Inizia oggi, poco sul serio e molto sul faceto, una nuova rubrica che, in assenza del Pagellino, ho voluto denominare per una... continuità editoriale "Il Brivido Mondiale".
Avrà al suo interno, oltre a una breve sintesi delle partite giocate, i voti e qualche curiosità che ho potuto estrapolare in questa competizione "sui generis" iniziata domenica scorsa.
Sarà una sorta di Ribollita in salsa calcistica che, il più delle volte, non avrà né capo né tantomeno coda. 
Intanto, per non rischiare di rimanere "orfani" della mia fiorentinità, bisogna che mi soffermi su cosa sia la Ribollita, o minestra di pane, e che ne dia la ricetta a quell'ingordo chef di nome Frankie.

È un tipico piatto "povero" di origine campagnola, il cui nome deriva dal fatto che un tempo le contadine ne cucinavano una gran quantità (soprattutto il venerdì, essendo piatto magro) e quindi veniva "ribollito" in padella nei giorni successivi, da qui che prende il nome di ribollita. La vera zuppa si riscalda due volte, altrimenti sarebbe una banalissima "ziboba" di pane e verdure (da non confondersi, per l'amor di Dio, dunque con la minestra di pane). Le prime tracce di questa preparazione risalgono al 1910 nel libro "L'arte cucinaria in Italia".
Gli ingredienti fondamentali sono il nostro pane sciapo [cit. dialettale: sciocco] raffermo, il cavolo nero, i fagioli (borlotti, toscanelli o cannellini) e l'olio bono (che poi sarebbe quello "nuovo"). La ribollita è un piatto invernale di aspetto semisolido. Per rendere migliore la zuppa è necessario che il cavolo nero "gl'abbia preso i' ghiaccio", che sia passato cioè da una o più gelate invernali che ne ammorbidiscano le foglie.
La cosa migliore è "ribollire" la zuppa nel forno a legna, o comunque in un tegame con un fondo spesso, oppure un doppio fondo acciaio-rame o acciaio-alluminio per evitare che si attacchi e si bruci. Si usa "affettacci" una cipollina fresca. Come tutte le altre minestre di verdura, anche la ribollita diventa sempre più gustosa ogni volta che viene "ributtaa'a su' i' foco".

Ora tocca a voi! Fatemi sapere e, se "la un vi' garba" vuol dire, indissolubilmente, che "un siete stahi boni".
Non vi sarete mica scandalizzati, vero? Il Pagellino ha una serietà, ma soprattutto seriosità, dovuta al fatto che sulla Fiorentina non ci si scherza mai, solo i tifosi possono farlo; ma io ne sono sempre poco propenso. 

Sul Mondiale, su tutto quello che è stato scritto, dall'assegnazione in poi, penso sia giusto, almeno per il sottoscritto, mescolare il sacro (davvero poco, tranne il pallone che ruzzola) e il profano (tutto il resto...).
Ancora prima di entrare in campo per il match di inaugurazione dove, per la prima volta in assoluto, non c'è la squadra vincitrice dell'ultimo mondiale, ma la nazione che ha organizzato l'evento, il focus dell'opinione pubblica ha sottolineato il problema della fascia da capitano.
La fascia "One Love" presentava un disegno a cuore, sullo sfondo c'era un arcobaleno. Al centro il numero 1 di colore bianco. In nero erano state scritte le parole «one» e «love», un solo amore, su entrambi i lati della fascia.
La campagna a sostegno dei diritti "Lgbtq+", introdotta dalla federazione olandese nel 2020, rappresentava un forte messaggio di denuncia di ogni forma di discriminazione. La fascia fu condivisa da nove squadre europee, oltre l’Olanda, anche Germania, Inghilterra, Belgio, Danimarca, Francia, Galles, Svizzera, Svezia e Norvegia; otto sono al Mondiale. Portogallo e Spagna decisero di non aderire, l’Italia (!) non fu coinvolta. I colori erano quelli dell’arcobaleno per appoggiare la causa Lgbtq+ in vista del Mondiale, anche se gli accostamenti cromatici usati, per non urtare gli stessi qatarioti, non erano gli stessi del simbolo tradizionale. 
I capitani delle nazionali di calcio che partecipano al Mondiale in Qatar volevano esporre la fascia "One Love", ma sono stati costretti a un passo indietro. È stato, difatti, vietato indossarla in occasione delle partite della competizione internazionale, dopo la comunicazione della Fifa: in caso di utilizzo, certa l’ammonizione per i capitani. 
Visto, come anticipato dal sottoscritto, che questa rubrica dovrà essere la più dissacrante in assoluto, come il fiorentinaccio che "soggiorna" in me, sarebbe stato opportuno che tutti i capitani avessero indossato la fascia con un'unica scritta in onore della federazione internazionale che governa il calcio: "VIVA LA FIFA". 
A buon intenditore..
Che l'Italia non sia stata neppure interpellata, non mi meraviglia affatto, anche perché bisogna ricordare che la Figc ha imposto alla squadra Viola le medesime condizioni.
I più attenti l’avranno notato, quelli più distratti se lo saranno lasciati sfuggire; e il punto è proprio questo: è scaduta la deroga che permetteva alla Fiorentina di utilizzare la fascia di capitano che fu di Davide Astori. Era il marzo 2018 quando, in circostanze tragiche, il difensore viola lasciava per sempre il mondo terreno. Quel simbolo, quella fascia elastica contrassegnata dalle sue iniziali "DA13" circondate dagli stemmi di S. Croce, S. Maria Novella, S. Spirito e S. Giovanni aveva sempre rappresentato un ricordo struggente della sua presenza in campo.
Dalla stagione 2018/2019 la Lega Calcio ha imposto il format unico di fascia di capitano, uniformandolo a tutti i giocatori della Serie A, sulla falsariga di quanto accade da sempre in Premier League. Aveva però consentito di mantenere intatto il ricordo di Astori, derogandone l’utilizzo per i viola, saldamente legati al cimelio assicurato intorno al braccio sinistro di Pezzella prima e Biraghi poi. È scaduta la deroga e non è più rinnovabile, come se il ricordo avesse un tempo, una data limite entro cui considerare estinto il tributo. Una data di scadenza come una confezione di latte intero. Anche un piccolo simbolo, innocente e molto significativo come questo, è stato derubricato come superfluo.
Sia chiaro, il punto non è nemmeno la fascia o la non fascia in sé. Però dovrebbe spettare alla Fiorentina la decisione sul ricordo, su come coltivarlo e in quale forma: nessuno pretende che la fascia di capitano sia un modo indispensabile per ricordare Astori, ma di certo il fatto che sia la Lega Calcio a stabilirlo, per l’applicazione di una norma generale e omologante, è una mancanza di sensibilità fin troppo burocratica. La società ha reagito timidamente, inserendo una patch interna sulle divise per ricordare il capitano: una soluzione piuttosto arrendevole e monca di quel senso di ostentato orgoglio che rappresentava quel pezzo di stoffa al braccio. Di fronte all’insensibilità della Lega, sarebbe stato forse opportuno mostrare un’altra tempra, coinvolgendo magari la Fiesole in quella che sarebbe stata senza dubbio una manifestazione non ignorabile.
La Lega non ritornerà sui propri passi, capendo che sacrificare il ricordo non è mai giustificabile, specie in casi come questi. Perché le morti, proprio come le vite, non sono mai tutte uguali. E alcune andrebbero ricordate senza limiti di tempo, o almeno, fino a quando vogliono i diretti interessati.

La prima partita, anche se è arduo chiamarla tale visto che la "squadra" qatariota sembra un gruppo di scapoli e ammogliati che giocano come degli "scalzabubboli" [cit. dialettale: cosa di poco conto. Mi annoi con codeste bubbole...],  è stata a senso unico. L'Ecuador ci ha messo una manciata di minuti per chiudere la pratica. Non avevo dubbi, comunque, che l'arbitro Orsato fosse uno dei protagonisti per un paio di Var discutibili; quando si... atteggia in Italia, anche se richiamato, non va mai a rivedere.
Mi auspicavo, sinceramente, maggiore equilibrio (ho chiuso gli occhi più di una volta per la pennica), invece la partita inaugurale ha visto, al termine, l'Ecuador sbarazzarsi per 2-0 dei padroni di casa grazie alla doppietta di uno splendido Enner Valencia. È stato senza dubbio il protagonista, a trentatré anni, prima realizzando su rigore e poi di testa (poteva essere tripletta se un pezzetto d'unghia non fosse stata in fuorigioco); il migliore in campo.
La differenza tra le due squadre emerge totalmente. In campo si vede solo e soltanto l'Ecuador: la compagine di Alfaro domina in lungo e in largo, non rischiando praticamente nulla e mettendo subito ghiaccio il match. Dopo appena 2 minuti l'Ecuador passa in vantaggio con un pasticcio di Al-Sheeb, ma la Var annulla il gol a Valencia per fuorigioco. Poco male per la stella ecuadoriana che entra sempre più nel vivo del match ed incide: al 15' l'attaccante si fa trovare libero, buca la difesa qatariota e supera Al-Sheeb, che per fermarlo lo stende e causa il rigore. Dal dischetto si presenta ovviamente Valencia, che spiazza il portiere avversario e porta in vantaggio la propria squadra.
Passano poco più di 15 minuti e arriva il raddoppio degli ospiti, targato ancora dal giocatore del Fenerbahçe Spor Kulübüuna. Buono spunto di Caicedo, splendido assist di Preciado e colpo di testa sontuoso che anticipa gli avversari e sigla la propria doppietta.
Nel finale di tempo arriva poi una timidissima reazione del Qatar, molto impreciso però e a dir poco sterile. Nella seconda frazione ci si aspettava il netto cambio di marcia, che invece non è arrivato. Nessuna reazione degna di nota per i padroni di casa: troppa sterilità e zero occasioni pericolose per la compagine di Sanchez, che non riesce in alcun modo ad impensierire i propri avversari.
Dall'altro canto l'Ecuador gestisce il match con tranquillità, provando ad affondare il colpo solo in contropiede, ma cercando per lo più un possesso pulito e senza osare giocate rischiose. 

Qatar-Ecuador 0-2
Marcatori: 15', 32' Valencia.
QATAR (5-3-2): Alsheeb 4; Pedro Miguel 5.5, Al-Rawi 5, Ahmed 5, Hassan 5, Khoukhi 5.5; Hatem 5.5, Alhaydos 5.5 (Waad 5.5), Boudiaf 5; Afif 5, Almoez Ali 5 (Muntari 6).
Commissario tecnico: Sanchez.
ECUADOR (4-4-2): Galindez SV; A. Preciado 7, Torres 6, Hincapie 6.5, Estupinan 6.5; Plata 6.5, Mendez 6, Caicedo 7 (90' Franco SV), Ibarra 6 (68' Sarmiento 6); Valencia 8 (76' Cifuentes 6). Estrada 6 (90' Rodriguez SV).
Commissario tecnico: Alfaro.

Ormai non è più una novità ma deve continuare a far notizia. Al termine della partita inaugurale, dei tifosi giapponesi hanno ripulito dai rifiuti il settore in cui erano seduti allo stadio Al-Bayt di Doha. Non è la prima volta che assistiamo a questo tipo di gesto da parte della popolazione nipponica, sia ai Mondiali di calcio che in altre competizioni sportive.
Già nel 2018, al termine di Giappone-Colombia, si resero protagonisti dello stesso meraviglioso episodio. Come in Qatar, i tifosi giapponesi erano dotati di grandi sacchi per la spazzatura dove raccogliere i rifiuti accumulati durante la partita. Molto bello è anche il modo in cui si sono occupati delle bandierine che hanno trovato per terra o sui seggiolini, decidendo di non buttarle e portarle con loro in segno di rispetto per il Paese che li sta ospitando.
Quanto ci farebbero comodo in Piazza della Vittoria a Firenze: anche raccogliendo solo le lattine, il servizio alla nostra città sarebbe encomiabile...

Ieri altro giro altra corsa dove, come per la partita inaugurale, il calcio è venuto in secondo piano. Primo gesto della nazionale iraniana: nessuno degli 11 giocatori in campo ha cantato l'inno prima della partita di esordio contro l'Inghilterra. Si tratta di una chiara espressione di solidarietà della squadra con le proteste in corso nel Paese da oltre due mesi per chiedere maggiori libertà e la fine della Repubblica islamica. L'impatto nello stadio Al Khalifa di Doha è stato ancora più forte dopo il canto all'unisono di "God Save the King" (prima volta ufficiale dopo l'insediamento di Re Carlo III in seguito alla morte della Regina Elisabetta) dei tantissimi inglesi presenti. 

Una straripante Inghilterra umilia l'Iran nella gara d'esordio del girone B. La squadra di Southgate vince 6-2, ma aveva ipotecato già la partita nel primo tempo chiudendolo con un secco 3-0.
Fin da subito l'Inghilterra parte forte, assediando letteralmente la metà campo iraniana e creando un paio di occasioni pericolose. In una di queste, dopo appena 8 minuti di gioco, si infortuna il portiere dell'Iran: naso rotto per lui dopo uno scontro fortuito con un proprio difensore in occasione di un'uscita anche abbastanza avventata. C'è stata una interruzione di ben 14 minuti perché l'estremo difensore voleva restare in campo nonostante il sangue a fiotti e un evidente giramento di testa. Per me l'ha fatto per non incorrere in qualche altro... giramento visto che poi, come gli altri suoi compagni muti all'inno, dovrà rientrare in patria...
Al 29' arriva il primo vero e proprio squillo inglese con Mount che sfiora la rete di destro. Gli inglesi premono e la traversa di Maguire, sugli sviluppi di un calcio d'angolo, è solo il preludio alla goleada. Al 35' il vantaggio lo realizza Bellingham (giocatore del 2003 con classe e personalità da veterano) che colpisce di testa un preciso cross di Shaw. Non si ferma la squadra di Southgate che dopo soli 8 minuti raddoppia grazie a Saka che sfrutta una sponda di Maguire sempre sugli sviluppi di calcio piazzato. Dopo 3 minuti il tris: la firma è di Sterling su assist al bacio di Kane.
Finisce il primo tempo rimanendo estasiato per quanto visto, pur con le dovute cautele. L'Inghilterra, su cui ho puntato € 5, come detto all'amico giallorosso FR27, per la vittoria finale, si candida prepotentemente con un gioco arioso e spumeggiante.
Nella seconda frazione la musica non cambia affatto. L'Inghilterra continua ad attaccare senza sosta, gestendo il pallone, ma allo stesso tempo affondando il colpo in maniera cinica e concreta. Al 62' arriva infatti anche il 4-0 targato ancora una volta Saka che, su assist di Sterling, riesce a trafiggere nuovamente il portiere iraniano e siglare la doppietta personale.
Poco dopo però, finalmente uno squillo dell'Iran. Grande intuizione di Gholizadeh e splendida rete di Taremi (Pradè facci un pensierino), freddo e preciso alla prima vera occasione della propria partita. Sembra accendersi un minimo di speranza nei calciatori iraniani, spenta però al 71' con il gol del 5-1 di Marcus Rashford: secondo assist di giornata per Kane e rete dell'attaccante del Manchester United. Chiude la partita il gol di Grealish che sfrutta un perfetto assist di Wilson. Anche i neo entrati fanno la loro parte e Pickford di deve superare in una grande parata sul finale. L'Inghilterra fa la voce grossa all'esordio contro l'Iran di un ottimo Taremi, autore anche della doppietta personale dopo il rigore segnato nel finale.

Inghilterra-Iran 6-2
Marcatori: 35' Bellingham, 43' Saka, 46' Sterling, 63' Saka, 66' Taremi, 71' Rashford, 90' Grealish, 103' Taremi.
INGHILTERRA (4-2-3-1) Pickford 6.5; Trippier 6, Stones 6, Maguire 7 (70' Dier 6), Shaw 6.5; Rice 7, Bellingham 7.5; Saka 8 (70' Rashford 7), Mount 6.5 (70' Foden 6), Sterling 7.5 (70' Grealish 7); Kane 7 (76' Wilson 6). 
Commissario tecnico: Southgate
IRAN (4-3-3) - Beiranvand SV (19' Hosseini H. 5.5); Moharrami 4.5, Cheshmi 5 (46' Kanaani 5), Mohammadi 4 (61' Torabi 6), Hosseini 4; Hajisafi 4.5, Karimi 5 (46' Ezatolahi 5.5), Nourollahi 5 (77' Azmoun 6.5); Jahanbakhsh 5 (46' Gholizadeh 6.5), Taremi 7.5, Pouralinganji 5.5. 
Commissario tecnico: Queiroz

Questo match verrà ricordato per aver battuto un record anomalo. Ventisette minuti di recupero tra primo e secondo tempo in una partita dei gironi dei Mondiali. Quasi due tempi supplementari per questa prima giornata del girone B. Ho già sottolineato il perdurare della prima frazione a causa dell'incidente al numero 1 iraniano. Più difficile capire cosa sia successo nella ripresa, quando l'arbitro brasiliano Raphael Claus ha concesso altri dieci minuti di recupero, peraltro sul 6-1 per gli inglesi. Il tempo di gioco era stato tranquillo, c’erano stati... solo quattro gol e sette sostituzioni tali però da non giustificare di arrivare a 10’; il manuale ne prevederebbe cinque o sei. Per concludere, a proposito dell’infortunio di Beiranvand, va sottolineato come non manchino le polemiche perché in un primo tempo era stato concesso al portiere di rimanere in campo, nonostante il problema al naso sia nella casistica delle "head injury", quelle che riguardano possibili commozioni cerebrali e traumi cranici e che consentono, durante il torneo, di effettuare anche una sesta sostituzione nella medesima partita. In Inghilterra sono addirittura due le sostituzioni in più per infortuni di questo tipo.
Di Stati Uniti contro Galles non mi occuperò visto che mia moglie non mi ha consentito di vederla neppure nel mio studio, in solitudine, poiché, secondo il suo dire: "ti rincoglionisci di più...". Il di più l'ho capito dopo!

La prima partita in cui il pallone è stato l'unico protagonista, è stata brutta e senza troppe emozioni che viene risolta nei minuti finali da un gol di Gakpo bissato da Klaassen in pieno recupero: l'Olanda batte così il Senegal 2-0 e si prende i tre punti all'esordio del Mondiale. Lo spettacolo è mancato per colpa di entrambe e gli olandesi hanno avuto il merito, rispetto agli avversari, di trovare la giocata risolutiva. 
Van Gaal schiera l'esordiente Noppert (ex Foggia) in porta con Gakpo dietro le punte Bergwijn e Janssen; il Senegal piazza Diallo a sinistra e Dia al centro dell'attacco dove si fa sentire in maniera incredibile l'assenza del fuoriclasse Sadio Mané. Prima chance per gli orange dopo 4' con Gakpo che mette in mezzo ma Bergwijn non arriva per un soffio all'appuntamento con il pallone. La risposta del Senegal è con Ismaila Sarr che da fuori area non inquadra la porta. L'Olanda sbaglia qualche appoggio di troppo in fase d'impostazione ma il Senegal non ne approfitta a dovere e la partita scorre via senza patemi fino al 19' quando De Jong spreca in malo modo un contropiede. È di fatto l'unico sussulto in una gara molto tattica in cui nessuna delle due vuole scoprirsi. Servirebbe un episodio che spezzi davvero l'equilibrio ma non accade nulla fino all'intervallo, fatta eccezione per un tiro di Berghuis che finisce di poco alto.
Non ci sono cambi nella ripresa e in avvio Dumfries e Gakpo sono quelli che provano a sparigliare le carte e da un calcio d'angolo arriva un'occasione per Van Dijk che di testa non inquadra lo specchio della porta. Le prime sostituzioni arrivano al 62' con Depay per Janssen da una parte e Jakobs per l'infortunato Diallo dall'altra. Tre minuti dopo Dia impegna Noppert sul primo palo con un tiro potente. Al 71' altro infortunio per il Senegal stavolta per Kouyate che è costretto a lasciare il campo per Pape Gueye. I minuti scorrono senza che accada una qualsivoglia emozione; Van Gaal si gioca le carte Klaassen e Koopmeiners senza che però nessuno dei due finisca per incidere. L'episodio che cambia la storia del match arriva dal nulla all'84': cross di De Jong (piede vellutatissimo), Gakpo si infila in mezzo ad una difesa di belle statuine e anticipa Mendy segnando di testa l'1-0. Il Senegal risponde subito con Dieng da lontano ma ancora Noppert è reattivo e devia; è di fatto l'unico tentativo degli africani per provare a pareggiare che anzi subiscono al 98' il 2-0 con Klaassen che ribatte in rete una brutta e corta respinta di Mendy. 

Senegal-Olanda 0-2
Marcatori: 84' Gakpo, 98' Klaassen.
SENEGAL (4-3-3): Mendy 4.5; Sabaly 5.5, Koulibaly 6, Cissè 5, Diallo 5.5 (62' Jakobs 5); Idrissa Gueye 6, N. Mendy 5.5, Kouyate 6 (73' Pape Gueye 6); Diatta 5.5 (73' Jackson 6), Dia 5.5 (68' Dieng 5), Ismaila Sarr 6.
Commissario tecnico: Cissé
OLANDA (3-4-1-2): Noppert 7; De Ligt 5.5, Van Dijk 6.5, Aké 6; Dumfries 6.5, Berghuis 6 (79' Koopmeiners 6), De Jong 6.5, Blind 6; Gakpo 7 (93' De Roon SV); Bergwijn 5.5 (79' Klaassen 7), Janssen 5.5 (62' Depay 6).
Commissario tecnico: Van Gaal

Per allontanarci dal dio pallone, come se stessimo ad assistere ai mondiali di nascondino, è davvero esilarante la notizia rimbalzata sui quotidiani di tutto il mondo nei giorni scorsi in cui in Qatar ci sarebbero tifosi "finti" di tutte le nazionali partecipanti. Il sospetto è che i fan siano interpretati da figuranti: secondo la tesi di numerose testate internazionali, il paese ospitante potrebbe aver pagato alcuni migranti chiedendo loro di mascherarsi da supporters, pagandoli. Su TikTok, attraverso il canale ufficiale "Qatari Living", sono stati diffusi video di tifosi in arrivo da tutto il mondo: in effetti hanno una connotazione etnica in comune (apparentemente indiana o bangladese) nonostante sventolino, indifferentemente, le bandiere di Argentina, Germania o Ghana.

Nel film del 1985 di Robert Zemeckis "Ritorno al futuro", il bislacco scienziato Emmett Brown (Christopher Lloyd) sogghigna a Marty (Michael J. Fox): "Se i miei calcoli sono esatti, quando questo aggeggio toccherà le 88 miglia orarie ne vedremo delle belle".
Anche io penso che siamo solo all'inizio; del resto, il teatro, così come il calcio, è il luogo dove "io è morto" può assumere espressione.
Alla prossima...