Ci sono notti che non dovrebbero mai finire, che dovrebbero continuare in eterno, notti durante le quali non senti la stanchezza della giornata iniziata con l’alzata alle ore 07.00, continuata con quasi una decina di ore di lavoro e terminata in maniera felice, felicissima, sorridendo a chiunque incontri sulla lunga strada che ti porta dallo stadio alla macchina, come fa un bambino che ha ricevuto il regalo più grande, quello più desiderato.

Quella di ieri è stata una di quelle notti che non dovrebbero finire mai, una di quelle notti che il mattino dopo stai ancora sorridendo e per un attimo te ne freghi di tutto quello di negativo che hai intorno, per una giornata dimentichi guerre, pandemie, prezzi di elettricità, metano e benzina che mandano in bolletta famiglie che magari lo sono già.
Il calcio, il pallone, ha un enorme potere, è la più miracolosa medicina per la mente, a volte è il più potente veleno, dà sensazioni di benessere e di tormento uniche. Karl Marx diceva che la religione è l’oppio dei popoli, sosteneva che l'uomo ricorre alla religione perchè materialmente insoddisfatto e trova in essa, quasi come in una droga, una condizione artificiale per poter meglio sopportare la situazione di disagio, di frustrazione. Il football, come lo chiamano gli inglesi che lo hanno inventato, ha forse un’energia ancora più forte della religione, anzi, per molti è una vera e propria religione.

Diciannove anni fa, la sera del 13 maggio 2003, ero in Curva Nord e ho visto sotto di me prima Kallon sparare il goal della possibile vittoria contro il ginocchio di Abbiati, poi, pochi minuti dopo, al triplice fischio finale, Javier Zanetti piangere per non aver raggiunto la finale di Champions League, per vederla invece raggiungere da quelli in maglia rossonera grazie alla sorte che li ha baciati, facendogli pareggiare zero a zero l’andata in casa e uno a uno il ritorno in trasferta.
In casa, in trasferta… esiste casa e trasferta quando si gioca un derby, quando si condividono la stessa città, lo stesso stadio? L’immagine di Zanetti che piange mentre Gattuso corre festeggiante verso la Sud la dimenticherò mai, ma ieri sera, anche se l’evento sportivo non è paragonabile a quello di quasi vent’anni fa, è come se mi fossi finalmente liberato di un peso, e penso che insieme a me lo abbiano fatto tanti, tantissimi tifosi neroazzurri.
Ora i frustrati sono loro, loro che ci hanno visto vincere lo scudetto lo scorso anno, loro che ieri sera si sono visti negare l’accesso alla finale di coppa Italia proprio da noi, loro che hanno un allenatore che è il più frustrato di tutti quanti, un allenatore che pensava di aver vinto lo scudetto e invece siamo ancora lì a difenderlo padroni del nostro destino, un allenatore che era convinto di non perdere neanche questo derby e volare così all’Olimpico a giocarsi il trofeo con la Juve o con la brillante Fiorentina.

Che pena povero Pioli nell’intervista post partita, che pena la cultura sportiva italiana, soprattutto quella del calcio, dove gli sconfitti non riconoscono mai la superiorità, i meriti dei vincitori.
Che pena il pensiero italiano di dover sempre trovare una scusa, un colpevole per le proprie mancanze, per i propri errori, per le proprie sconfitte. Per Pioli, che ha perso tre a zero, il risultato è falsato, il passaggio del turno è falsato, la colpa è dell’arbitro che richiamato dal VAR ha annullato per fuorigioco il goal dell’uno a due. Per Pioli non era fuorigioco, non lo era perché Handanovic non ha protestato, perché nel calcio italiano le decisioni le prendono le proteste, i giocatori che si buttano a terra per un nulla come colpiti da un colpo di bazooka, perché in questo Paese non sono le regole a stabilire ciò che è giusto e sbagliato, ma un portiere che protesta o meno.
Io capisco che dietro a queste dichiarazioni, a queste reazioni ci sono mille interessi, mille paure di perdere il posto, ma ogni tanto il riconoscere sarebbe un gesto di intelligenza e civiltà.

Veniamo ai miei eroi nerazzurri:
il migliore (finalmente) è stato Lautaro Martinez, che io continuo a ritenere un buonissimo giocatore ma non un fuoriclasse. Voto 9
Barella
per un tempo mi ha ricordato quello che tutti abbiamo paragonato a Marco Tardelli. Voto 7
Perisic
sta disputando probabilmente la miglior stagione della sua carriera per continuità impressionante. Voto 7
Per Skriniar non si hanno più parole, riempitelo di soldi e fategli un contratto a vita. Unico. Voto 8
Handanovic
ha fatto due parate che sono valse due goal. Voto 8
Simone Inzaghi uno di Noi
. A chi lo ha contestato ricordo sempre che sta facendo meglio di Conte senza Lukaku, Hakimi ed Eriksen. Voto 8
Ranocchia voto 10
. Eroe che con quel goal in mezza rovesciata ci ha portato qui, eroe silenzioso che meriterebbe qualche minuto in più in campo. Sogno di vederlo sul prato di San Siro con la fascia da capitano gli ultimi cinque minuti dell’ultima di campionato.

Ci sono notti che non dovrebbero mai finire… il 13 maggio 2003 è vendicato…
AMALA!!!