Vivo da piu' di 15 anni negli Stati Uniti e il mio approccio allo sport e' molto cambiato da quel momento. Premetto, sono un tifoso milanista da sempre, sono stato abbonato al Milan per 15 anni con una forte passione per il calcio e lo sport in generale.
Diciamo che in Italia lo sport e' soprattutto sofferenza. Sofferenza allo stadio, davanti alla televisione, il giorno dopo la partita (soprattutto se la tua squadra del cuore non ha vinto). Lo sport e' vissuto come una "religione". Ho avuto questo approccio per quasi tutta la mia vita ma ora e' diverso.
Qui negli Stati Uniti seguo molto la pallacanestro (NBA), un po' il Football Americano e per niente il baseball (ci ho provato...). Vi racconto la mia prima esperienza di sport dal vivo qui: un amico mi invita a vedere una partita di Football Americano. Sono veramente eccitato dall'idea, mi preparo cercando di raccogliere piu' notizie possibili sulla squadre, sulla loro stagione per essere preparato.
La mia prima domanda e' stata: a che ora e' la partita e a che ora mi passi a prendere? Risposta: "la partita e' alle 13.00 ti passo a prendere alle 9.30" (viviamo a 20 minuti dallo stadio!!??!!). Ho pensato: ci sara' traffico, il parcheggio sara' difficile da trovare...
Il giorno della partita mi vengono a prendere alle 9.30 ed il primo stop e' presso un supermercato dove il gruppo con cui vado, compra liquori e birre di ogni tipo e valanghe di cibo. Arriviamo allo stadio verso le 10.30, parcheggiamo subito ed inizia il "Tail-gating".
Nel parcheggio tutti aprono le loro macchine, tirano fuori sedie, tavolini, bevande e cibo ed inizia una grande festa... Io penso tutto bello ma quando entriamo allo stadio? Alle 12.45 faccio questa domanda e mi viene risposto: "adesso la fila e' lunga aspettiamo 10/15 minuti"....non voglio farvela piu' lunga del necessario ma siamo entrati in ritardo, siamo andati al bar all'interno dello stadio piu' volte... avro' visto la partita per 15/20 minuti al massimo.
Il mio primo pensiero, da buon Italiano, e' stato... mi sono perso gran parte della partita ma poi, pensandoci bene, ho passato una gran bella domenica di divertimento: e' stata una lezione, ho incominciato a vedere le cose in modo diverso.
Lo sport e' sicuramente passione ma deve anche essere divertimento. Detto questo, chi pratica qualunque sport in modo professionale non e' un tifoso, ma un dipendente pagato da una societa'. Nessuno qua si scandalizza se LeBron James cambia 3 squadre e... vince il titolo per 3 volte e nessuno pensa che se un giocatore e' a scadenza che la squadra non debba farlo giocare. I giocatori hanno (o almeno dovrebbero avere) passione per lo sport che praticano ed essere professionisti al 100%. In Italia diciamo che il calcio e' uno sport professionistico, ma non trattiamo o consideriamo i giocatori come veri professionisti (anche se a dire il vero molte volte sono proprio loro a non comportarsi come tali).
Qui in America se qualcuno fa silenzio stampa, viene multato... in Italia lo permettiamo. Dovremmo ridisegnare le regole per tutti e se vuoi essere trattato da professionista, comportati come tale.
Alla fine il tifoso deve sentirsi parte di una squadra, di una realta' e i giocatori fanno parte di quell'universo solo per un determinato periodo di tempo ma, per quel periodo, pretendo il massimo.

Ci sono eccezioni alla regola: Maldini, Del Piero, Kobe Bryant... ma sono eccezioni. Tifiamo per la nostra squadra, apprezziamo lo sport che ci appassiona, divertiamoci. Lasciamo che Donnarumma giochi quest'anno e che se ne vada dove vuole finche' faccia il suo lavoro professionalmente finche' e' pagato dal Milan. L'anno prossimo tifero' per chi difendera' la nostra porta e sinceramente di dove sara' lui non mi interessa piu' di tanto.