L'acquisto di Ibrahimovic è il più classico dei "non è tutto oro quello che luccica".

Il Milan ha da poche ore ufficializzato l'acquisto del fuoriclasse svedese e, al contrario di quello che dice Boban, sembra proprio volersi nascondere dietro le possenti spalle del nuovo attaccante rossonero.
L'acquisto di Ibrahimovic rimette in discussione tutto il lavoro fatto in estate per cercare di ripartire. Acquistare un 38enne, seppur un campione come Zlatan Ibrahimovic, che a mio modesto parere almeno un pallone d'oro avrebbe potuto vincerlo ad occhi chiusi, vuol dire lanciare un messaggio forte e chiaro "salvare il salvabile" già a gennaio. Una squadra che punta a rinascere ha bisogno di un progetto ha bisogno di fare un percorso di crescita lento ed efficace, fare corse ora significherebbe restare fermi.
Il Milan ha bisogno di fondamenta, anche a costo di non arrivare in Europa.

Per intenderci, la Juve è diventata grande anche grazie al lavoro di Gigi Delneri che nella stagione 2010/2011 gettò le fondamenta per un ciclo vincente, pur chiudendo al settimo posto; non fu esonerato come Gianpaolo dopo qualche risultato negativo stroncando così un progetto che in estate era stato avallato da tutta la società.

Al Milan manca quella continuità di progetto che potrebbe riportare serenità e risultati, ed è in questo clima che Ibrahimovic è fumo negli occhi per i tifosi e per l'opinione pubblica, nascondendo l'ennesimo fallimento societario. Non stupiamoci, quindi, se a giugno ci ritroveremo di fronte a un nuovo anno zero per i rossoneri.

A tutto questo bisogna aggiungere anche la svalutazione di un giocatore come Piatek, pagato 40 mln soltanto un anno fa, e che oggi ne vale forse la metà alla luce degli attuali risultati e del fatto che non sia nemmeno più il titolare. Un giocatore non fa una squadra, ma un progetto sì, Ibra sembra tanto una "toppa" e anche corta.