Sembra il titolo di un film, eppure il Real Madrid ha già perso la sua prima finale europea della stagione. Ieri sera, sotto il cielo di Tallinn, in Estonia, la squadra di Lopetegui è stata travolta per 4-2 dalla banda del Cholo Simeone dopo un rocambolesco 2-2 che ha protratto la gara ai tempi supplementari. La coreografia iniziale faceva intendere una partita a ritmo caliente e così è stato perché il popolo estone si meritava tutto questo. Porterò sempre nel cuore le immagini di quei ragazzi non vedenti che cantavano mentre i 22 protagonisti stavano per scendere in campo. Ma dopo tutta la cerimonia si sono aperte le danze con il gol di Diego Costa che, neanche passato il secondo minuto, aveva già battuto Keylor Navas con una potente conclusione al sette. Da questo momento in poi, i primi tumulti, le prime critiche e la certezza che il Real Madrid sembrava essersi smarrito nella propria ombra. Ma si sa, la storia parla chiaro e i campioni si rialzano. Ed è così che Benzema a metà primo tempo trafigge con un colpo di testa un distratto Oblak che non legge benissimo la traiettoria del cross di Marcelo. Il primo tempo si conclude quindi sul punteggio di 1-1.

Dopo 15 minuti di pausa le squadre rientrano in campo e il Real Madrid, grazie ad un tocco di mano di Diego Godin, ottiene un calcio di rigore; Sergio Ramos con estrema freddezza spiazza Oblak e regala il vantaggio ai blancos. Ma è proprio in questo momento che l'Atletico Madrid cambia faccia. Il Cholo Simeone, dalla tribuna perché squalificato, con la calma galattica di chi sa di essere guerriero inizia a dare indicazioni e dopo pochi minuti Diego Costa sentenzia Keylor Navas per la seconda volta.  Insomma, il Real Madrid accusa il colpo e nel primo tempo supplementare l'Atletico sferra l'attacco decisivo grazie allo splendido gol di Saul Niguez e alla fantastica azione che ha portato in rete Koke per il 4-2 finale. Una doccia fredda per i blancos che avrà fatto venire la febbre al presidente Perez, accerchiato da stampa e tifosi. Per la prima volta in questi anni la passione ha placato la tecnica perché Simeone, dalla tribuna, sembrava un leone in gabbia in cerca di prede. Il tecnico argentino in tutti questi anni non è stato protagonista di una semplice favola, ma ha trasformato i colchoneros in qualcosa di più grande, una squadra vera capace di sconfiggere le due big di Spagna. Per vincere i campionati non serve avere campioni, ma lottare e credere per un ideale, un sogno che potrebbe semplicemente rimanere tale, ma che con la passione e con la voglia di arrivare può essere raggiunto in breve tempo. E poi, fattore da non trascurare assolutamente: l'amicizia. In un mondo pieno di false persone che cercano di convincerti a fare qualunque cosa pur di badare ai propri interessi, ecco che Simeone ha creato un gruppo di veri amici che rischiano la pelle e lottano l'un con l'altro, come i veri guerrieri, perché il loro allenatore fa di tutto pur di rendere loro dei veri uomini.

Ieri sera in Estonia è andato in scena il classico "mestiere della vita", cantato a più riprese anche da Tiziano Ferro. In quella circostanza il cantautore ricordava un amore svanito, tra sofferenze e crude verità; qui invece si celebrano le gesta di un uomo che dopo aver perso due finali di Champions League non si è mai arreso e ha continuato il suo percorso con amore e convinzione. E coloro che ieri, nella serata di Ferragosto, erano in giro nelle spiagge con il carico di alcolici, forse, dovrebbero imparare a lottare, sudare e ad essere veri. Nel nome della salute, ma soprattutto nell'esempio del Cholo Simeone.