Nella 4^ stagione di Vikings, Ragnar Lothbrok parte alla conquista di Parigi e per la prima volta porta in guerra 2 dei suoi giovani figli. Mentre il drakkar si allontana dal molo, i due ragazzi, che per la prima volta si allontanano dalla madre, guardano spauriti verso la terra che si allontana, ma il padre li ammonisce: "Don't waste your time looking back, you're not going that way!"
Non ha senso guardare al passato, perché non è in quella direzione che va la nostra vita. Del resto, Napoleone, che a differenza di Ragnar è un personaggio storico e non semi-leggendario, diceva che si deve guardare avanti e non indietro.
Con questa premessa metto subito in chiaro che sono contrario ai cavalli di ritorno che in passato, almeno in rossonero, non hanno dato buoni risultati (Gullit, Sheva e Kakà, per esempio).

Sono, tuttavia, uno di quelli convinti che ogni regola ammetta eccezioni e che le persone intelligenti sappiano capire quando ci si trova di fronte a una di quelle, per cui si regolano di conseguenza. E questo potrebbe essere il caso del ritorno di Zlatan Ibrahimovic al Milan, ma forse anche di Pato, per quanto su questi abbia qualche perplessità in più.

Fino alla scorsa stagione mi sarei opposto a una rentrée di Ibra in rossonero. Lo sarei stato, innanzitutto, per l'età, in quanto passati i 33-34 anni, qualsiasi giocatore, anche il più integro, può avere un forte calo di rendimento. Questo rischio, unito agli ingaggi richiesti dallo svedese, avrebbe portato ad appesantire il bilancio e impedire altri acquisti, senza assicurare con ragionevole certezza un apporto tecnico degno di questo nome. Senza considerare poi che Ibrahimovic è un faso tuto mi in campo e fuori, dal momento che tende a considerarsi il vero padrone della società per cui lavora, intromettendosi anche nelle scelte di mercato.

Eppure, in questo momento, l'ingaggio dello svedese può rivelarsi un'eccellente idea e il suo ingaggio un rischio calcolato, nonostante quanto scritto sopra. Ciò perché il Milan ha solo 2 attaccanti di ruolo e rischia di spremerli oltre il lecito, rimanendo per giunta senza punte in caso di contemporaneo infortunio o squalifica dei due.
Sul mercato, tuttavia, il mese di gennaio offrirà solo mezze figure, il cui acquisto potrebbe rivelarsi una spesa inutile. In tal senso, quindi, il pur mostruoso ingaggio di Ibrahimovic per 6 mesi potrebbe rivelarsi un sacrificio non privo di prospettive interessanti. Bisognerà vedere, ovviamente, se lo svedese e il suo abile procuratore si accontenteranno di un ingaggio fino a giugno 2019, perché nel caso il contratto sia più lungo, allora sì che l'età avanzata di Ibra potrebbe rendere l'ingaggio un boomerang.

Quanto a Pato, si tratta di un giocatore che è arrivato al Milan tra squilli di tromba, ma solo nei primi anni ha mantenuto le promesse, andando poi sfasciandosi di continuo con il passare degli anni (colpa dello staff rossonero? Difficile dirlo...). Sta di fatto che, ceduto in Brasile nel 2013, Pato si è limitato a fare cabotaggio fra i continenti dell'orbe terraqueo, senza lasciare tracce significative nelle squadre in cui ha giocato. Ora, alla soglia dei 30 anni, gioca in Cina segnando più di 1 rete ogni 2 partite, ma in un contesto tecnico-agonistico non paragonabile alla Serie A e al calcio europeo. Diciamo che può essere una scommessa interessante, molto interessante, ma solo se riesce a risolvere il rapporto contrattuale con la sua squadra, senza richiedere un esborso per il cartellino, perché in tal caso, viste le incertezze sul rendimento, l'operazione potrebbe rivelarsi uno spreco di soldi.

Mettiamola su questo piano: Ibra per 6 mesi e Pato libero da impegni contrattuali sono operazioni da fare senza pensarci, ma se le condizioni di ingaggio dovessero essere altre, bisognerebbe valutarle con attenzione prima di dire sì.