Siamo la generazione di Novantesimo minuto di Paolo Valenti.

Sì, siamo quelli dello “speriamo che domenica pomeriggio facciano vedere la sintesi della partita della Juve”.
Siamo la generazione che Platini era meglio di Maradona: non era vero, ma a quel tempo noi ci credevamo.
Siamo la generazione di Tonino Carino, che non era un vezzeggiativo, ma il vero nome dell'inviato per Novantesimo minuto da Ascoli.
La generazione del presidente del Pisa Romeo Anconetani, quello che versava sul campo di calcio pacchi interi di sale grosso a mo’ di rito propiziatorio.
Siamo la generazione di Luigi Necco e dei “suoi” scugnizzi, che lo circondavano festanti e salutanti a prescindere dal risultato del Napoli.
Siamo la generazione di quelli che una partita della Juve in TV la vedevano solo quando c'erano le serate di coppe.
Siamo quelli che la domenica pomeriggio con una mano la radiolina e nell'altra la schedina.
Quelli che quando è stato inventato il Televideo, ogni tanto qualche gita con la famiglia la facevamo, perché tanto c'era il televideo a dirci cosa era successo, i risultati, le classifiche e tutto il resto.
Siamo quelli che la sera della domenica non si vedeva l'ora che finisse il programma che c'era in prima serata, per potersi vedere in santa pace la Domenica sportiva.
Sempre noi quelli che quando è arrivato Pressing con Raimondo Vianello era un continuo vai e vieni col telecomando.
Quelli che quando c'era Gianni Brera, che, con le sue arti affabulatorie e la sua prosa, tracciava con pennellate rapide e precise gli eventi della giornata, lo ascoltavamo come fosse il padreterno.
Sempre noi quelli che, qualche anno dopo, quando parlava Mughini a Controcampo, eravamo lì a gongolare in estasi per i fendenti che, a destra e a manca, dispensava, di sciabola e di fioretto, con la sua cultura straripante e la sua ironia di juventino autentico.
Ebbene sì! Eravamo noi quelli che ci accontentavamo di sapere che la Juve aveva vinto. Ci bastavano le sintesi di Carlo Nesti su Novantesimo, e le interviste della Domenica Sportiva: una battuta rubata all’Avvocato, mentre guadagnava l’ingresso o l’uscita del Comunale. O quelle al grandissimo Le Roi Michel, per essere contenti e andare a dormire in santa pace, sognando di diventare come loro.

Voi, che quelli come noi li chiamate sprezzantemente i “tifosi del Televideo”.
Voi che non bastano solo le partite della Juve, ma vi vedete anche quelle di tutte le altre squadre, soprattutto di quelle europee, meglio ancora se inglesi.
Voi che avete una cultura calcistica strabordante di statistiche, le più insulse e le più raffinate da interpretare. Voi, che “per carità, fare l'allenatore no, non ne sarei capace", ma che 30 secondi dopo ve ne uscite con affermazioni e critiche da match analyst, che nemmeno Landucci.
Voi che ad ogni partita vomitate odio e disprezzo verso giocatori, società, presidente, e anche verso di noi, che invece siamo abituati a sopportare e ad apprezzare anche una partita vinta con fatica, portata a casa con la maglia sporca di fango e bagnata di sudore.
Voi ci odiate, perché abituati come siamo a accontentarci non capiamo perché ci sia così tanta indignazione, perché tanta rabbia, tanto odio manifestato verso una squadra che voi dichiarate essere quella del cuore.
Siete in grado di sciorinare, per darvi un tono da esperti, liste di decine e decine di nomi di giocatori che vedreste bene alla Juve, e non vi chiedete come sia possibile che le società mandino a loro spese in tutto il mondo osservatori per trovare i nuovi talenti, invece di affidarsi per il prossimo mercato a voi e alle vostre liste di figurine.
Il vostro atteggiamento supponente, arrogante e sprezzante vi qualifica, ma soprattutto qualifica la vita che avete fatto. In un certo senso, forse fa anche capire che tipo di genitori avete avuto. Presumibilmente gente che, invece di insegnarvi che non siete voi al centro del mondo, ve le hanno date vinte tutte, trattandovi come se foste dei geni, quando in realtà eravate dei ragazzini normalissimi, magari ogni tanto persino meritevoli di qualche calcio in culo ben assestato. Voi, e la vostra incredibile velocità dattilografica e linguistica, siete intimamente convinti già solo per questo, di avere 10 marce in più di noi.

E a noi fa comodo lasciarvelo credere. In fondo c'è stato anche insegnato di non insistere, e di non voler cercare per forza di aver ragione. Se, nelle discussioni, c'è una persona che evidentemente tiene più degli altri a far "passare" le proprie convinzioni, è giusto e signorile accontentarla.
È quindi per questo che dovrei unirmi a voi e dire in coro che sì, fa tutto schifo.
Ma noi siamo la generazione di Novantesimo minuto di Paolo Valenti, e così in basso non ci arriveremo mai.