Un cane dormiva davanti a una fattoria. Arrivò un lupo che lo assalì, pronto a sbranarlo, ma il cane lo pregò di non ucciderlo subito. "Ora sono magro" disse "aspetta un po' di tempo. I miei padroni stanno preparando i festeggiamenti per le loro nozze e io, in quell'occasione, potrò mangiare abbondantemente e diventerò più grasso. A quel punto per te sarò un boccone certamente più squisito e abbondante!". Il lupo convinto si allontanò. Lasciò passare alcuni giorni e ritornò alla fattoria. Il cane stava dormendo sopra il tetto della casa. Il lupo si fermò in cortile e iniziò a chiamarlo, ricordandogli i patti. Ma il cane rispose: "Caro lupo, se d'ora in avanti mi sorprenderai a dormire davanti alla fattoria, non stare più ad aspettare la festa di nozze!". La morale di questa storia è: meglio accontentarsi di poco oggi che rischiare di non ottenere niente domani.

Perchè son partito da questa favola di Esopo? Semplice, mi ricordava quello che è accaduto al Milan ieri notte quando si è saputo che l'affare Rangnick era definitivamente saltato (con sorpresa di tanti) e Pioli (l'agnello che avrebbero sacrificato in società) invece avrebbe firmato un biennale, continuando così la sua permanenza sulla panchina rossonera. Negli ultimi mesi, infatti, si parlava solo dell'arrivo del tedesco e dei suoi metodi innovativi in società. Il Professore, una sorta di Messia che avrebbe ridato dignità ad un Milan ormai lontano da posizioni di alta classifica e fuori, da tanto tempo, dalla tanto amata coppa dalla grandi orecchie. Ho ancora qui davanti a me gli articoli di giornale che parlavano di budget stellare (circa 100 milioni e più), di giocatori contattati e promessi sposi a Milanello, di "gegenpressing" con allenamenti mirati a recuperare la palla appena persa con un pressing asfissiante, di modello per altri tecnici che si sono formati alla scuola di Ralf, di galassia Milan e tant'altro. Invece il Covid, oltre a stravolgere le nostre vite e quelle di miliardi di persone nel mondo, ha cambiato anche le sorti della panchina rossonera.

Eh sì, perchè alla luce del mini-campionato che si sta giocando, un vincitore assodato e acclamato c'è e questi è Stefano Pioli. Il buon Stefano è riuscito a cambiare le sorti di un destino già scritto e lo ha fatto con signorilità e professionalità, ma anche con una serie di risultati che parlano chiaro. Il Milan, dalla ripresa, ha sempre vinto eccetto i pareggi con Spal e Napoli. Anche ieri, contro quel Sassuolo che in passato ha riservato brutte sorprese e dopo una partenza in sordina, è riuscito a portare a casa il risultato e a centrale la qualificazione alla prossima Europa League.  Ma, dalle parole di Gazidis, non è da ieri che Pioli ha convinto della bontà del suo lavoro. Una lunga serie di risultati e un gruppo che finalmente gioca bene, sono stati il suo biglietto da visita che hanno convinto la società e l'amministratore delegato della scelta di continure sulla strada intrapresa. Il Milan ha messo in pratica la morale di Esopo, quella di accontentarsi di poco che non ottenere niente domani e l'ha fatto con la più classica delle inversioni a U, che ha lasciato di stucco soprattutto coloro che volevano un cambiamento radicale.

Già da ieri circolavano youtubers e dirette social che volevano tastare il malcontento per una "non decisione" societaria. Una scelta incomprensibile per molti perchè figlia di risultati "bugiardi" che non tengono conto della situazione straordinaria in cui ci troviamo. Come dicevo nelle puntate precedenti, coloro che avrebbero voluto vedere il tedesco a guida suprema della nostra società, puntano il dito contro i risultati della prima parte di stagione, quella in cui il Milan arrancava ed era alla ricerca di se stesso. E ieri alcuni hanno ritenuto ricordarli e aggiungere che le scelte vanno portate avanti, nonostante tutto, senza guardare ai risultati odierni, anche per non rimpiangere in futuro quello che non è stato.

Per quanto mi riguarda, ritengo la riconferma di Pioli un atto dovuto, perchè non si può partite sempre da zero e qualcosa ora c'è, poco ma c'è. Ma su un punto mi trovo d'accordo con chi sperava in cambiamenti epocali e strade nuove da percorrere. Mi chiedo: sono veramente i risultati ottenuti che hanno fatto pendere l'ago della bilancia a favore di Pioli (di conseguenza il suo lavoro) come dice un comunicato del club - "scelto per come ha costruito lo spirito di squadra" -, oppure dietro c'è dell'altro? Sapevamo che tutto era compiuto. Via Pioli e Maldini, dentro Rangnick. Massara in bilico, un grazie ad Ibra per questi mesi e niente più, ed ora... E dire che tutto era iniziato con l'addio di Boban, con le dichiarazioni di quest'ultimo che avevano portato irritazione e rabbia, ed il croato era stato allontanato da Casa Milan. Ora le lancette si sono fermate. Pioli confermato con un biennale. Maldini e Massara, non vedo perchè no, dovrebbero rimanere ai loro posti di comando ed iniziare a portare avanti le trattative di mercato, Ibra, che non sapeva nulla e chiedeva se fosse vero che il mister sarebbe rimasto, conta le partite che mancano alla fine, ma con il non arrivo di Rangnick sa bene che le sue azioni sono in salita. Insomma ha pagato Boban per cosa?

Il calcio è strano, il calcio è veramente strano e non è certamente materia che si può insegnare senza apprendere il concetto di variabili. Ma stavolta quale sono state le variabili che hanno portato al famoso concetto "cambia tutto per non cambiare niente?" Nella storia di Rangnick, una storia vincente da dirigente, si narra che il tedesco necessiti di due cose fondamentali. La prima è avere carta bianca sia dal lato dirigenziale che in quello tecnico. Da qui la figura del Supermanager che avava fatto innamorare Gazidis. Dall'altra, nelle sue precedenti esperienze ha sempre gestito dalla panchina almeno il suo primo anno. Successivamente ha sempre optato per lasciare il compito ad un tecnico scelto da lui ed occuparsi di altro. Da quello che si legge la società, che prima voleva affidargli tutto, ha cambiato idea offrendogli solo il ruolo di direttore tecnico e, di conseguenza, si sarebbe ritrovato Pioli come allenatore. Qualcuno però ritiene che ci siano anche altre cause che hanno portato alla scelta societaria. Alcuni ritengono che il budget a disposizione non sia alle cifre di cui abbiamo accennato precedentemente, da qui i rumors e le dichiarazioni di facciata di Rangnick: "Il Milan ed io abbiamo concordato che non è il momento giusto per lavorare insieme", con l'aggiunta delle dichiarazioni del suo procuratore che dice "tenuto conto dei buoni risultati di Pioli, abbiamo deciso insieme che non assumerò un ruolo nel Milan". Insomma un dietrofront niente male, con tanto di eventuali penali da pagare (da parte del Milan e poi smentite) per il cambio repentino della proprietà rossonera.

Un bell'enigma che mette molti dubbi, non per la scelta, ma per come si è arrivati. Troppe dichiarazioni e troppo clamore nei mesi scorsi. Le parole di oggi di Gazidis: "Pioli è la mia prima scelta. Non esistevano contratti con altri allenatori né penali da pagare" sono frasi di circostanza da chi ne esce indebolito da questa situazione. Perchè alla fine non era questa la soluzione che aveva paventato, anzi pur di riuscire a portare il tedesco a Milanello avevo scavalcato Maldini che la pensava diversamente. In verità, se la scelta è stata fatta solo per tenere buoni i tifosi (la maggioranza era per continuare con Pioli e provare a portare avanti quel mezzo passo che è stato tracciato) è stato commesso uno sbaglio. Mi auguro che la scelta sia di testa, sia pura e non contaminata dal sentimento popolare, e soprattutto sia stata fatta per il bene del Milan. Perchè tutte le scelte giuste o sbagliate che siano (sarà sempre il campo a dirlo) devono essere fatte per il bene del club, affinchè ritorni competitivo come in tanti auspicano.

Il resto sono chiacchiere che il vento porta via. Ed ora se è questa la strada intrapresa, subito a ricucire con Maldini, credendo nel suo operato, ma anche una parola per il divino svedese, che ieri con due gol ha portato tre punti importanti per la rincorsa al quinto posto, e dirgli chiaramente che la società ha bisogno dei suo servizi anche per il prossimo anno. Perchè il Milan ha bisogno di Ibra, ma anche Pioli sa che ha bisogno dello svedese, e serve unità d'intenti tra le varie componenti societarie. Perchè se il cane è riuscito ad averla meglio sul lupo, anche il Milan con saggezza può allestire una squadra ancora più competitiva in grado di raggiungere quel traguardo che si chiama Champions League.

P.S. Avrei voluto parlare della partita ma, come di consueto, le vicende societarie hanno spostato l'attenzione su un argomento diverso, ma troppo importante. Ieri il Milan ha vinto grazie alla doppietta di Ibra ma, per dovere di cronaca, è giusto ricordare altre due cose.
La prima che ieri era la duecentesima gara di Donnarumma con la maglia del Milan: che bello vederlo con la fascia da capitano, sperando che possa portarla al braccio in futuro per molti anni; la seconda è che contro l'Atalanta mancheranno Romagnoli (infortunato e per lui stagione finita) Bennacer ed Hernandez (squalificati), in più col dubbio Kjaer uscito malconcio dalla gara di ieri. Non certamente una buona notizia in vista della sfida con la Dea di venerdì prossimo.