Buonasera, stavo pensando su quanto pesasse nella mia squadra preferita non solamente la maglia, ma il numero scritto dietro. Stavo pensando come chi realmente fece la differenza nella vecchia signora portasse il numero 10, quel numero agognato da tutti gli aspiranti grandi giocatori fino a qualche anno fa. Non voletemene, il 7 pagato fior fior di milioni fra stipendio e cartellino resterà sempre nella storia come uno dei calciatori mai passati su questo pianeta, come uno dei più decisivi se non il più decisivo giocatore ammirato negli ultimi 10 anni, anche se non porta quel fatidico e pesantissimo 10 sulle spalle, un po' per marchio e un po' per ruolo.

Alla Juventus però la differenza, quel luccichio negli occhi è stato portato dai 10, andiamo ad analizzare il perchè, partendo dal più premiato ed osannato giocatore francese Michel Platini. Giocate spettacolari, titoli internazionali a raffica, Coppa delle Coppe, Coppa Campioni, Supercoppa Europea, Coppa Intercontinentale ed un Europeo giocato da reale protagonista con una nazionale che al tempo non era assolutamente zeppa di talento come quella vista negli ultimi 20 anni. Per non parlare di come irrideva gli avversari con i piedi e con le parole, emblematico il "te la metto lì" su punizione, mettendola ovviamente poi lì, vincendo tra le altre 3 Palloni d'Oro.
Vero, giocava in una grandissima squadra, con uno degli allenatori più vincenti della storia del calcio, ma davvero volete dirmi che il Manchester di Ronaldo non lo fosse? O che il Real delle 4 Champions in 5 anni non lo fosse?

Parliamo del 10 forse più estemporaneo della storia Juventina: il Divin Codino. Giocava con una gamba sola e pure con quella gamba faceva quello che voleva, dipengeva arte, non ha vinto come il primo, ma si è comunque tolto il lusso di trascinare una nazionale fino alla finale in un mondiale e di alzare il pallone d'oro in mezzo a tanti fenomeni.

Parliamo di un giocatore che mai avrei pensato potesse essere un 10 da Juve, Carlitos Tevez. Arrivato come mezzo bidone, come giocatore sul declino, cosa ti esce fuori? Un dieci puro, un dieci da Juve. Uno che si prende la squadra sulle spalle, uno che quando il momento si fa duro non ti fa la tripletta ma nonostante tutto la butta dentro, che fa a sportellate con tutti e tutto per il pallone, uno che forse con più fortuna ed un rigore netto in più (finale di Berlino) avrebbe raccolto l'impensabile, l'inimmaginabile con una squadra partita da dove era partita per rinascere. Decisivo sempre o quasi, l'unico ad eliminare quel Real, il Real che ci ha fatto soffrire e pensare che la nostra squadra non fosse all'altezza di un palcoscenico che ci appartiene di diritto. Ringraziamolo per quegli splendidi 2 anni ringraziamolo per averci fatto sognare ed averci fatto capire che l'asticella dove alzarsi (a metà con il vero allenatore juventino dopo Marcello), che dovevamo avere e che potevamo avere e sognare di più.

E adesso parliamo del vero ed unico 10 juventino, già proprio lui, Alessandro, quello che sul campo batteva gente come Ronaldo il fenomeno, come l'ucraino, come Francesco, come Vieri, come tutti quelli che in Italia ha battuto e non solo, il primo giocatore a sfondare la doppia cifra in Champions, il giocatore che ha reso Baggio obsoleto (alla Juventus), che ha vinto tutto quello che poteva vincere con il suo club infrangendo record, inventandosi il celeberrimo tiro alla Del Piero (per i fifomani R2 quadrato) quello che zitto quando messo in discussione ti risolveva una partita con un tocco in 5 minuti.
Quello che se tutti gli juventini grandi e piccini ricordano ti fa scendere le lacrime, quello che firmò un assegno in bianco pur di restare ancora un altro anno, quello che ha vissuto l'inferno dopo il paradiso, quello che che ha segnato il goal sbagliato all'europeo nella competizione più importante e che faceva star male i telecronisti quando segnava.
Quello che ahimè non ha vinto il pallone d'oro pur meritandoselo, ma che resta uno dei pochi ad aver fatto alzare in piedi uno stadio come il Bernabeu, che vale secondo me come un coronamento simile al talento e alla determinazione di un giocatore che nel fior fiore della sua crescita fisica si distrusse la gamba buona.

Ed oggi abbiamo Dybala, un 10, uno che può essere un 10, che potrebbe davvero esplodere come Baggio alla soglia dei 26 anni, uno che se impara bene può essere davvero decisivo, non negate che quel sinistro non vi evoca destri magici, forse la vicinanza col 7 gli ha dato spinta o forse è stato l'essere messo in discussione, come forse non si completerà mai e resterà solo un numero per tipologia di giocatore. Ricordiamoci che alla Juve però i 7 erano quasi tutti gregari e che se davvero Cristiano volesse fare la differenza con quei colori dovrebbe cambiare numero.