Vi sembra normale che si debba additare il direttore di gara per una decisione dubbia "perché è cosi e si deve fare"? O che si debba prendere di mira un giocatore di colore con ululati o versi da scimmia? O che si debba andare ben oltre gli sfottò con cori "Milano deve bruciare" o striscioni che inneggiano a tragedie come Superga o l'Heysel? O che si debba cantare "Vesuvio lavali col fuoco"? 

Tutto questo non deve essere nemmeno di contorno per uno sport, ci si dovrebbe focalizzare sul campo, sulle azioni, le giocate, gli errori dei giocatori e degli allenatori, esultare per un gol o essere agitati nell'attesa che si batta un rigore contro. Ci si dovrebbe vedere tra tifoserie opposte come rivali temporanei, essere nemici durante la partita e andarsi a prendere una birra insieme dopo. Alla fine una partita di pallone è solo un passatempo, per chi guarda, ma in Italia la si rende una questione di vita o di morte. Assurdo.

Ed è così che si finisce per avere scontri fuori dagli stadi dove, purtroppo, a volte ci scappa il morto, che sia Filippo Raciti, poliziotto che si trovava lì per mantenere l'ordine durante il derby Catania - Palermo, o Ciro Esposito morto durante la finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina. O, notizia di oggi, Daniele Belardinelli investito da un suv durante l'attacco di un gruppo di tifosi di Inter, Varese e Nizza ai danni di un furgone di tifosi napoletani (fonte Gazzetta dello Sport). Ma è possibile che in una partita di calcio si debbano vedere scene da guerra?

Per non parlare degli ululati e dei versi di scimmia indirizzati a Kalidou Koulibaly, siamo nel 2018 ed esistono ancora idioti che credono nel razzismo, sorvoliamo che è meglio.

E gli insulti razziali ai napoletani? E i cori dei napoletani contro Milano e Torino? E gli striscioni di Superga e quelli dell'Heysel? La verità è che il calcio in Italia si sta trasformando in uno schifo orrendo, con i tifosi che sui social si giustificano con il più infantile dei "eh, hanno iniziato loro a cantare contro Napoli" o "ma anche i napoletani, juventini, milanisti, romanisti, interisti fanno così".

Che dire, l'unica cosa che mi auguro è che qualcuno fermi questi decerebrati fuori dagli stadi e faccia sì che ci si possa godere in pace lo spettacolo del campo. Perché uscire di casa per andare a vedere una partita allo stadio e non sapere se si tornerà vivi è una cosa che non deve stare né in cielo né in terra. Datevi una regolata, perché per chi segue, come me, il calcio sin da bambino questa è una pugnalata al cuore.