Paratici Fabio, ds della Juve, è stato rapito tre anni fa dagli alieni. Al suo posto è stato messo un suo Clone, identico in tutto e per tutto. Salvo il fatto che non capisce nulla di calcio.  Evidentemente la raffinata ed evolutissima civiltà aliena ha pensato di poter ridurre ad un insieme di algoritmi la magica irrazionalità e l'affascinante complessità del giuoco del calcio. E questo è stato un errore madornale. Dopo tanto ragionare, sono arrivato alla conclusione che questa sia l'unica spiegazione possibile per l'eclatante differenza tra il lavoro svolto fino alla stagione 2015-2016 e quello successivo. Non può trattarsi della medesima persona

Il nostro amatissimo Fabio Paratici, l'Originale, costruiva squadre con la perfezione con cui al CERN si realizzano esperimenti di fisica estrema. Individuava talenti ancora inespressi e li soffiava a blasonate concorrenti. Inseriva in rosa giocatori di modesto livello ma di grandissima resa e funzionalità. Mulinava prestiti e compropietà con l'abilità di uno sbandieratore di Siena. E coniugava tutto questo con un bilancio immacolato. Zero o pochissimi debiti. Saldi attivi da far invidia ad una banca svizzera. Se comprava, spendeva pochissimo. Se vendeva, ricavava il massimo. E poi, di tanto in tanto, realizzava un capolavoro, l'equivalente di un gol in rovesciata da centrocampo, una rabona fatta ad occhi chiusi: prendeva a zero o quasi, giocatori considerati finiti o brocchi, e ne faceva colonne portanti della squadra.

Ed ecco che anno dopo anno, con l'abilità di un Brunelleschi del calcio, costruiva l'ossatura della squadra che andrà due volte in finale di Champions e vincerà scudetti in serie. Come una falange macedone si dispiegano in campo le forze bianconere. La storica linea Maginot dei Buffon, dei Chiellini e dei Bonucci, viene rinforzata con i Barzagli, i Lichtsteiner, i Caceres, gli Asamoah. Il cuore pensante dell'armata passa dalla forza vapore alla propulsione nucleare con l'inserimento dei Pirlo, dei Vidal, dei Pogba. Scudo protettivo, l'indispensabile fanteria d'assalto dei Giaccherini, dei Padoin, degli Sturaro, degli Ogbonna, dei Peluso, dei Pereyra. Armamenti: prima leggeri con i Matri, i Vucinic e i Quagliarella. Poi artiglieria pesante con i Tevez e i Morata, i Mandzukic e i Dybala. Dalle salmerie, pronti a sacrificarsi per far cassa, i Berardi, i Coman, gli Zaza, gli Immobile, i Gabbiadini, gli Ekdal, i Lemina, i Mandragora, gli Spinazzola, i Caldara, gli Orsolini.

Poi il rapimento. E' il 2016. L'Originale viene sostituito con il Clone. Il Clone pare riuscito bene. Segue il copione e rafforza il centrocampo con Pjanic. Non lo paga molto. Nessuno nota nulla. Ma poi il Clone comincia a svalvolare e si tradisce: invece di tenersi il 23enne Morata pagando 30 milioni, strapaga 90 milioni Fat Gonzalo, miglior marcatore di tutti i tempi della Serie A ma pur sempre un giocatore di 29 anni. Quotazione Transfermark 65 milioni. Il sanguinoso quinquennale da 7,5 milioni impedirà in futuro di rivendere il calciatore. Il bilancio subisce il primo duro colpo. Le altre operazioni necessarie al mantenimento della forza d'urto della squadra non si possono più fare. Anzi, si comincia a vendere per rientrare. La Saetta Blanca Morata rientra alla base. Si smantella il centrocampo. Esce di scena la Pantera Nera Pogba. Il Clone cerca di rimediare. Esamina la sua banca dati. Accede al file "parametri zero". Una storia di grandi successi dell'Originale. Ci prova. Ma spara a salve. A causa di un malfunzionamento del suo sistema di orientamento, entra in una RSA invece che all'ATA Hotel dove si tiene il calciomercato. Ne esce con un anziano di belle speranze, Dani Alves, 33 anni. Viene via gratis. Il Clone è contentissimo. Troppo. Beve per festeggiare e così danneggia i circuiti di controllo della spesa. In preda ad un euforia leggera, compra altri due anziani, Matuidi e Benatia, stavolta fumandosi circa 50 milioni (ingaggi a parte). 

L'anno dopo cerca di rifarsi, andando su profili più giovani ma invece di comprare giocatori funzionali alla causa e di completare la rosa dove serve, entra in modalità "riproduzione casuale" e compra due giocatori per lo stesso ruolo. Due ali destre. Entrambe mancine. Entrambi per soli 40 milioni l'una. Secondo pesante colpo al bilancio. Poi improvvisamente il sistema operativo del Clone si resetta e compie una bella operazione. Cede Bonucci al Milan. Doppio colpo, si libera di un giocatore sopravvalutato, incassa 40 milioni e indebolisce una concorrente. I dubbi sulla reale identità del DS della Juve si affievoliscono, il Clone può lavorare tranquillo. Ma dura poco. Il Clone, in grado di progettare un reattore ad antimateria in 5 minuti, crolla di fronte alla complessità del mondo del pallone, e ormai smarrito e privo di una guida sicura, fa "all in" comprando CR7. Bilancio definitivamente distrutto. Squadra da rivoluzionare. Fat Gonzalo, comprato solo due anni prima, è già di troppo. Urge vendere

La sorte sembra dargli una mano: Bonucci vuole andarsene dal Milan. Il milan ha quindi un grosso problema. Quando si sa che un calciatore vuole andare via, i lupi della concorrenza ne approfittano. L'Originale farebbe un bel boccone di Leonardo, facendosi pagare per riprendersi Bonucci. E approfittando per vendere Higuain. Ma il Clone non è l'Originale. Non riesce a capire le arcane pratiche di calciomercato e cade nel trappolone dell'astuto Leonardo, che approfitta dell'ingenuità cibernetica del Clone per vendicarsi con gli interessi della "sola" Bonucci. Prende Higuain in prestito senza obbligo di riscatto, si toglie dal bilancio l'anziano e costoso Bonucci scambiandolo con la giovane promessa Caldara. Leonardo batte Clone 2-0. Ormai è chiaro che quello non è Paratici l'Originale. Ad eliminare ogni dubbio la campagna acquisti del 2018-19. Il Clone deve vendere. Ha sul groppone troppi giocatori costosi e non più funzionali alla causa. Prova a vendere Khedira. Niente da fare. Matuidi, nulla. Prova con Higuain. Non se ne parla. Il Clone non sa cosa fare, tentenna, avanza poi arretra, poi parte deciso per vendere l'unico fuoriclasse giovane della rosa, la Joya, tra lo sconcerto generale. Fallisce ancora. Per fortuna. Disperato, riprova la carta dei parametri zero, il piatto forte della casa. Prende Rabiot e Ramsey. Fine dei giochi. Ormai è chiaro che lui non è l'Originale. Che il nostro amatissimo Fabio Paratici è pringioniero in qualche lontana galassia. Non possiamo che sperare che un giorno riesca a liberarsi e tornare da noi, a riparare i danni del Clone. Se non sarà troppo tardi.