"Non è una partita, è la partita".
Sembra un richiamo medievale, eppure è il motto inciso nella mente di ogni tifoso blaugrana e madridista. Dire Clasico significa gridare alla battaglia, incisa nell'intenzione di innalzare al cielo la gloria sportiva, sociale, ma anche e soprattutto politica. Ne avevamo già avuto uno squillo 53 giorni fa, quando i problemi legati all'indipendentismo blaugrana avevano bloccato il regolare svolgimento della partita; sfida già accesa di suo, ma il contorno che si è venuto a creare negli ultimi tempi ha eccitato ancora di più i 22 campioni in campo.
Forse ci saremmo aspettati un match con qualche gol, ma lo spettacolo offerto al Camp Nou si è portato con sé una tensione surreale, simboleggiata soprattutto dall'ingresso in campo delle due squadre; giocatori cupi, quasi spaventati, ma pronti alla battaglia. Certo, se tutti avessero lo spirito di Sergio Ramos probabilmente saremmo qui a parlare di altro, ma le numerose assenze, soprattutto in casa Real hanno significato non poco nello svolgimento della partita: fuori Marcelo per un problema fisico, Hazard che tornerà nel 2020 e Modric, per scelta tecnica. Se le assenze possono pesare, ci pensa il capitano dei blancos a normalizzare la pressione, soprattutto quando a metà del primo tempo si immola per neutralizzare sulla linea di porta la conclusione di Messi. Non solo, ma è grazie alla tranquillità di Ramos che il Real Madrid tiene il possesso palla, con Casemiro e Kroos ad impostare e Valverde a giocare sulla trequarti avversaria; proprio dai piedi del giovane spagnolo partono una serie di conclusioni che impegnano Ter Stegen a due grandi interventi. Se i Blancos sembrano agguerriti soprattutto a centrocampo, il Barcellona può vantare di avere uno dei portieri più forti al mondo. Per quanto il gioco con i piedi sia diventato essenziale tra i pali, il portierone tedesco si è dimostrato abile nel pescare in almeno quattro occasioni Leo Messi solo in mezzo al campo, soprattutto quando la squadra di Zidane andava a pressare nella metà campo avversaria per cercare di recuperare la palla. Squilli, tensioni e tanta classe, portata avanti dalle eccelse qualità di De Jong, pilastro della formazione di Valverde, pizzicato soprattutto dalla stampa spagnola per aver corso il rischio di non schierare titolare Busquets, fenomeno indiscusso soprattutto in momenti come questi. A differenza delle passate stagioni, possono sorridere da entrambi le parti anche le difese.
Sontuosa la prestazione di Pique, autore anche lui di uno splendido salvataggio di testa sulla linea di porta, ma importante anche quella del giovane Lenglet, protagonista soprattutto nei calci d'angolo di una battaglia corpo a corpo con il connazionale e amico Varane. A brillare, anche se un po' titubante con il passare dei minuti è anche Mendy; il francese, tenuto a sostituire niente di meno che Marcelo, ha provato ad attaccare la profondità alle spalle di Semedo molto spesso, anche se la qualità del titolare brasiliano la possiedono ben pochi.  

Come affermano i più grandi campioni del passato, giocare un Clasico al Bernabeu o al Camp Nou è un momento unico, tappezzato soprattutto dai cori e dagli striscioni caratteristici che riescono solo alla cultura spagnola.

Il rumore della politica però si è sentito eccome, un po' come quando nella ripresa sono stati lanciati in campo una moltitudine di palloncini, volti forse a simboleggiare la voglia di autonomia catalana.

Sebbene il calcio riesca ad unire cuori e tradizioni diverse, lo scontro tra Barcellona e Real nasconde diversi retroscena, ma se c'è una squadra che può tornare a casa con un sorriso un po' più marcato sul volto è proprio quella di Zidane. I blancos sono stati capaci di tenere un possesso palla superiore a quello degli avversari, creando numerose occasioni che potevano essere premiate dal gol annullato nella ripresa a Bale per fuorigioco; conoscendo Zidane, qualche rammarico ci sarà, ma è anche vero che questa battaglia rappresenta soltanto un atto di una Liga da vivere sino all'ultimo respiro.
Il Barcellona frena in casa, il Real risponde colpo su colpo resistendo ad una tensione che in serate come queste può rappresentare una pugnalata nel cuore anche ad eroi che non hanno inciso come al solito. Era dal 2002 che non si vedeva un pareggio a reti inviolate al Camp Nou, ma si sa, la tensione fa brutti scherzi, e il punteggio inciso sui tabelloni ne è la testimonianza.