Nella sua prima conferenza stampa quale primo ds della Fiorentina di Commisso, Daniele Pradé ha detto, tra l'altro, due cose che sembrano andare oltre le affermazioni di circostanza tipiche di queste cerimonie: ha detto, anzitutto, che la Fiorentina ha "75 calciatori sotto contratto, di cui circa 60 non funzionali al nostro progetto. Bisogna assolutamente snellire. Ma non mi sono state chieste plusvalenze"; e poi "Voglio specificare una cosa: non ci saranno più situazioni come quella legata a Zaniolo. Faremo tutte operazioni con un controriscatto per noi"

La prima affermazione, per quanto forte, sembra quantomeno furviante se non si spiega cosa c'è in quei sessanta calciatori che il nuovo DS ritiene non funzionali alla squadra. Posto, per ipotesi, che i quindici che ritiene funzionali siano i tre portieri (per forza), e poi Pezzella, Milinkovic, Ceccerini, Hugo, Biraghi, Hanko, Benassi, Zurkowski, Chiesa, Simeone, - e siamo a 13 -, tra i restanti "non funzionali", oltre a Laurini già partito e Varetout partente, ci sono Ranieri, Venuti, Hristov, Montiel, Bakajoko, Castrovilli, Sottil, Vlahovic, Gori, Graciciar, Terzic,  tutti ragazzi con età uguale o inferiore a venti anni, molti provenienti da prestiti ed accompagnati da richieste di ulteriore prestito, tutti con buon valore di mercato. Insomma, delle risorse vere e proprie, forse le migliori delle quali disponiamo.

Per il resto, stringi stringi, il problema di esubero potrebbe essere rappresentato da gente come Dabo, Cristoforo, Eyseric, Thereau, Baez, Schetino, Saponara, a limite Rasmussen, e, dunque, gli esuperi reali per la Fiorentina sono 7-8 calciatori. Tutti gli altri sono o funzionali al progetto, perché almeno quindici sono considerati tali da Pradé, oppure giovani ventenni - peraltro tutti di riconosciuto valore - per i quali occorre programmare un futuro di prestiti, cessioni o di inserimento graduale in squadra. Ora, alzi la mano chi sappia indicare una sola squadra in serie A che non abbia in rosa 7, 8, 10 calciatori non funzionali al progetto e destinati ad essere ceduti. E ciò senza considerare che dalla cessione di alcuni di questi uomini possono anche derivare delle entrate, come nel caso di Saponara o di Eysseric, così come ne arriveranno dalle cessioni di Laurini e di Varetout. E poi, chi, nel calcio, può dolersi di avere a disposizione un buon numero di giovani ventenni provenienti dal settore giovanile?

Tutto questo per dire che, in realtà, sul piano meramente gestionale la rosa della Fiorentina, per come ereditata da Pradé, non è così disastrosa come la si vorrebbe far passare, è costituita da un numero piuttosto normale di calciatori in esubero e da molti giovani, tutti molto forti, provenienti dal settore giovanile o tornati da prestiti, per i quali le opportunutà di crescita e valorizzazione non mancano e non mancheranno. Magari non tutti saranno funzionali da subito dal gioco di Montella, ma sono sicuramente funzionali al futuro della società. L'affermazione di Pradé sui sessanta calciatori non funzionali sembra, dunque, non solo infondata, ma diretta a colpire, in qualche modo, la precedente grestione sportiva. Un attacco tanto infondato quanto gratuito, visto che Corvino & co. si sono fatti rispettosamente da parte. 

Una conferma di questo atteggiamento ostile verso i colleghi dell'immediato passato viola è la seconda delle battute segnalate, quella in cui Pradé afferma che "non ci saranno più situazioni come quella legata a Zaniolo. Faremo tutte operazioni con un controriscatto per noi".  Anche qui, a parte la non definitività dei giudizi su Zaniolo (non a caso ceduto anche dall'Inter e messo fuori da Di Biagio con la Under 21) ed a parte la precisazione su una cessione avvenuta appena Corvino era tornato a Firenze, e, dunque, senza una consapevolezza piena e diretta da parte sua della personalità e delle capacità del calciatore, è facile rilevare che situazioni del genere si sono verificare anche nella precedente gestione Pradé, come nel caso di Piccini per esempio, che ora vorrebbero addirittura ricomprare, così come altri errori furono commessi all'epoca, dal mancato rinnovo di Bernardeschi al contratto scritto male che permise a Salah di andarsene e al suo procuratore di farsi beffe di tutti. Di errori di mercato è lastricata ogni sede di calcio, ma non è mettendo in luce negativa i propri predecessori che si costruiscono buone squadre.

In luogo di attacchi infondati e gratuiti nei confronti dei predecessori, sarebbe, invece, più interessante, più costruttivo e più onesto parlare della differenza della precedente gestione Pradé, con investimenti rilvanti (Gomez su tutti) e monte ingaggi altissimo, e il successivo ritorno di Corvino, chiaramente funzionale ad abbassare i livelli di spesa e rendere la società spendibile sul mercato. Perché a conti fatti i Della Valle hanno maturato la scelta di vendere al tempo di Pradé, quando i tanti soldi spesi non hanno dato ritorno di poplarità, e hanno richiamato Corvino come commissario liquidatore per preparare la loro uscita di scena. Alla fine Corvino e i Della Valle ce l'hanno fatta, hanno abbassato i costi, hanno mantenuto discreto o normale il livello tecnico della squadra, e ci hanno lasciato in eredità un buon numero di giovani promettenti, oltre Federico Chiesa. Il buon affare di Commisso nasce da lì.

Considerazioni del genere, piuttosto che contrapposizioni gratutite e non veritiere coi predecessori, consentono di costruire il futuro su basi solide, perché non costruisci una grande Fiorentina se non hai bene a mente i meriti di chi c'è stato prima, o se non hai bene a mente che la fase del risparmio è propedeutica alla spesa, che chi ha speso troppo e male alla fine è fallito. Si pensi al percorso dei Pontello che dagli acquisti di Gentile, Oriali e Socrates sono stati costretti a cedere, uno dopo l'altro, Passarella, Berti, Massaro, Galli e, infine, Baggio, per non parlare del tracollo della Fiorentina di Cecchi Gori. I Della Valle, con l'aiuto di Corvino, hanno evitato uscite di scena di quel tipo, e se si vuole costruire qualcosa di serio per il futuro bisogna tener conto dei loro meriti e dei motivi delle loro scelte, che nascono dalla realtà economica e sportiva in cui la squadra si esprime, e con la quale anche Commisso e Pradé dovranno fare i conti, con la storia della Fiorentina bene a mente, perché la storia è maestra di vita. A ciascuno il suo.