.

Nel calcio moderno conta avere una mentalità non rinunciataria, non prudente all’eccesso, non conservatrice. Né Gattuso né Giampaolo sabato pomeriggio avrebbero tolto Bonaventura per far posto a Rebic. Quindi avremmo perso e noi qui a piangere sulla nostra sfortuna e sulle disattenzioni del sig. Pairetto. Con la mentalità giusta, senza rassegnarsi al destino cinico e baro si superano anche gli arbitraggi sfavorevoli.