Mi piace molto quando Einstein affermava: " l’unica razza che conosco è soltanto quell’umana". Mi piace ancor di più  l'affermazione di  colui che dice che "il razzismo si cura viaggiando", perché solo leggendo il mondo, aprendosi ad esso, divorando la realtà, si percepisce la bellezza della varietà, la necessità della diversità, si coglie il gusto sublime della vita stessa nella sua interezza.

Io non vorrei altri me stessi, mi annoierei a morte, voglio, piuttosto, un mondo che mi completi, mi faccia sentire vivo, che mi faccia sentire unico nella giostra varia dell’umanità. Voglio sentire le vertigini, i capogiri, voglio riuscire a vedere con gli stessi occhi un ricco e un povero, un bianco, un nero o un giallo, un cattolico, un mussulmano o un ateo.

Quanto è bello cogliere la bellezza in tante forme così diverse e profondamente simili, non ci accorgiamo neppure di vestire giornalmente i panni dell’intero mondo: possiamo avere il Cristo ebreo, la democrazia greca, la scrittura latina e i numeri arabi, la pizza italiana e il Kebab. Quanto è buono il Kebab? Però l’uomo, soprattutto il più sofisticato, ha imparato a fare dei distinguo, a fare delle separazioni e così facendo ha generato la più grande divisione dell’essere umano, sbricciolandolo, senza accorgersi  però che ognuno di noi  piange nello stesso modo e con le stesse lacrime!

Quando esprimo in parole “quanto è buono il Kebab”, ognuno di noi, può percepirne, oltre che la bontà del gusto, la verità intrinseca di questa affermazione . Si avverte qualcosa aldilà della ragione. Lo stesso, però, non si può dire  con riferimento al comportamento del numero uno della Figc, il quale  è tornato tante  volte alla carica contro Kessie e Bakayoko, sul caso Acerbi, stigmatizzando con questa frase -“Gesto di San Siro indegno, va punito con le norme interne al mondo del calcio”- la necessità di porre rimedio a questo  gesto provocatorio deprecabile: ma quanto è stato ingigantito? A dismisura!

In questa affermazione di Gravina riuscite a percepirne la bontà, o  piuttosto c'è qualcosa che va oltre, che si confonde, si complica e si annida dietro le parole?  Io leggo moralismo ad orologeria e logiche che vanno oltre il desiderio di sportività e di buon calcio. Io credo, come  riferisce anche  Roberto Gervaso che i cinici, seppur negativi di per sé, siano  da  preferire  ai buonisti, perché i cinici se ti devono pugnalare, lo fanno al petto lealmente, a differenza dei buonisti che ti pugnalano alle spalle dopo averti abbracciato.

La bontà è cosa diversa dal buonismo: punta i riflettori diversamente, va in profondità e non è mai superficiale.

Se si analizza il caso Acerbi  dall'inizio, si evince come nasca da alcuni sfottò via social iniziati proprio dallo stesso difensore Laziale che in un tweet provocatorio scrive: "A singoli non c'è paragone". La risposta di Bakayoko è stata: “ok, ci vediamo in campo”, poi sappiamo tutti come è andata. Secondo voi, dietro il comportamento di Kessie e Bakayoko c’era un intento negativo o era piuttosto un atteggiamento goliardico? Una risposta a questo sfottò?

Di fronte ad atteggiamenti di questo genere, si possono prendere le distanze in tanti modi, ma il modo più efficace ed elegante sarebbe stato quello di mettere in evidenza il gesto di Musacchio che ha tolto la maglia a Kessie e Bakayoko con saggezza, o di  esaltare le parole di Gattuso che deplora il gesto affermando: ” dobbiamo chiedere scusa. È arrivato il momento che si smetta di smanettare sui social e che ci si concentri di più negli allenamenti”

Gli stessi Bakayoko  e Kessie si sono scusati, il primo con un tweet :” Non volevo mancare di rispetto a nessuno. Chiedo scusa a Acerbi Francesco” Il secondo fa lo stesso scrivendo: “Le mie scuse più sincere a Francesco Acerbi Volevo semplicemente scherzare, niente di più. Massimo rispetto per tutti.”

Un'eco di questo scambi di messaggi, quanto avrebbe fatto bene al calcio? Mi dispiace ma  con le guerre non si è mai posto fine alle guerre! Ritengo che il caso Acerbi sia stato creato ad arte ed abbia generato, indovinate cosa? Altra violenza, altra brutalità, altra aggressività”. Si pensi per esempio al tweet che Ciro Immobile con riferimento a Kessie e Bakayoko si è sentito in dovere di inviare ad Acerbi : “sono solo due piccoli uomini che mostrano la maglia di un campione” Si capisce bene che, l’enfasi data al caso, genera e porta con sé altra violenza, laddove prima non c'era! Occorre, come per i bambini, rafforzare i comportamenti esemplari e non puntare il riflettore sul primo errore e sulla prima mancanza!

Il moralismo e il buonismo si tengono a braccetto, si strizzano l’occhio, perché? Perché giudicano mettendosi in cattedra.

Uno dei migliori comunicatori al mondo, adesso non ricordo bene il nome, in una parabola aveva suggerito: “Non giudicate, perché con lo stesso metro sarete giudicati”. Chi si pone a giudicare, sta sempre un filino sopra agli altri, mai alla pari, non ritiene mai opportuno il compromesso sulle regole attraverso le quali si giudica e soprattutto non vuol essere giudicato! Il moralismo è una parvenza di bontà, una sorta di cosmesi che migliora l'aspetto ma non la sostanza.

Lo stesso Giulio Andreotti  se la rideva quando affermava che i moralisti parlando spesso di etica, a forza di discuterne, non avevano poi il tempo di praticarla! Ed è proprio così, la bontà è silenziosa, la bontà è intelligente e soprattutto vede più lontano! “Un grammo di buon esempio, vale più di un quintale di parole.” e se volete essere virtuosi date il vostro meglio con l’esempio e non con la morale

Scusate io comincio dal  Kebab, ma quanto è buono questo Kebab!