Il caso Icardi probabilmente farà scuola su quello che non deve mai accadere in una società di calcio. Forse. La responsabilità non è mai di una sola parte quando si divorzia. Chi ha più e chi ha meno responsabilità. Il caso Icardi che, ricordiamolo, per lungo tempo venne negato come tale, ed esplose in quanto tale solo quando venne rimossa la fascia di capitano all'argentino, mentre la pentola continuava a bollire da tempo, dimostra quanto sia difficile licenziare un giocatore nel mondo del calcio. Diritti e doveri e ci mancherebbe. Se solo fosse così difficile poter licenziare i lavoratori nelle aziende e nel mondo del lavoro comune, chissà che tipo di società si racconterebbe e vivrebbe oggi.

Ma come è noto il mondo del calcio vive di sue regole, di suoi privilegi, di sue eccellenze e sue anche oscenità. Il calcio è il calcio, dove le discriminazioni sono normali come l'acqua fredda e quando le denunci per alcuni è come scoprire l'acqua calda. Il calcio è il calcio, dove se una società decide di chiudere i rapporti con un giocatore, per mille ragioni, è forse più facile scalare l'Everest che arrivare a piazzarlo in qualche altra società. 

Il caso Icardi sta paralizzando parte del mercato dell'Inter, è diventato oramai questione di principio. Dall'esterno le tifoserie sono spaccate. Chi con il giocatore, chi con la società. Ognuno avrà una propria idea. Ma questa storia finirà male ad un mese dalla fine del calciomercato estivo.

Il punto è se il rapporto fiduciario viene meno, come può continuare il rapporto tra le parti? Su quale base?