Bentornati al diciannovesimo appuntamento de 'I venti portieri più forti della storia'. Oggi torniamo in Italia, dove troviamo uno dei portieri che in due squadre ha fatto prima la storia dell'una, con uno storico scudetto, e poi la storia dell'altra dove ha vinto anche a livello europeo: Giuliano Sarti.

Giuliano Sarti nasce il 2 ottobre 1933 a Castello d'Argile, a pochi passi da Bologna. Figlio di un fruttivendolo, il piccolo Giuliano girovaga fin dalla tenera età a bordo della sua bicicletta, dove faceva la consegna di carciofi e limoni per tutta l'Emilia, non era un grande appassionato di calcio, anzi, ma si divertiva a giocarlo quando non aveva l'impegno di consegna. Il suo fisico, si diceva, non fosse adatto per il calcio; troppo gracile. Sarti cresceva, e anche la sua passione per il calcio, tanto che un giorno con altri 7 amici si presentò al provino per entrare nelle fila del Bologna, dove venne scartato soltanto lui. Continuò a girare l'Emilia e lavorare con il papà.
Una domenica delle tante, va a vedere una partita di calcio, così il caso volle che un portiere si fosse infortunato, tanto da portare un dirigente di quella squadra a chiedere se qualcuno si sentisse di giocare in porta per la squadra, Giuliano non tentennò più di tanto e scese dalla tribunetta e si diresse negli spogliatoi. Basta una settimana e vine tesserato per una squadra di seconda categoria, il San Matteo della Decima, era il 1949 e Sarti aveva appena 16 anni. Per la stagione 1949-1950 si disimpegna come portiere, sembra che il ruolo calzasse a pennello. Sarti era un portiere 'freddo', concentrato dal momento in cui girava le spalle alla sua porta, niente e nessuno riusciva a distrarlo, nemmeno uno mosca di passaggio.
Nel 1950, passa alla Centese, squadra di Prima Categoria Emilia-Romagna, dove resta per ben due anni, continuando ad affinare le proprie doti, la squadra però, da poco risorta dopo un fallimento nel 1949, si piazza prima quarta e poi nona nelle due stagioni di Sarti. Nel 1952 passa alla Bondenese, dove dopo una promozione sfiorata al primo anno, conquista la promozione in IV serie nella stagione 1953-1954. Sarti sembra un portiere super affidabile, e come un fulmine a ciel sereno, in casa Bondenese arriva una telefonata che gli cambierà la vita... Sarti è pronto a partire per la nuova stagione in IV serie, quando viene chiamato dalla sua società che aveva ricevuto la chiamata per far trasferire il portiere alla Fiorentina. Così nella stagione 1954-1955 Giuliano Sarti è un nuovo portiere della Fiorentina, esordendo il 24 aprile 1955 nella gara di campionato contro il Napoli. Il passaggio dalla Categoria alla Serie A non sembra turbare il portiere, come detto era 'freddo' e non si vedeva mai sul suo viso uno scorcio d'emozione. Prende la titolarità definitiva nella stagione 1955-1956, al posto di Leonardo Costagliola, conquistando a fine campionato il primo storico scudetto con la maglia dei gigliati, che perde soltanto l'ultima gara di campionato contro il Genoa. La Fiorentina così partecipò all'appena istituita Coppa Dei Campioni, dove arrivò fino alla finale persa contro il Real Madrid, dove Sarti fù il migliore in campo, anche se aveva subito la sconfitta, tanto da essere elogiato, nientemeno che dal grande Alfredo Di Stefano.

Sarti era un portiere che odiava indossare i guanti, parava a mani nude, e indossava i guanti solo quando pioveva. Sarti spiegava spesso a compagni di squadra e amici, che di calcio non ne sapeva nulla, che lo stare in porta lo annoiava, ma che aveva inventato un modo per passare il tempo, cioè seguiva ogni movimento degli avversari con un fare giometrico, che riusciva a fargli capire come e quando la palla sarebbe arrivata verso la sua porta, la storia alla fine aveva un filo logico, e i successivi 4 campionati, la Fiorentina si piazzò al secondo posto. Sarti resta altri 4 anni in maglia viola, conquistando; 1 Coppa Grasshoppers 1957 (unica edizione), 1 Coppa Italia 1960-1961, 1 Coppa delle Coppe 1960-1961 contro i Rangers (Scozia), in questa circostanza gli fù preferito il secondo portiere, tale Enrico Albertosi, che iniziva la sua carriera ad alti livelli. Nel frattempo il 29 novembre 1959 vinene convocato per la sua prima volta in Nazionale in una amichevole contro l'Ungheria. Sarti alla soglia dei trent'anni passa all'Inter 1962-1963, lo volle Helenio Herrera, che lo soprannominò fin da subito 'el hombre de la revolución', giudicandolo 'bravo o matto' perchè riusciva a parare anche le palle più difficili con una semplicità disarmante. Nella sua prima stagione in maglia nerazzurra, 1963-1964, perse lo scudetto allo spareggio contro il Bologna, mentre alzò la sua prima Coppa Dei Campioni, battendo in finale il Real Madrid, in una sorta di rivincita personale dopo averla persa con la Fiorentina, proprio contro lo stesso Di Stefano, per 3-1, alzando anche la Coppa Intercontinentale battendo allo spareggio gli argentini dell'Independiente.
La stagione seguente, 1964-1965, vince il primo scudetto in maglia nerazzurra, conquistano anche la seconda Coppa Campioni di fila, stavolta battendo il Benfica di Eusebio per 1-0, conquista anche la seconda Coppa Intercontinentale, battendo ancora una volta l'Independiente, stavolta nel doppio confronto. La Nazionale non punta su di lui, lo convoca come secondo o come terzo portiere, e in 10 anni conta soltanto 8 presenze. Resta nell'Inter fino al 1968, quando all'età di 35 anni, si trasferisce alla Juventus dove fa la riserva a Roberto Anzolin, con sole 10 presenze. A fine stagione decide di tornare nelle serie minori, va alla Unione Valdinievole, squadra toscana, che giocava nella Serie D. Al termine della stagione si ritira dal calcio.

Dopo il ritiro, tenta la carriera di allenatore, alla Lucchese 1969-1970 in Serie C, subentrando a stagione in corso, ma dura solo pochi mesi, per lasciare di nuovo il posto all'allenatore Giuliano Tagliasacchi che porterà la squadra ad un sesto posto finale in quel girone. Nel 2006 sale alla cronaca per la morte del suo quarto figlio Riccardo, colpito da infarto a 46 anni.
Il 5 giugno 2017 si spegne dopo un infarto all'età di 83 anni.