Che il calcio attuale sia "mosso" da forti interessi economici lo si sapeva dalla prima comparsa dei diritti televisivi per poter far vedere in esclusiva la diretta delle partite, ma questo può essere un vantaggio sia per il club che ne ricava milioni di euro e sia per il tifoso che può godere di immagini, interviste esclusive e approfondimenti che altrimenti non avrebbe a disposizione.
Ma che il calcio possa trasformarsi in terreno di caccia per mercenari al servizio del miglior offerente questo proprio non mi va giù.

Ormai sto entrando nel magico mondo degli "anta" e chi ha più o meno la mia età potrà capire quel senso di nostalgia per un calcio che non esiste più. In quel periodo se qualcuno ti chiedeva la formazione della tua squadra del cuore, tu orgoglioso gli risponedevi quasi come un rosario gli undici titolari, la sapevi a memoria perchè alla fine, salvo squalifiche ed infortuni, giocavano sempre quelli la domenica e tutti alla stessa ora ed ancora non esistevano le maglie personalizzate, ogni giocatore aveva il suo numero dall' 1 all' 11, era la sua seconda identità.

Adesso non fai in tempo ad innamorarti di un giocatore, ad apprezzarne le gesta che l'anno successivo te lo ritrovi nelle file di un altra squadra, magari tua avversaria da una vita. Non si capisce quale sia la formazione titolare, ogni domenica è una sorpresa, tra turnover e cambi tattici si arriva a fine campionato con l'allenatore che ha schierato 10/15 formazioni iniziali diverse e la cosa preoccupante che fondamentalmente non sia per incompetenza. Infatti che colpa può avere un mister se si parte con un progetto e dopo solo un anno (se sei fortunato, in alcuni casi anche solo 6 mesi) ti vendono delle pedine importanti e ti costringono a sostituire non solo un singolo giocatore, ma in alcuni casi un intero modulo o addirittura ti stravolgono un progetto? Nessuna, penso io. Il "merito" di tutto questo si deve al potere, sempre più crescente, che certi procuratori hanno nel calcio, non solo a livello nazionale, ma europeo o mondiale in alcuni casi.
Il caso più eclatante di questi giorni è il contratto di Donnarumma, che tiene con il fiato sospeso buona parte parte della tifoseria rossonera; talento puro che ha dichiarato amore al Milan, che desidera giocare nel Milan, ma che ha come unico difetto l'essersi affidato alle cure contrattuali del re Mida del calciomercato Mino Raiola, incubo di ogni presidente che deve trattare l'acquisto o il rinnovo di un calciatore, ma che é sicuramente uno dei migliori uomini d'affari in ambito sportivo.

Possibile che un ragazzo di 18 anni non possa imporre la propria volontà al proprio procuratore e la società che ha avuto il coraggio di affidarsi a lui debba sottostare ai "magheggi" di uomo che ha già dimostrato avere come unico pensiero il poter accumulare più soldi possibile? Io non posso credere che i nostri idoli siano in mano a gente come lui o Wanda Nara (per citarne un'altra), non posso immaginare che siano i nostri beniamini a voler lasciare la società che li ha lanciati o consacrati nel mondo, in maniera così improvvisa, salvo poi dichiarare sui vari social l'amore eterno per la città e i tifosi. 

Il cambio di loghi societari, le divise sempre diverse ad ogni occasione, i giocatori che pensano più a fare gli attori pubblicitari che ad allenarsi seriamente, sono elementi che stanno facendo perdere il vero senso di appartenenza ad un club ed alla storia che esso rappresenta.
Sono favorevole al progresso, ma non se questo ci porta a dimenticare delle origini.