Il tanto atteso giorno di San Valentino si sta sempre più sciogliendo con il passare delle ore. Non più tardi di una settimana fa, milioni di innamorati popolavano le strade e cercavano di trovare il coraggio per pronunciare il “Verbo dell’amore”, quelle candide parole che avrebbero colto di sorpresa la persona amata, avvolta dal fascio di luce del bene e dalla scintilla divina che l’amore custodisce nel cuore. A distanza di sette giorni, tra conquiste spaziali e sogni infranti, gli appassionati di calcio riescono a trovare il DNA amoroso osservando uno stadio popolato dalla passione e dalla frenesia, sentimenti che ruotano attorno ad una sfera e che si identificano nel valore simbolico della coppa dalle grandi orecchie, quella della Champions, dove stelle e desideri si uniscono in una visione unica, quasi intellettuale. La sfida di ieri sera tra l’Atletico Madrid e la Juventus si è svolta in un palcoscenico da urlo, lo stadio Wanda Metropolitano, che ospiterà anche la finale di giugno della massima competizione europea. Un tempio nuovo ricco di gloria, popolato da bambini, ragazze, coppie di innamorati e persone di una certa età, perché quando gioca l’Atletico il richiamo è forte e non si può stare a casa. Sciarpe, maglie biancorosse abbellivano il Wanda, seguite dall’urlo di un popolo che crede in un ideale, in un sogno e che lotta con il sudore sulla fronte pur di poterlo conquistare. Il maestro della passione, che il giorno prima della battaglia si posizionava in mezzo al campo solo e abbandonato è sempre lui, Diego Pablo Simeone, unico vero uomo in un mondo di maschere.

IL RACCONTO DEL MATCH 
Una battaglia ad alta tensione visti i momenti totalmente differenti delle due compagini. Da una parte l’Atletico del Cholo, rivitalizzato dalla vittoria sofferta sul campo del Rayo Vallecano, dall’altra la formazione di Massimiliano Allegri, poggiata sulla convinzione di Ronaldo e animata dalla passeggiata contro il Frosinone in campionato. La passione per il football e la distanza fisica tra le due compagini rappresenterà una chiave nel corso dei 90 minuti; le formazioni schierate in campo evidenziano un modo di giocare opposto, dovuto alla mentalità dei due mister e alla diversa idea calcistica. Simeone opta per un 4-4-2 molto stretto, con Diego Costa lanciato dal primo minuto al fianco di Griezmann e un centrocampo guidato da Thomas e Rodrigo, che in fase di non possesso si abbassavano sulla linea dei difensori per trasformare i colchoneros in un fortino imbattibile. Massimiliano Allegri invece decide di affrontare la battaglia con Dybala trequartista alle spalle di Cristiano Ronaldo e Mandzukic. Pronti via e come di consueto i primi 15 minuti sono dei padroni di casa nella figura di Griezmann e Diego Costa, abili nel fare a sportellate contro Bonucci e Chiellini, in difficoltà non appena l’Atleti alzava il pressing. La prima occasione è però per i bianconeri che, grazie ad una punizione battuta da Cr7 impegnano un attento Oblak.
Il primo tempo si conclude sullo 0-0 e non regala grandissime emozioni. Dopo la breve pausa dell’intervallo si ricomincia a giocare sulla scia di quanto visto nell’arco dei primi 45 minuti; unica variabile è la condizione fisica dei colchoneros, migliore dei rivali bianconeri. Il pressing asfissiante dei padroni di casa porta la Juventus a sbattere la testa contro il muro e ad esporsi ai pericoli: da un errore di Chiellini, infatti, nasce la prima vera occasione per l’Atletico nella figura di Diego Costa che grazie ad un assist di Griezmann si ritrova a tu per tu con Scznesny non centrando la porta. Il popolo del Wanda capisce il momento e si trasforma in una "pentola a pressione" non appena Simeone toglie lo spagnolo per inserire il connazionale Morata, abile nelle palle inattive ed ex-Juve. La scelta viene ripagata nel giusto modo perché i rivali del Real Madrid penetrano con facilità nella metà campo avversaria colpendo anche una trasferta, seguita da un intervento scaccia-fantasmi di Chiellini. Il tempo cura i lividi, le esperienze passate rafforzano la mentalità e, dopo il gol di Morata annullato per una spinta sul centrale toscano, l’Atletico Madrid passa in vantaggio da una palla inattiva grazie al diagonale rasoterra di Gimenez. Se la difesa è il punto forte della banda del Cholo non poteva non andare a segno il nuovo calciatore dell’Inter Godin che, a seguito di un altro calcio d’angolo, complice anche una deviazione di Cristiano Ronaldo, trova il raddoppio perforando Scznesny. Finisce così, tra la bolgia del Wanda e la convinzione di Simeone, seguito dalla sua truppa in ogni suo movimento.

IL CHOLISMO DELLA GELOSIA
Non appena le squadre ritornano nello spogliatoio, come ormai le regole del calcio prevedono, iniziano a partire i commenti sul modo di giocare degli spagnoli, accusati di presentare una catena che prende il nome di anti-calcio. Decisamente un modo per nascondersi dalla sconfitta e per difendere ancora di più una Juventus che nel campionato italiano non si trasforma di certo in un Barcellona. Ciò che stupisce, forse neanche tanto, è che spesso le critiche rivolte al Cholo vengono presentate da tifosi che non conoscono la filosofia del tecnico argentino e non amano stare davanti al televisore a vedere il massimo campionato spagnolo. Spesso le semplici frasi “sanno solo difendere” popolano il Web e i bar nel centro di città, ma la vera grandezza che si racchiude nel DNA dell’Atletico si identifica nella coesione, nel cuore e nella tecnica che consente alla macchina del Cholo di giocare in profondità e di affrontare ogni partita come se fosse una finale. Discorso a parte merita l’esultanza dello stesso Simeone dopo l’1-0. Immediatamente tutti a gridare allo scandalo perché così facendo si manifestava un totale disprezzo verso la Juventus che a detta di tutti i tifosi bianconeri non dovrebbe mai essere toccata; rivedendo le immagini sicuramente non si tratta di un bel gesto, ma è anche vero, come del resto afferma lo stesso allenatore dei colchoneros, che il comportamento tenuto evidenzia gli attributi della squadra, ma era rivolto ai tifosi di casa, e non alla squadra di Allegri. Il Cholo è anche questo e fermarsi ad accusare un’esultanza affermando che così non va, lo trovo profondamente scorretto anche alla luce di alcuni episodi dubbi che hanno strizzato l’occhio ai bianconeri nel campionato italiano. Anche perché, se ci pensiamo bene, sono rispettose le dichiarazioni di Paratici su Mauro Icardi rivolte a Marotta? Oppure, il tanto amato Nedved era un signore in campo? Conoscere Simeone significa apprezzare tutto ciò che ha fatto in questi anni alla guida di una squadra che sembrava essersi smarrita nella propria ombra. Il Cholo ha portato il cuore davanti a tutto, l’amore, la voglia, la passione e l’amicizia, qualità che al mondo d’oggi spesso si nascondono lasciando spazio alla voglia di ingannare il prossimo.

A TORINO UN’ALTRA SFIDA
L’appuntamento è rimandato al ritorno degli ottavi che si terrà a Torino il prossimo 12 marzo. Sarà una sfida ad alta tensione, come è stato ribadito dallo stesso Allegri. Discorso simile viene pronunciato ai microfoni di Sky da Simeone, che in diretta nazionale garantisce una sofferenza importante che annullerà il doppio vantaggio. Ci sarà da essere squadra, come del resto è l’Atletico. Mancano ancora diversi giorni alla sfida di ritorno, ma di certo c’è che all’Atleti non è mai stato regalato niente perché parla il campo e la gioia si ottiene soltanto credendo in un ideale e lavorando assieme.
All’Allianz Stadium potrà succedere di tutto, il bello del calcio è questo. Intanto però, giù le mani dal Cholo e onore all’Atletico che a differenza della Juventus ha giocato a calcio e ha dimostrato di essere una vera squadra.