Contrariamente a quanto molti quotidiani scrivono con convinzione Ibrahimovich ha moltissime possibilità di restare al Milan anche per la stagione 2020/2021. Anzi, dipendesse da lui, firmerebbe il rinnovo anche subito e per diverse ragioni.
La prima è che Lui ha scelto il Milan per chiudere la sua carriera in un club che ha sempre avuto un posto speciale nel suo cuore, sin dagli esordi nell'Ajax, quando i rossoneri dominavano in Europa e Ibra veniva indicato come l'erede di Van Basten, nelle squadra olandese e nello stesso Milan.
La carriera ne ha fatto un giramondo, ma quando nel 2010 finalmente ritornò a Milano, sponda rossonera, ebbe conferma che il suo debole verso i rossoneri era un affetto sincero e soprattutto anche ricambiato dai tifosi, con i quali il rapporto è stato sempre speciale. Quando il Milan, per scelte economiche, lo cedette al PSG, Ibrahimocvich ci restò malissimo, al punto da deteriorare il rapporto con Galliani, cui non perdonò per anni la scelta di separarsi.
Il tempo fu buon medico e il rapporto di amicizia con l'ex AD milanista è stato ricostituito, anche se fino al gennaio scorso la porta Milan è rimasta inesorabilmente chiusa. Finalmente il club ha avuto bisogno di lui, benchè soluzioni alternative fossero possibili: scelse di tornare e non solo per soldi, cosa che comunque non guastava, ma sapeva che non avrebbe ritrovato il Milan che aveva lasciato, quella era una famiglia.
Questo è un gruppo di lavoro, non coeso, fatto di calciatori etorogeni e senza spirito di sacrificio; l'indolenza di alcuni, che si sentono già arrivati, il disinteresse di altri, che si sentono fuori dal progetto societario, non riesce a coagularsi con quei pochi che per serietà e dedizione tirano la carretta.
Eppure in queste condizioni, l'arrivo di Ibra ha prodotto benefici effetti che hanno aiutato la squadra a fare innegabili passi avanti in classifica e quanto meno ad affrontare tutti gli avversari con convinzione. Ibra non si aspettava certo ringraziamenti da parte della società, ma almeno il riconoscimento del positivo lavoro e contributo alla causa comune; invece questa dirigenza lo ha del tutto ignorato, dopo aver perso i punti di fermi, cui Ibra si confrontava.
Lo sfogo, perchè tale è stato, nei confronti di Gazidis, altro non è che la richiesta di attenzione che il personaggio pretende nella sua dimensione di unico indiscusso Leader; se questo è stato compreso da Gazidis lo sapremo al momento delle scelte finali.
Nel frattempo lo svedese scalpita e si innervosisce; sta per cominciare la sua ultima stagione di calciatore e non vuole passarla nell'anonimato di una panchina di un club ancora mediaticamente in auge, piuttosto che a rincorrere una stentata salvezza o addirittura un campionato di serie B, come altre pretendenti potrebbero come massima aspirazione offrire al calciatore.
Resterebbe valida solo la possibilità Hammerby, che per la smisurata ambizione del calciatore sarebbe come giocare nel giardino di casa sua; dunque neanche questa soluzione sarebbe per la sua voglia di stupire quella migliore.
Nei suoi desideri dunque solo il Milan, ma in un complesso da Champions, appagherebbe la sua voglia di chiudere da protagonista, magari con un congruo contributo di gol decisivi per la rinascita del club ad alti livelli.

Ben venga Rangnick dunque se questo sarà il viatico per rivedere il Milan competitivo, una mission cui Ibra vuole esserci e da protagonista.
Ma la dirigenza rossonera tace. Non solo per quanto riguarda la prossima stagione, ma addirittura per quell'indispensabile prolungamento che consenta di ultimare quella in corso.
Un anno di contratto a cifre ragionevoli sarebbe una buona soluzione anche per il club, perchè i centravanti scarseggiano: o sono delle supposte promesse o sono campioni affermati troppo onerosi, quando addirittura indifferenti al richiamo di una squadra fuori dalla Champions.
Se su un Milik, che tra ingaggio e cartellino costa 70/80 milioni, si sta interessando la Juve, quante possibilità ci sono che scelga il Milan? per Werner, Cavani, Icardi, Depay e compagnia bella, varrebbe lo stesso discorso. Inoltre l'addio di Ibra significherebbe la necessità di un doppio acquisto, perchè oggi in rosa, a parte lo svedese non esiste una prima punta, quella che fa reparto da sola, quella che segna, quella a cui aggrapparsi nei momenti difficili della partita.
Pensare che Jovic, Badou, Boga, Scamacca possano essere la soluzione è utopistico; ma magari uno di essi con Ibra a far da chioccia potrebbe bastare.