Qualche giorno fa, Andrea Pirlo ha ottenuto la Licenza UEFA Pro necessaria per poter allenare la Juventus. È già passato più di un mese dal clamoroso ritorno di Pirlo alla Juve, però nelle vesti di allenatore, e da allora il tecnico bianconero ne ha passate tante: conferenze stampa, primi allenamenti, colloqui con la dirigenza per la programmazione della campagna acquisti e, per finire, l'esame finale per ottenere il patentino senza il quale non avrebbe potuto allenare la Juventus. Una situazione che ha del paradossale considerando che Pirlo, a ridosso dell'inizio del campionato, era costretto a prepararsi per l'esame e, contemporaneamente, a programmare gli allenamenti a Torino. Alla fine, Pirlo è riuscito a portare avanti ambedue le cose e apparentemente senza problemi. La sua tesi, presentata all'esame finale, s'intitola Il calcio che vorrei. Il titolo, nella sua semplicità, lascia già presagire il nocciolo del tema: lo stile di gioco su cui Pirlo baserà la sua idea di calcio.

Il calcio che vorrei 
Immediatamente, fin dalle prime righe, si evince che Pirlo ha un'idea di calcio propositiva, di possesso e di attacco, con 11 giocatori attivi sia nella fase difensiva che in quella offensiva. Il
 riferimento alla Juventus di Conte, all'Ajax di Van Gaal, al Milan di Ancelotti e al Barcellona di Guardiola e Cruijff non possono mancare, visto e considerato che loro hanno proposto un calcio totale, aggressivo e allo stesso tempo offensivo. Poi, Pirlo sofferma la sua attenzione sui giocatori e su come, secondo lui, dovrebbero comportarsi in campo. Partendo dal portiere, a Pirlo piacerebbe il cosiddetto portiere moderno. Abile sia tra i pali che in fase di costruzione per contribuire alla manovra difensiva. Un portiere che agirebbe come il libero di una volta, esente dalle marcature ma con i compiti di comandare la linea di difesa e di partecipare al possesso palla. Poi, l'attenzione si sposta in difesa. I centrali devono essere esemplari nelle chiusure e negli interventi difensivi, ma non solo. Devono anche comportarsi da regista basso della squadra e, mediante passaggi filtranti o lanci lunghi, hanno l'incarico di far partire l'azione offensiva. Per quanto riguarda i terzini invece, Pirlo lascerebbe più spazio alle peculiarità degli interpreti. Un terzino veloce verrebbe usato per dare ampiezza alla squadra, un terzino difensivo verrebbe usato come terzo centrale, mentre un terzino tecnico verrebbe usato come uomo in più in centrocampo, in fase di possesso. In centrocampo, l'idea di Pirlo è quella di avere centrocampisti in suo stile: maestri. Il neo-allenatore della Juve non può e non vuole prescindere dalla tecnica in mezzo al campo, elemento fondamentale, a suo parere, di una squadra vincente. Invece, sui centrocampisti esterni così come per i terzini Pirlo lascerebbe maggiore libertà di azione a seconda delle caratteristiche degli interpreti. E per finire, gli attaccanti. Attaccanti che devono essere completi per rappresentare l'idea di calcio di Pirlo. La punta ha il compito di dialogare con i compagni per favorire l'azione, però deve anche attaccare la profondità per finalizzare. 
Altri elementi importanti nel credo calcistico di Andrea sono la disposizione a rombo nel palleggio, la creazione ed occupazione degli spazi liberi, l'attacco della profondità e il pressing alto a cui si aggiungono le transizioni offensive e difensive che la squadra deve compiere per mantenersi salda e compatta. 
Una tesi, quella di Pirlo, veramente acuta. Pensieri ineguagliabili, un calcio studiato per essere perfetto nei minimi particolari da una mente che, in ambito calcistico, è fuori dal comune. Uno stile di gioco che, se applicato alla realtà bianconera, renderebbe plausibile il sogno di molti tifosi che sperano di vedere la Vecchia Signora sul tetto d'Europa. Però, a questo punto la domanda sorge spontanea: ma quanto sono assimilabili i concetti di Pirlo dalla Juventus? 

Il calcio in teoria...il calcio in pratica
Per quanto le idee di Pirlo siano all'avanguardia, a mio personalissimo parere, alla Juve non sono tanti i giocatori in grado di interpretare ciò che lui vorrebbe
. Per esempio in porta. Szczesny, nonostante la sua notevole bravura nella difesa dei pali, non lo vedo molto portato per partecipare alla manovra difensiva della squadra. Il calcio che proporrebbe Pirlo, in teoria, è un calcio moderno, schematizzato e completo. E il problema è proprio questo. In teoria l'idea di calcio di Pirlo avrebbe l'opportunità di sfondare in Europa consacrandolo come uno dei migliori allenatori emergenti, ma in pratica quanto di tutto ciò funzionerebbe? Ad oggi non si sa, però Pirlo è chiamato ad un compito difficilissimo, cioè quello di inculcare la sua filosofia nei giocatori. Infatti, riuscire a condurre i calciatori ad un calcio molto più dinamico non sarà di certo un compito facile. Oltre alla preparazione atletica che dovrà essere esemplare sotto ogni punto di vista, servirà anche un'ottima preparazione mentale in grado di rendere i giocatori molto più aggressivi in fase di non possesso e molto più producenti in fase di possesso.

Domani inizia la stagione 2020-21 della Juventus, che sfiderà la Sampdoria di Claudio Ranieri, in una sfida che servirà a Pirlo per capire su chi puntare e che servirà a noi per capire se la Juve inizierà fin da subito ad ingranare. Sarà una Juve diversa, una Juve 2.0, sicuramente con un'identità ben delineata al contrario della Juventus targata Maurizio Sarri e a noi non resta che vederla all'opera nella sua corsa al decimo scudetto consecutivo.