Oscar Cano, docente Federale Spagnolo ed allenatore di vari club professionistici, fu uno dei primi ad interpretare Guardiola e la sua idea di gioco al Barcellona, chiamandola il "Barca Liquido". Nel suo libro afferma chiaramente quanto ci sia di piu' sbagliato nel cercare di rendere una scienza universale, attraverso studi, tutto quello che la rivoluzione Barcellona ha portato nel panorama calcistico oltre che un ciclo di vittorie. Partiamo dalle origini, quale era l'idea visionaria di Pep Guardiola?

Iniziare il gioco dal basso per andare a concludere a rete dall'altra parte del campo. Sembra assurdo, l'idea e' talmente semplice, ma comunque ha bisogno d'essere condivisa con il proprio gruppo e la propria metodologia d'allenamento dovra' essere coerente con quello che si fara' in partita che si vinca o si perda. Ovviamente il come si arrivera' dalla propria porta a quella avversaria sara' la parte piu' importante e piu' difficile da mettere in atto, ma l'idea ha bisogno d'essere viva e trasmessa al gruppo facendone un propria identita' in cui tutti i calciatori si riconosceranno.

Parto dal presupposto che gli unici autentici protagonisti del gioco sono i calciatori e che un ottimo allenatore avra' il difficile compito di comprendere in che zona di campo rendono di piu', quali sono i loro punti di forza, con quali compagni hanno piu' bisogno di dialogare in base alle proprie qualita' tecniche e alla loro intelligenza calcistica ed infine far giocare il piu' possibile durante le sedute per far raggiungere ai propri giocatori una naturalezza di gioco che produca benessere e divertimento in cui tutto e' funzionale alla idea primaria.

Questo articolo, premetto non ha lo scopo di spiegare come giocava il Barcellona, cosa che in questi anni e' stata fatta ampiamente, ma di andare alle radici di come si e' arrivati a produrre una delle piu grandi rivoluzioni calcistiche sia a livello tecnico che culturale pari all'Ajax di Rinus Michel, al Barcellona di Johan Cruijff, al Milan di Arrigo Sacchi e per ultimo al Barcellona di Pep Guardiola. Per prima cosa occorre sgombrare il campo da parecchi luoghi comuni inerenti a questo lungo e asfisiante possesso palla denominato da un giornalista Spagnolo durante il mondiale 2006 tiki-taka mentre commentava la nazionale Spagnola, perche' questo modo di mantenere il possesso da sempre fa parte della filosofia del club Barcellona e non di tutte le formazioni Spagnole ed inoltre sin dall'attivita' di base per passare al settore giovanile questa idea formera' i calciatori fino alle porte della prima squadra. Inoltre il club ha accolto allenatori olandesi come Rinus, Cruijff, Louis van Gaal e Rijkaard, fondendo il proprio credo con la grande sapienza calcistica olandese. La seconda rivoluzione calcistica era come in incubatore mentre stavano vivendo la loro prima grande innovazione con il genio di Johan, infatti in quel gruppo di pionieri a centrocampo c'era un certo Pep sicuramente scolpito e forgiato dal suo mister al punto da dichiarare in un intervista: "Non sapevo nulla di calcio, fino a quando non conobbi Cruijff. Con Johan sapevi che era possibile comandare e dominare il calcio. Quando arrivo al club disse: "seguitemi" e la gente si uni' a lui. E quando le cose andavano male, peggio andavano e più lui credeva nelle sue idee."

Consideriamo anche che Pep incomincia la sua carriera nella seconda squadra del Barcellona per poi approdare in prima squadra l'anno dopo portando con se' in dote 3 canterani, Pedro, Busquets e Thiago Alcantara oltre a trovare altri giocatori cresciuti nella masia, Victor Valdes, Puyol, Iniesta, Xavi e Messi e poi in seguito anche riprendersi Fabregas e Pique' nati nel club ma che avevano deciso con fortune alterne da giovanissimi di andare a giocare in Premier. Una rivoluzione che parte da lontano, fatta di formazione, senso di appartenenza e d'identita' e mentre Guardiola finiva la sua carriera da calciatore la rivoluzione era gia' in atto nel tempo con costanza e quando lui arrivo' da grande leader silenzioso forgio' la piu' grande squadra di tutti i tempi facendo scuola in tutto il mondo. Ma come tutte le filosofie che vogliono essere copiate nell'immediato finiscono per affondare velocemente.

Perche' aver imparato la sua metodologia d'allenamento(giochi di posizione), aver imparato ad usare gli spazi del campo a proprio piacimento, aver imparato come riconquistare la palla il piu' velocemente possibile (transizione) con un pressing asfisiante, aver imparato ad alzare il baricentro della squadra che in possesso entra dentro la meta' campo avversaria con la totalita' dei giocatori di movimento, aver imparato come il possesso palla e il continuo movimento senza  puo' aprire varchi nelle difese avversarie da andare ad occupare con continui inserimenti, aver imparato a giocate tra le linee difensive e tanto altro, a poco serve se tutto quello che e' stato costruito con passione e sacrificio ha richiesto almeno 10 anni di continua formazione e che quell'IDEA mai e' stata cambiata ed e' sempre stata coerente. La cronaca parla che lo stesso Guardiola in altri ambiti calcistici di gran livello ad oggi non sia riuscito a ricreare quella stessa filosofia, perche' quando alleni un gruppo di gran giocatori cresciuti in ambiti diversi e culture differenti diventa tutto piu' difficile." Il pallone viaggiava velocemente e  sentivi solo il rumore della palla. Era un continuo giocare". Xavi su allenamenti Barcellona. I cicli come cominciano finiscono, ora non ci resta che aspettare la prossima rivoluzione.