Un noir (et bleu) ambientato nel mondo del calcio.

La prima (e unica) indagine dell'investigatore Senzanome.

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All’investigatore quell’indagine non piaceva. Non che fosse più rischiosa di altre, anzi. Solo che c’era qualcosa di strano che lo costringeva a muoversi in modo insolito e inconcludente, facendo giravolte per tornare al punto di partenza e cercare un altro bandolo della matassa. Per la verità non sapeva neppure se la matassa fosse quella giusta, e questo era un problema.

Questo Spalletti, conosciuto negli ambienti come “l’allenatore”, pagava bene e, in tempi in cui aveva dovuto accettare perfino dei vaucher dal supermercato sotto casa, a causa della crisi, quell’incarico era stato manna dal cielo. Ora si rendeva conto che era stato troppo precipitoso ad accettare il caso, quando gli vennero dati gli elementi su cui indagare.

Mi spiego: normalmente, quando si indaga su un misfatto c’è che anche l’altra variabile di quell’equazione, pardon indagine, è nota. Cioè, oltre alla vittima è nota anche la modalità, quindi non resta che indagare per conoscere gli effettivi valori da inserire e il risultato, cioè il colpevole, spunta fuori. A quel punto è fatta! Presenti il rapporto e la lista spese, ci aggiungi il premio concordato, detrai l’anticipo ricevuto e ti prepari un buon Johnnie Walker Platinum Label di 18 anni.

Peccato per quest’ultimo punto: da quanto aveva deciso, spinto dal suo medico a scegliere fra l’affrontare in un futuro prossimo una cirrosi o bere l’acqua, aveva scelto coraggiosamente l’acqua. Ma questo atteggiamento virile non sarebbe stato apprezzato dalla comunità degli investigatori privati. Anzi: le regole sono regole, anche quelle non scritte! Un’indagine, per essere chiusa come si deve, doveva avere un bicchiere di buon whiskey a suggellarlo.

Così, quando raccontava di una sua indagine ai colleghi, ogni volta diceva “mi sono versato il solito bicchiere di Platinum e l’ho mandato giù”, e non mentiva.

In effetti, quando chiudeva un’indagine faceva così. Si versava il bicchiere di whiskey e lo mandava giù, e il cane della signora del piano di sotto, che possedeva quel bell’appartamento, con una terrazza piena di piante rigogliose, ma non a portata di tiro, per due o tre giorni si comportava in modo strano.

Che spreco in questi tempi duri: quel whiskey era fantastico! Peccato doverlo buttare, con quello che costava. Anche il cane del piano di sotto lo apprezzava. Quando riusciva ad avere qualche minuto per oziare e si metteva al balcone a guardare dall'alto il mondo che girava frenetico, mentre lui poteva starsene a fare un beato nulla, l’aveva colto a guardare in alto in speranzosa attesa, con quegli occhioni imploranti. Qualche volta il suo cuore duro cedeva, andava a prendere la bottiglia e gliene lasciava cadere un dito, sperando che fosse almeno di buon auspicio.

Immancabilmente, dopo una mezzoretta, sentiva la signora sbuffare un “...ma che ha ‘sto cane oggi, manco fosse ubriaco!

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Ma torniamo a noi. Sembrava tutto facile.

Questo Spalletti si era presentato nel suo ufficio mentre lui era occupato a controllare al computer su quali combinazioni di partite dovesse scommettere, non sapendo se fidarsi o meno dei pronostici di questi di calciomercato.com, che una l’azzeccavano e cento le sbagliavano.

Stava qua il punto: aveva tenuto il conto e, se fosse stato effettivamente esatto (ma se le era appuntate una per una sul taccuino che utilizzava per le indagini e ne era certo) ne avevano già sbagliate 100 e, quindi, questa doveva essere quella giusta su cui puntare pesante.

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Ma non divaghiamo. Ecco qua di seguito cosa raccontò a me.

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Si presenta questo Spalletti, ti dicevo, e mi illustra il suo caso. Giuro sembrava facile! Addirittura, per rassicurarmi mi aveva detto che era già stata applicata la pena, tanto erano certi. Gli avevano tirato via la fascia di capitano! Sì! Sì! Il colpevole era già bello che servito!

C’era perfino una vittima, questo Perisic che a seguito di qualche atto malevolo perpetrato ai suoi danni, per un certo periodo era stato più di là che di qua.

Pensai che avesse rischiato di morire per un qualche attentato alla sua incolumità. Mi sembrava logico!

No, mi spiegò lui: stava più di là che di qua, nel senso che era svogliato e non tornava in difesa. Stava di più di là, in attacco! Tanto che il suo compagno, tale Kwadwo Asamoah, una volta era stato costretto a sostituirlo per dispnea. Un’altra, invece, per il torcicollo, visto che due avversari, liberi da marcatura, 'ché quello se ne stava fermo là, lo prendevano in mezzo e gli facevano il giochino del “palla qui, palla là”. Non chiesi di approfondire su ‘sta cosa: il cliente che è disposto a pagare bene ha tutte le mie simpatie, anche se è un po’ svitato, e poi, non mi sembrava importante.

L’altra cosa inquietante era che questo Perisic stava male solo nelle vicinanze del sospettato, tanto che sbagliava perfino i passaggi più facili. A conferma, adesso che il sospettato gli stava lontano, questo Perisic aveva iniziato a correre come prima, sbagliava meno, era il ritratto della salute (e di questo ne aveva giovato anche quell’Asamoah).

Il problema è che non si sapeva come fare e trovare le relative prove.

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Ecco perché, pur uscendo dai consueti binari, mi sembrava un gioco da ragazzi e alla fine mi ero trovato in questo casino.

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Indaga di qua, indaga di là. Girati tutti i bar dove la tifoseria nerazzurra si raccoglieva, ero venuto a sapere che la causa poteva essere sì Icardi, ma non Mauro, la Wanda, sua moglie, perché, sia durante la settimana, quando invadeva di commenti il web, sia più inopportunamente, a sentir loro, la domenica sera, sul tardi, partecipando ad una trasmissione sul calcio, si era lasciata sfuggire alcune insinuazioni sul fatto che il marito non fosse servito adeguatamente per poter svolgere il suo lavoro.

Qualcuno aveva sentito le sue parole e le aveva riferite al Perisic che, di animo estremamente sensibile, ne era rimasto profondamente colpito, con le conseguenze che abbiamo descritto.

Avevo effettivamente rivisto la trasmissione su Mediaset Play e avevo registrato la parte incriminata, così da allegarla come prova a carico della coppia. Avevo tutto pronto, quando mi sono ricordato che anche mio cognato, sfegatato tifoso interista, mi aveva detto: “Sembra quasi che facciano apposta a non passargli il pallone, meno male che anche casualmente qualcuno gliene capita a tiro e lo mette dentro...”, ovviamente, in un modo più colorito, che non potrei trascrivere sul rapporto.

Adesso sono qui con questo dilemma: “Consegno anche mio cognato o restituisco l’anticipo e do fiducia a quelli di calciomercato.com e ai loro pronostici, per tirare a campare nei prossimi mesi?” Tra l’altro, m’ero versato già il whiskey, per sentirne almeno il profumo mentre stendevo il rapporto.

“Possibile che in tutta ‘sta storia il solo a restare contento debba essere il cane?” Mi disse quest'ultima frase amareggiato, tornando dal balcone e ancora con il bicchiere in mano, mentre mi accomiatavo.

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Feci le scale pensieroso e, dopo essermi chiuso il portone alle spalle, tirai su il bavero e mi diressi verso il posto dove avevo lasciato la macchina. Fatti pochi passi, dall'alto percepii una voce femminile che, visibilmente alterata, dopo aver accenato ad una cane iniziò a bestemmiare come uno scaricatore: “quel whiskey è davvero degno di un re”, pensai.

Dopo una ventina di passi, lento e pensieroso, come quel Perisic quando si trovava quell'altro accanto, mi fermai e decisi di tornare indietro. “Questa storia non può finire così!”, mi dissi. In effetti, nei thriller americani c'è sempre un taxi da prendere al volo, in qualsiasi momento della giornata, così ritornai sui miei passi.

Quando fui all'altezza del portone di Senzanome potei sentire la voce di quella donna impegnata ancora nella stessa attività: o aveva una memoria di ferro o aveva trovato un calendario, in quel breve lasso di tempo!

 

 

 

Note dell'autore:

  1. I personaggi sono tutti reali. Se qualcuno ravvisasse qualche somiglianza con personaggi di fantasia sappia che ciò è dovuto ad una pura casualità. Non potendo permettermi una musa a tempo pieno, l'agenzia me ne manda una a chiamata che, finito il giro consueto, arrotonda facendo un salto da me, a tarda ora. Mi butta lì un'ideuzza e se ne va. Chiederle anche di fornirmi dei personaggi di fantasia sarebbe troppo costoso, dato che scrivo solo questi articoli su cm.com.

  2. Il “palla qui, palla là” è una raffinata tecnica pedatoria che trae spunto dal famoso gioco delle tre carte ed è volta a scombinare temporaneamente il sistema nervoso dell'avversario. È stata testata con successo sulla fascia sinistra dell'Inter, negli ultimi mesi, e verrà implementata nella versione 2.0 del Tiki-taka, che dovrebbe vedere la luce in tempo per il campionato 2019-2020.

  3. Si declina ogni responsabilità per quanto riguarda il metodo di scommesse descritto "una l'azzecca e cento ne sbaglia". È una fantasiosa illazione per creare un po' di effetto. Chiunque voglia seguirlo lo fa a suo rischio.

  4. Anche qua, chiedo umilmente scusa ai personaggi citati, se ho interpretato in modo “leggermente” parodistico i fatti.