L’altro giorno sono passato in libreria per trovare una lettura leggera e, da grande appassionato di calcio quale sono, mi sono subito recato nella sezione sport alla caccia di un buon libro. Quasi per caso mi è capitato tra le mani un libro di Bruce Lee – un maestro di arti marziali con grande forza mentale: “Un buon insegnante è semplicemente un catalizzatore” – di qualche anno fa “Pensieri che colpiscono”. Bruce Lee non fu solamente un genio del combattimento, ma una vera e propria fonte d'ispirazione per la famiglia, gli amici, gli allievi e i colleghi, insegnando a ciascuno a vincere i dubbi e a fare chiarezza nella vita. In questa pubblicazione sono registrati numerosi pensieri che sarebbero d’aiuto e d’insegnamento a qualsiasi allenatore di calcio ed ai calciatori stessi.

“Nella ricerca della verità, è necessario investigare in modo indipendente, non dipendere dal punto di vista di un'altra persona o di un semplice libro". (Bruce Lee). “Profonda semplicità = buonsenso”, accettando anche che “la semplicità è difficile”, essendo evidente la difficoltà nel trasmetterla. Perché per spiegare il proprio pensiero agli altri, questo sarà contaminato dalla cultura e dal pensiero altrui. Far arrivare il proprio concetto ad un altro è una cosa molto difficile, e quante volte nelle conferenze non abbiamo spesso sentito questo tipo di cose da parte degli allenatori che non riescono bene a trasmettere ai giocatori le proprie idee. Il linguaggio ed il farsi capire è così semplice ma difficile. La ricerca della semplicità è un arte.

Sempre rimanendo nel mondo del calcio, non è facile concatenare la realtà con la pratica e vincere anche partite che ti permetterebbero di sviluppare nuove idee partendo da quella iniziale. Infatti se non vinci non progredisci nella praticità di una tattica, di un sistema, costerà molto per renderlo tangibile agli occhi dei tifosi che vogliono sempre un tributo immediato: la vittoria. “La semplicità è raggiunta attraverso una preparazione profonda”, ciò che accade è che dovremmo osservarlo come naturale, quasi spontaneo.

Quando si vede una partita di calcio e la palla scorre da giocatore ad un altro, con il pressing feroce degli avversari che cercano di interrompere l’azione con un anticipo o un contrasto, notiamo che è necessario – per essere efficaci ed eludere il pressing – velocizzare il gioco e servire subito i giocatori offensivi. Lo stesso sarà per coloro che si stanno difendendo, dato che una volta strappata la palla starà nella loro saggezza tecnica o tattica ribaltare velocemente l’azione, iniziando un nuovo attacco nella direzione opposta. Se dopo diverse azioni di entrambe le squadre, diverse transizioni veloci, con diversi errori commessi tra di loro, assumiamo che ci piace quel calcio e aspettiamo solo che arrivino i gol per ricevere la nostra accettazione, confermando così che lo spettacolo sia buono grazie alla percezione avuta.Una persona semplice non stabilisce le leggi, ma accetta quello che succede come viene.”

Sono innamorato delle frasi fantasiose e fatte che ci portano quindi a fatti concreti. “Non commettere errori: la semplicità è raggiunta solo attraverso il duro lavoro”. (Clarice Lispector, scrittrice e giornalista). La parola semplicità si riferisce all'assenza di ornamenti, potrebbe anche essere intesa come mancanza di difficoltà o sforzo, è qualcosa di facile da capire, forse meno da raggiungere. “Quando uno è semplice (nel suo discorso, nelle sue azioni, anche nella sua poesia) c'è il rischio scomodo di essere preso per un pazzo.” (Mario Benedetti, è stato un poeta, saggista, scrittore e drammaturgo uruguaiano).

Altri che hanno sempre idee chiare, come Einstein, sottolineano che “Se la tua intenzione è quella di descrivere la verità fallo con semplicità: l’eleganza lasciala al sarto”. E ti permette di continuare a riflettere: “Pensare bene non interessa solo i filosofi, ma le persone più semplici”. (Jaime Balmes, filosofo). Nelle squadre di successo ci sono persone “nascoste” che mantengono una leadership pratica e silenziosa con i loro compagni di squadra, il che aiuta notevolmente la coesione del gruppo. Un esempio molto caratteristico è stato l'attuale direttore tecnico del Siviglia, Monchi, che quando giocava non era titolare nella sua squadra, ma ha esercitato la sua influenza dalla panchina collaborando con l'allenatore in tutte le partite.

Non è facile capire il semplice”, secondo Eric Hoffer. Quindi meglio ricorrere a chi può spiegarti meglio le cose. Di recente Jordi Cruyff ha esplicato in modo molto interessante le teorie del padre, il grande e rimpianto campione Johan Cruyff, secondo il quale la tecnica non era una questione di essere un giocoliere con la palla, ma riuscire nel modo più semplice possibile, quindi con meno tocchi di palla, a facilitare i movimenti del tuo compagno di squadra. Questo è il significato della sua famosa frase Giocare a calcio è semplice, ma giocare un calcio semplice è la cosa più difficile”, che ancora oggi è presente nella mente di milioni di appassionati anche alla luce dell’illustre impresa dell’Ajax contro la Juventus. Ma il concetto può essere esteso a tutte le semifinalisti della Champions e anche al Manchester City, eliminato dalla competizione nonostante abbia segnato 4 gol. Tutti sono protagonisti con il pallone.

Quella frase è una verità senza tempo, perché molte volte complichiamo il calcio quando in realtà è un gioco semplice. E renderlo semplice richiede molte ore di lavoro nel tuo centro sportivo sulla base di un'idea chiara. Si ha bisogno di un'identità che trasformi in qualcosa di concreto tutta la pianificazione di un progetto, sviluppato negli uffici, passando dalla panchina, fino al campo da gioco. E questo è anche più complicato di questi tempi, con proprietari o presidenti più preoccupati per un ritorno immediato sul loro investimento che di coltivare un'eredità futura.

Quando il calcio è più semplice, più facilmente si possono variare moduli. Mentre quello più rigido rimarrà sempre nella sua forma, e si continuerà a pensare che “il mio è il migliore”, avendo così una visione limitata delle cose. L'allenatore Pochettino ha dato una lezione a Guardiola, superando i quarti di Champions con uno stile di gioco lento, ma senza rinunciare all'attacco, con qualità dei propri giocatori, alla ricerca del gol, con entusiasmo, e va inoltre precisato che il Tottenham non ha speso un euro negli ultimi due anni perché non ha fatto alcun acquisto e ha anche dovuto subire infortuni fondamentali come quello di Kane. Di contro il City ha investito quasi un miliardo di euro nel corso degli anni. La forza delle idee è superiore anche a quella economica. E non sono affatto d’accordo con Guardiola quando sostiene la tesi secondo cui “non è stato ingaggiato per vincere la Champions ma per cambiare il modello di gioco”. Dopo Barcellona l’uscita dalla coppa non è una novità per Pep, già ai tempi del Bayern aveva sofferto tali delusioni. A fronte dei milioni spesi al City, e del fatto che in Germania il suo stile di gioco non è più praticato dal Bayern, anzi è anche ripudiato come noioso da tifosi, dirigenti e giocatori stessi, io penso che la sue idee non siano così forti come lui sostiene, ed il suo modello non così “semplice”.

Ognuna delle squadre che sono state eliminate – Manchester City, Manchester United, Porto e Juventus – sarebbe potuta essere vincitrice, sia per il modello di gioco che per la qualità dei suoi giocatori, ma la realtà è brutale. L'Ajax e il Tottenham sono la sorpresa positiva e piacevole di questa Champions. Che il Barca arrivi in semifinale è normale, così come il Liverpool possa arrivare tra le migliori quattro. Ma Ajax e Tottenham realizzano un sogno, rendendo semplice una cosa che sembra molto complicata: vincere con un'identità ben definita. Ed è questa la cosa più saggia nel calcio.