Bentornati al diciasettesimo appuntamento de 'I venti portieri più forti della storia', oggi torniamo in Spagna, dove troviamo una certezza, uno di quei portieri che secondo gli spagnoli e molti altri tifosi di calcio, il portiere più forte della storia del calcio in assoluto: Ricardo Zamora.

Ricardo Zamora Martìnez, nasce il 21 gennaio 1901 a Barcelona. Nella sua infanzia, come da lui raccontato, giocava per le vie di Calle Diputaciòn, piccolo quartiere della città catalana, con una palla fatta di tracci, tanta fosse la povertà di quei tempi, anche se la sua famiglia era parecchioagiata, visto che oltre il papà, che era un medico, aveva anche un nonno che era stato capitano di una nave della Mac Andrews, mentre la mamma, si pensa fortemente fosse una casalinga di provenienza valenciana, tanto da non trovare nulla a suo conto. Ricardo, come detto rincorreva una palla di stracci con i suoi amici, un giorno mentre giocava, andò ad impattare con la sua caviglia destra contro una pietra, e mentre rincasava si promise di non raccontare nulla alla sua famiglia, questo però tre giorni più tardi lo portò a ritrovarsi la gamba piena di pus, tanto che tra le lacrime davanti al vicino di casa, dottore come il papà, esclamò: "Non voglio più giocare al calcio!". Il padre era felice di sentire tale parole, perchè sognava che il figlio seguisse le sue orme, come medico. La crescita di Zamora non fù per nulla difficile, anzi, fin da bambino si dilettava in più sport; Boxe, Nuoto e Pelota, anche se in testa aveva sempre il calcio, senza dire nulla alla famiglia. Così all'età di 11 anni, un amico del padre, dopo aver scoperto che il ragazzo voleva giocare al pallone, lo portò a fare un provino al Canigò, squadra scolastica, dove venne messo subito in porta, e si vide che il ruolo era adatto a lui. Nella squadra sembrava più grande degli altri, a soli 11 anni era quasi un 1,60, tanto da sembrare un fuori età. Nel 1916, all'età di 14 anni viene proposto all'Espanyol, che si fida di un suo interlocutore, tale José María Tallada, e lo inserisce nel suo organico. Dopo appena una stagione alle spalle del primo portiere, esordisce in una gara di campionato contro il Madrid Fc, presentandosi in campo con; Ginocchiere, cavigliere, parastinchi, il maglione con lo scollo a polo, il cappello grigio di pezza per ripararsi dal sole e dal fango. Un giornalista di Madrid scrisse "Ieri c'era un portiere in campo di nome Zamora, ha giocato come se stesse bevendo un bicchiere d'acqua". Zamora in poco tempo diviene un portiere ambito da danti club spagnoli, soprattutto delle due potenze, Barcelona e Madrid Fc. Nella stagione 1917-1918 conquista il suo primo trofeo in carriera la; Coppa di Catalogna. Resta nell'Espanyol fino al 1920, partecipando anche alla Tournè negli Stati Uniti, dove non subundo una rete per cinque gare di fila, venne messo un premio a chi avesse fatto una rete al portiere, al ritorno per i vari problemi di tempo che bloccarono aerei e treni,, la nazionale spagnola, dovette tornare a bordo di muli, che li portano fino al primo rifugio disponibile, dove un bambino vedendo Zamora gli chiese di firmargli una foto ritratta da un giornale. A fine stagione passa al Barcelona. Nello stesso anno divenne il 'Grande Zamora'.
Nell'estate 1920 partecipa alle Olimpiadi con la Spagna in Belgio, vincendole in finale contro la Danimarca, tanto che a fine gara dopo aver parato di tutto e di più alla nazionale danese, venne sommerso dai suoi compagni di squadra, e addirittura complimentato dai giocatori della squadra avversaria, aveva appena 19 anni e ancora una carriera davanti.
Zamora così si presenta a Barcelona nella stagione 1920-1921, con un vestiario degno di nota: Maglione nero, calzoncini neri con cinta, e basco in testa, questa era la sua divisa in campo. A Barcelona, Zamora, si conferma un portiere di altissimo livello anzi si trasforma in un extraterrestre, tanto che la gente dice "Esistono due portieri, San Pietro in cielo e Zamora sulla Terra", soprannominandolo: Divino. Zamora nei suoi tre anni al Barcelona, vince tre campionati catalani; 1919-1920, 1920-1921, 1921-1922, due coppe di Spagna 1920 e 1922. In poco tempo oltre i tatni elogi, gli viene intitolata una parata; Zamorata. Cosa c'era di speciale in quella parata? Zamora oltre ad usare le mani, utilizzava spesso anche i gomiti, e proprio quelle parate di gomito erano soprannominate 'Zamorata'. Nel 1922 ritorna tra le fila dell'Espanyol, ma Zamora è davvero preso come una persona fuori dal comune, come spesso ha raccontato, ogni persona che lo incontrava poggiava le mani sulle sue spalle e gli chiedeva se era uguale a tutti gli altri,tanto da arrivare tranquillamente a non sorprendersi più a questo tipo di frasi o domande che la gente gli poneva. All'età di all'età di 22 anni è già nella storia del calcio spagnola, cosa da far tremare i polsi a tanti portieri al Mondo. Il ritorno all'Espanyol non fa che continuare a far considerare Zamora un mito, anche se non vincerà nulla per ben 7 anni, arrivando ad alzare due trofei sul finire della sua seconda esperienza in maglia Espanyol; con due Coppe di Spagna 1928 e 1929 e una Coppa di Catalogna 1929. Nel 1930 passa al Real Madrid per 150.000 Pesetas, e al suo arrivo a Madrid dovette affrontare un discorso, dicendo che in quel momento era in un posto dove la gente capiva di calcio, cosa che a Barcelona non presero bene per nulla. Nel Madrid Fc, conquista il primo campionato Centro-Regionale, poi nel 1932 e 1933 conquista altri du campionati, stavolta nella La Liga. Nel Madrid Fc, Zamora conferma la sua grandissima qualità, uscite al limite del normale, addirittura si butta spesso su i piedi degli attaccanti a faccia avanti e gli strappa il pallone appena entrati in area di rigore. Zamora è un idolo incontrastato. Vince il Trofeo Mancomunados nel 1931, 1932 e 1933, poi viene convocato in nazionale per giocare al Mondiale 1934 in Italia, perdendo contro l'Italia ai quarti di finale, dopo un 1-1 dell'andata, per 1-0 nel ritorno. Con la squadra di Madrid Fc alza altre due competizioni del Trofeo Mancomunados 1934 e 1935. Nel 1936 la sfortuna vuole che  dovette giocare una partita la final di Coppa di Spagna a Barcelona, dove oltre ad essere contestato dall'inizio alla fine della gara, venne colpito anche da una bottiglia partita dagli spalti, cosa che però non compromise la vittoria del Madrid Fc, anche grazie ad una sua grandissima parata sul giocatore del Barcelona Escòla, che lo portò alla gloria per l'ultima volta in maglia Madrid. La cosa che portò scompiglio fu quando alcuni giornali scrissero che Zamora era stato assassinato e buttato in una fossa di Madrìd, mentre in altro caso addirittura ucciso per questioni politiche, cosa che poi lo stesso Zamora facendosi vedere in pubblico eliminò dalla testa della gente. Zamora alla fine venne arrestato perché, come si dice, si era proclamato uomo di sinistra, cosa che poi non aveva mai detto, anzi si era sempre distinto in campo non parlando mai di politica. Nel 1936 riuscì a scappare dal carcere di Modelo, dove giocava con la squadra dei carcerati, ma poco dopo riuscì ad evadere e scappare in Francia, dove entra tra le fila del Nizza, restando fino al 1938 anno del suo ritiro dal calcio, all'età di 38 anni, con 145 presenze nei club e 46 in Nazionale.

Dopo il suo ritiro dal calcio, nel 1939 torna in Spagna, come allenatore dell'Atletico Avaciòn, che diventerà anni dopo l'Atletico Madrid, vincendo due scudetti 1939-1940 e 1940-1941, oltre ad una Coppa Eva Duarte nel 1940. Nella sua carriera di allenatore allenò anche; Celta Vigo, Espanyol e Malaga, divenendo nel 1952 anche commissario tecnico della Spagna.
Muore nel 1978 nella sua Barcelona colpa di una epatite.